Dedicato da Alain Delon al suo maestro René Clément (che l'aveva diretta in film come DELITTO IN PIENO SOLE e CRISANTEMI PER UN DELITTO), LE BATTANT è un polar non originalissimo ma davvero ben congegnato, nel quale la recitazione intensa di Delon si sposa magnificamente con la sua regia semplice ma efficace. E’ la storia di Jacques Derney (Delon) che, uscito di prigione, viene braccato da chi crede che lui abbia nascosto una grossa refurtiva in diamanti. Un'idea, come si intuisce, già sfruttata mille volte. Così come...Leggi tutto spesso prevedibili sono i continui colpi di scena che movimentano la vicenda. Eppure la perfetta sceneggiatura, scritta dallo stesso Delon con Christopher Frank a partire dall'omonimo romanzo di André Caroff, permette al film di risultare interessante in ogni sua parte, senza cedimenti. E la messa in scena scarna, i dialoghi (di Frank) non particolarmente eccellenti non sviliscono comunque il bel lavoro registico, quasi senza sbavature. Disponendo poi di un cast di tutto rispetto (François Périer, Pierre Mondy, Andréa Ferréol e la dolcissima Anna Parillaud pre-NIKITA, che si spoglia ripetutamente per intero), Delon si è assicurato che la vicenda apparisse credibile in ogni particolare, caricando il film della necessaria drammaticità. Un “noir” francese in piena regola, quindi, ambientato a Parigi e con un commissario di polizia debitore, nel look, al tenente Colombo (somiglianza rilevata poi dallo stesso Delon, che non mancherà di fare altri riferimenti al cinema di genere). Attenzione ai nomi, perché l'intreccio è complesso e seguirlo non è semplice.
Ottimo poliziesco con grande azione e colpi di scena notevoli e una soundtrack impossibile da dimenticare, di quelle che ti restan dentro per molto tempo (almeno questo è quello che è capitato a me). Suspence ad altissimi livelli, attori ispirati ed una stroria coinvolgente; malinconico come il tempo che passa. Delon fa tesoro della prima esperienza come regista e realizza un cult noir. Promosso a pieni voti.
Narrativamente non molto originale: un ex galeotto deve difendersi dai suoi vecchi complici. Bisogna ammettere tuttavia che la seconda regia di Delon (anche sceneggiatore nonchè ovviamente principale interprete), è un noir di tutto rispetto nel quale il regista riesce a creare un "clima" ideale per il genere e a mantenere alta la tensione. Girato molto bene, si avvale di un cast di tutto rispetto e di una bella colonna sonora.
La miglior regia di Delon (naturalmente convincente anche come attore protagonista) al servizio di un noir dalla trama tutt'altro che originale (ex detenuto atteso al varco da chi vorrebbe impossessarsi di un ricco bottino), ma congegnata e raccontata egregiamente. Ottime anche le prove del vecchio volpone Périer e di Mondy, non ancora Cordier ma già commissario; la Parillaud entra in scena tardi e per farsi perdonare si spoglia di continuo. Finale che non esprime il pessimismo tipico del genere, ma una certa vena malinconica affiora comunque.
Robusto noir dalla trama semplice ma ben strutturata, con un bel senso della tensione che tiene incollati per tutta la durata. Ci sono colpi di scena discreti, qualche piccola concessione all'umorismo e personaggi descritti molto bene. Delon in regia se la cava egregiamente ma ovviamente come protagonista non si batte, attorniato da un bel cast (su tutti il futuro commissario Cordier). Ottima la colonna sonora.
Seguendo una trama più che abusata nel genere, si sviluppa un gran bel noir con la giusta tensione, atmosfera e ritmo da polar e un'azzeccata e inquietante colonna sonora; da guardare con attenzione a causa dei diversi nomi da tenere a mente. L'unico difetto è l'eccessivo spazio dato alle parentesi amorose del protagonista. Ottimo Delon sia davanti che dietro la mdp, perfetto Mondy (che sembra un clone del tenente Colombo).
Delon non corre rischi e si affida alla formula ipercollaudata del noir-polar. Tutti noi ci aspettiamo certe scene, alcune mosse, gli sviluppi inevitabili; ma se sono Delon e un gruppo di bei comprimari a percorrere strade già battute la voglia di vedere è nuova ogni volta. Bandire l'originalità in tal caso equivale a produrre una linearità filmica di sicura presa e tensione. In parte Delon, spietato e sfrontato; simpatico Mondy, già in odore del futuro Cordier.
Un Alain Delon ispirato è protagonista e regista di questo noir più che discreto, forse con un ritmo troppo altalenante ma riuscito. Ci sono diversi momenti di tensione che vanno ad alternarsi ad altrettanti di dialoghi puri, ove Delon la fa assolutamente da padrone. Vista la trama era lecito aspettarsi qualcosa di più dall'ultima parte. Nel cast figura anche il futuro commissario Cordier Pierre Mondy. Quasi buono.
Seconda regìa di Delon, nel solco del polar più classico. La vicenda dell'ex-galeotto con bottino nascosto da recuperare presenta curiose analogie con Milano calibro 9 (perfino con tappe simili: il prologo, gli incontri col commissario, la relazione amorosa ripresa dopo anni di galera). Peccato che dopo una prima parte promettente scada di tono dall'entrata della Parillaud in poi: la citazione da Frank Costello asseconda il desiderio del fan, ma se Costello era una creatura ineffabile qui Delon chiacchiera fin troppo, carico di un sarcasmo a volte fuori luogo. Ben girato, non di più.
MEMORABILE: L'uscita dal carcere coi vestiti di dieci anni prima; La citazione da Frank Costello con la gabbia del canarino stavolta vuota.
Forte dei suoi trascorsi d'attore come poliziotto o delinquente, Delon si cuce addosso un buon film perfettamente a sua misura. Grande come sempre l'ambiguo Perrier, ottimo Pierre Mouchy in un ruolo che poi avrà anche in seguito. Secondari, da protocollo, i personaggi femminili, tra i quali spicca la bella ed enigmatica Marie-Christine Descouard. Dedicato a René Clement.
MEMORABILE: Le Gauolises che si spengono; "È morta, gatto, mi dispiace".
Rapinatore esce di galera e cerca di recuperare i diamanti rubati in passato. Delon si dirige in un classico polar fatto apposta per lui; peccato che arrivi lungo e negli anni Ottanta perda di fascino. Come lupo solitario dimostra l’innata presenza e non perde l’occasione per rimarcare il suo lato da tombeur de femmes (con la Ferréol fa quasi sorridere, però). Gli snodi hanno anche una certa puntualità e nell’ultima parte appare un velo ironico che fa scivolare il film nel puro intrattenimento. Più che discreto il tema musicale.
MEMORABILE: La Parillaud spogliata sulla porta; I sassolini in aeroporto.
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