Cortometraggio riportante un blowjob fatto ad un uomo il cui viso inquadrato da Wharhol riflette tutto il suo piacere del momento. Fa parte di un certo "cinema sperimentale" del regista al cui soggetto lo stesso è stato sicuramente interessato. Il bianco e nero sembra sbiadito, ma il godimento traspare lo stesso.
L'ho visto a Praga durante la mostra "Warhol Motion Pictures", insieme ad altri corti contraddistinti dalla fissità della cinepresa sul soggetto. Fra Empire (macchina piazzata per ore davanti al celebre State Building), Sleep (uomo che dorme) e Kiss (un bacio interrazziale), questo "Blowjob" era il più curioso perché si basava su una doppia provocazione: quella filmica e quella erotica. È un corto seminale unicamente per il fatto che sia stato pensato e girato. Non aspettatevi sorprese però: è sostanzialmente solo la faccia di un tizio che gode.
Una lunga fellatio che si conclude con orgasmo e sigaretta: ma ad essere inquadrato è solo il volto di chi riceve l'impegnativa prestazione. All'idea che caratterizza i suoi film sperimentali, cioè la camera fissa che riprende un'ordinaria tranche de vie, Warhol aggiunge qui un geniale gioco con lo spettatore. Il quale inevitabilmente si immagina ciò che il titolo suggerisce, ma senza alcuna garanzia né sull'identità del deuteragonista né sulla veridicità stessa dell'azione dichiarata. Un film sottilissimo, perfino con un'originale vis erotica.
A Warhol piace filmare le persone nella loro quotidianità e anche il sesso fa parte di queste attività. Qui un improvvisato Bookwalter viene catapultato davanti alla cinepresa per ricevere sesso orale da una testa non ben identificata. Ciò che importa è la mezz'ora che ritrae le variopinte espressioni del protagonista. Al solito, un corto privo di audio che vuole provocare. Uno dei punti forti delle sperimentazioni "warholiane" è l'assoluta naturalezza, grazie all'assenza di copioni e alla presenza di comparse dell'ultimo momento. Premio l'audacia!
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Vedo che nella schedina è impropriamente riportato il nome di Willard Maas, cioè colui che - pare - operò per il godimento (diciamo così) del protagonista. Ora, a parte il fatto che si tratterebbe di persona non accreditata (e neanche certa), Maas non compare mai durante il film, non è neanche una controfigura: è semplicemente qualcuno che, fuori scena, crea le condizioni per la "recitazione" dell'attore. Né più né meno di un macchinista che regge un pezzo di scenografia alle spalle dell'attore o di un curatore degli effetti speciali fuori campo... Quindi propongo di togliere Maas.
DiscussioneZender • 19/09/10 16:55 Capo scrivano - 48959 interventi