Tutti gli episodi di Derrick commentati! - Stagione 20

26 Ottobre 2009

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1993 (STAGIONE 20):


219. UNO STRANO AFFETTO (Ein sehr trauriger Vorgang )
Allegra festa d'iniziazione in Bavaria: un gruppo di amiconi accompagna in un bordello il meno sveglio di loro, che per quanto stordito capisce di aver fatto 13. Ha insomma rotto il ghiaccio, anche se a pagamento. Tutti festeggiano per un bel po' e chiamano un'amica del giovane per dargli il notizione. Lei, che evidentemente non ha visto Porky's e pensa che non sia affatto quello il modo migliore per risolvere i problemi "sessuali", non si diverte affatto, e ancor meno di lei si diverte una professoressa che insegna a tutti loro e che oltretutto ospita a casa sua il giovane problematico. Fatto sta che il maggior responsabile della bravata viene ammazzato a colpi di pistola sull'uscio di casa. Derrick capisce subito che il colpevole va cercato lì alla scuola e fa il solito inutile interrogatorio in aula, ma nel frattempo conosce meglio l'amica e la professoressa, con la quale s'imbarca in tediosissime considerazioni sull'amore (che va da zero a infinito...). Considerato che gli amici stavan tutti con la vittima, quella sera, non c'è molto da cercare. E difatti Derrick non cerca, aspetta che il responsabile confessi e pretende addirittura che sia quest'ultimo ad andare in distretto! La frase finale ("Hanno ucciso l'amore") la dice tutta sullo squallore che pervade l'intera puntata, poverissima a livello investigativo e ben poco credibile dal punto di vista di occasione e movente... (Zender)

*** Un ottimo episodio, assai triste e pessimista, che può contare sulla bella e tragica interpretazione di Christiane Hörbiger nel ruolo della maestra del protagonista. Un episodio in cui se è vero che la parte investigativa è più debole, quella psicologica compensa, facendo appassionare lo spettatore alle vicende del personaggio protagonista fino al tragico epilogo. Sottovalutato. (Ciavazzaro)

** Difficile soprassedere all'equivoco di fondo che rende l'intera storia assai poco credibile, ovvero il fatto che un'attempata seppur piacente professoressa di liceo ospiti tranquillamente in casa sua uno dei suoi alunni. Non esiste, nemmeno nella Monaco di Derrick. Ciò detto, lo studente di cui sopra è un povero mentecatto, semi-muto e con l'aria completamente spaesata, il quale tuttavia può contare su un gruppo di amici che, compassionevolmente, una sera decidono di portarlo a svezzarsi in un bordello. Sarà un colpo durissimo per la petulante tardona, e peggio ancora andrà ad uno degli amici, che ci lascia le penne. Dell'indagine che ne seguirà c'è poco o nulla da dire. La confessione finale si sente arrivare fin quasi dall'inizio... (Eresiarca)


220. L'UOMO SOTTO LA PIOGGIA
(Mann im Regen)
*! Fratelli porcelli: una giovane di dubbi costumi viene uccisa nella casa dove si divideva tra i due figli di un uomo che parrebbe integerrimo. Le indagini portano alla consocenza del fratello di lei (legatissimo alla sorella), ritrovato sotto la pioggia ed ennesimo caso di vegetale derrickiano: risponde a fatica, guarda per aria, rallenta drasticamente i ritmi, dà il via a flashback imbarazzanti in cui con la sorella sorride mentre lei muove i capelli al ralenti come nella pubblicità d'uno shampoo. Chiaramente i colpevoli sembrano i due fratellini equivoci, ma il padre giura e spergiura che la notte dell'omicidio i due erano a casa sua, non nella villa del delitto. Derrick non sa bene dove sbattere la testa e perdipiù si decide ad aiutare il vegetale portandoselo nel suo appartamento (dove questi gli preparerà dei pranzetti niente male). L'idea di base dell'episodio non era forse malaccio, ma la sceneggiatura delude ampiamente e ci conduce a un finale tirato via che non può che lasciare l'amaro in bocca. Recitato svogliatamente (tranne dal vecchio padre, assai risoluto, avrebbe meritato un ruolo da protagonista), non lascia proprio il segno. Se non altro comunque possiamo dare uno sguardo a casa Derrick... (Zender) 

*! Il tale sotto la pioggia che compare già nel titolo è il fratello tardo della vittima di turno, una bionda sbarazzina che viveva in casa di due loschi fratelli, fungendo al contempo da governante e amante a entrambi. La trama non decolla mai veramente, complici anche le lentissime sequenze che vedono protagonista il fratello tardo e un'indagine che procede in modo stanco e senza sussulti. Si cerca la confessione, come spesso accade nella serie, e anche questa volta la si troverà. Il "colpo di scena" finale, tirato via, non salva un episodio certamente non memorabile. Merita di essere menzionata, quantomeno, la casa di Derrick e in particolare la cucina: fa sempre effetto entrare un po' nell'intimità dell'ispettore capo. (Eresiarca) 

 
 221. VALZER LENTO 
(Langsamer Walzer)
** Se al posto del supposto colpevole avessero messo una fotografia dell'attore che per tutto il tempo porta in volto la medesima espressione, poco sarebbe cambiato: abbiamo infatti a che fare col solito amorfo derrickiano semimuto che si strugge per non far capire allo spettatore se il colpevole è lui o non è lui. E' il proprietario di una tintoria la cui commessa è stata ammazzata di notte nel parco. Vicino a lei un walkman con un unico pezzo in cassetta: un valzer lento, che risentiremo un bel po' di volte nel corso della puntata. Testimone dell'omicidio un bel cagnone di proprietà di due corniciai che lavorano di fronte alla tintoria che vanno subito ad aggiungersi alla lista dei sospetti. Aggiungiamoci anche la moglie del tintore, cioè una vegliarda impigrita a letto che il marito evidentemente non sopporta, e il quadro è (quasi) completo. La giovane collega della commessa, evidentemente poco fiduciosa nelle indagini dell'ispettore, cerca di fare da sè col cane modello Rex... Episodio lentissimo che nel finale quasi collassa in una ripresa in ospedale degna di Tarkovsky (senza averne la classe, ben s'intende). Trappole per lo spettatore sprovveduto sparse a piene mani, ma l'episodio non funziona proprio. La colonna sonora clona spudoratamente "Set the controls for the heart of the sun" dei Pink Floyd... (Zender)

*** Un altro serial-killer per il nostro caro ispettore, che deve indagare sui delitti di un pazzo in un parco. L'inquietante tema musicale che dà il titolo all'episodio, molla scatenante dell'omicida, regna per tutta la durata. Ottime anche le scene notturne nel parco che, assieme a un buon cast, rendono l'episodio meritevole della visione. (Ciavazzaro)

*** La musica ha un ruolo significativo in questa puntata curiosa e complessivamente riuscita: un motivo inquietante scandisce i momenti di maggiore tensione, nel tetro parco in cui avvengono le scene notturne particolarmente efficaci e dove si consuma il delitto; un valzer lento consentirà ai nostri di acciuffare il colpevole. Ben tratteggiati i personaggi: il titolare della lavanderia, infelice e un po' perverso; la moglie intelligente e insolente; i fratelli corniciai, dai modi poco limpidi; la bella amica della giovane vittima, sensibile e ostinata. Pregevole. (Kozincev)

*** Un protagonista - sospettato dell'omicidio della sua commessa avvenuto di notte in un parco - che è poco o nulla protagonista, e una serie di comprimari i quali, invece, offrono convincenti interpretazioni ai loro personaggi. Tanti bravi attori quindi, molti dei quali ricorrenti nella serie, e un cane, inteso non nel senso di un attore mediocre, ma di un quadrupede che farà la sua parte nella storia. Questa, di per sé, non ha molto di originale; anzi, in alcuni tratti diventa persino poco credibile (tutta la parte inerente l'ospedale); tuttavia la cattiveria dell'uno, l'arroganza dell'altro, la dolcezza dell'altra ancora accompagnano gradevolmemte lo spettatore ad un finale relativamente prevedibile. (Eresiarca) 

**! Sembra di essere tornati agli albori della serie, i tempi in cui gli omicidi a sfondo sessuale erano una delle strade più battute dalla sceneggiatura. Il copione qui è lo stesso, ma il ritmo è decisamente più blando di quanto dovrebbe. Per il resto l'episodio avrebbe anche qualcosa da dire, come un finale a sorpresa e una buona caratterizzazione dei personaggi, che un impianto meno statico avrebbe valorizzato maggiormente. (Gordon) 


222. UNA VITA BRUCIATA (Geschlossene Wände)
La diva esce dalla clinica psichiatrica dopo un tentativo di suicidio e ad attenderla fuori trova i giornalisti squali che la fotografano avvizzita e la sparano in prima pagina, con accanto la foto fiera del suo ex compagno (causa delle sue crisi) che le ha appena ri-sbattuto la porta in faccia. Con un invito pure: chiamate al telefono l'uomo per dirgli cosa ne pensate del suo atteggiamento. i lettori si scatenano e lo ricoprono d'insulti, qualcuno pure lo uccide in garage. E' stato davvero un lettore incazzato? Derrick indagherà sull'omicidio faticando non poco a strappare qualche frase alla povera donna, ridotta a uno straccio catatonico già dalla sua uscita. Il giornalista (per nulla credibile) spara qualche scempiaggine, la nuova compagna della vittima dice poco. Ed infatti l'indagine non procede. Si concluderà da sola in modo penoso, senza che nessuno scopra nulla fino all'evidenza e al tragico epilogo. Episodio scialbissimo, di una noia micidiale, da dimenticare in fretta così come la sua lagnosissima protagonista. (Zender)

Un’ex indossatrice, appena uscita da una clinica psichiatrica, assiste all’assassinio del suo ex compagno. Al momento l’ex modella non dichiara il delitto poiché spera grazie al suo silenzio di poter rientrare nel mondo della moda. Purtroppo, durante le indagini del solerte Derrick, la donna compie l’errore di tornare nell’appartamento dove avvenne il delitto… Altra puntata da far rientrare tra gli episodi da me definiti “sornioni”, e cioè quelle puntate che, malgrado le vicende siano sulla carta stuzzicanti, mancano effettivamente di mordente. In “Una vita bruciata” tutto è abbozzato, e la mancanza di dialoghi brillanti fa il resto… (Markus)

* Puntataccia senza appello. Si parte male fin dalle prime battute infatti, con l'idea improbabile di sbattere in prima pagina il traditore, che sarà fatto fuori, di una star caduta in disgrazia. A completare il quadro surreale, oltre ai dialoghi terribilmente scialbi, è l'intreccio che non riesce in alcun modo a dipanarsi. Non c'è da stupirsi quindi che Derrick e Harry portino avanti le indagini (anche perché c'è ben poco da indagare) senza alcun mordente, fino all'ecatombe finale, cui i nostri rimangono impassibili. Facciamo finta di non aver mai speso un'ora per la visione. (Gordon) 


223. DOPO OTTO LUNGHI ANNI (Nach acht langen Jahren)
**! Incipit al ristorante italiano: mentre si odono le musiche di Gianna Nannini ed Eros Ramazzotti in alternanza (alternanza che proseguirà anche per il resto della puntata, con qualche minuto in più per la Nannini) la proprietaria decide di non pagare più il pizzo alla mafia. Il marito, tale Carlo Scarlini (!), la scongiura di pagare e tacere, ma lei niente, addirittura caccia l'esattore della mafia a calci dal locale. Risultato: le accoppano il povero marito, che era il più conciliante. E per una soluzione così furba la mafia fa arrivare da Roma un presunto geniaccio del crimine che però, mentre segue le operazioni in modo disinteressato, ne approfitta per riprendere contatti con la famiglia abbandonata cinicamente otto anni prima: la moglie giustamente tende a non perdonarlo, i figli sì (ma son ragazzi...). Ed è qui che l'episodio si segnala per la sua particolarità: seguiamo la doppia vita di questo padre sciagurato e mafioso che da una parte fa il fascinoso uomo di mondo coi suoi figli e dall'altra dà ordini per accoppare a destra e a manca. Derrick sa che è venuto dall'Italia per fare qualcosa di losco, ma non riesce a incastrarlo (d'altra parte l'uomo mica si sporca le mani personalmente, ha alibi di ferro). Buona sceneggiatura almeno fino alla conclusione, che come spesso capita è sbrigativa, non risolve nulla e delude gravemente le attese. Peccato, perché comunque la storia era buona. (Zender)

** Riecco gli italiani, mafiosi e proprietari di ristoranti (hanno però dimenticato il suonatore di mandolino e non hanno messo i baffi neri al protagonista). Detto questo, l'episodio non ha particolari guizzi, pur lasciandosi vedere, grazie all'imperturbabile mafioso tornato da Roma con furore (arriva lui e muoiono tutti i proprietari di ristoranti italiani concorrenti) e alla moglie che, al contrario dei due rincofigli, lo disprezza dal profondo del cuore. Derrick non deve fare molto, a parte tampinare il protagonista, che se ne frega, mentre Harry viene ricordato solo per un ammanettamento. Mediocre. P.S. Nel ristorante, dove si ascolta solo musica italiana, si riconosono la Nannini e Ramazzotti. Anche la sigla finale, quasi subito troncata, è in italiano. Segnalo anche un botta e risposta via radio tra poliziotti con questa conclusione: "Bravi, siete in gamba... ma vi è mai capitato di leggere il regolamento?". (Puppigallo)


224. LA CONVIVENTE (Die Lebensgefährtin)
** La giovane convivente torna a casa e trova l'anziano compagno stecchito nel letto. Ci resta male, ma ci resterà ancora peggio quando il medico le dice che non è morto per infarto o cose simili ma perché l'hanno soffocato col cuscino. Dannazione! Chi? Naturalmente alla parola omicidio salta fuori Derrick, che subito va a far la conoscenza con la convivente prima (che non essendoci testamento rischia di rimanere a bocca asciutta e si rifugia dall'amica) e con gli eredi poi (il fratello mezzo scemo e il nipote tassista dall'aria furbetta). Intanto la convivente e l'amica (inseparabili) ritrovano delle pietre preziosene nella cassaforte del morto, il quale a quanto pare aveva investito tutto facendo impazzire gli eredi a cui Derrick nulla dice delle pietre. Episodio che comincia discretamente, mette in scena una situazione piuttosto complessa e lascia più di un dubbio in chi guarda. Poi, col passare dei minuti, la sceneggiatura regge ancora ma la tensione inesorabilmente cala accompagnandoci verso un finale sbrigativo per nulla convincente (e che manco spiega bene le modalità dell'omicidio). Ben tratteggiata nel suo realismo la figura della convivente, mentre gli eredi sono personaggi derrickiani tipici (anche gli attori) meno interessanti. Qualche spiritosaggine dell'ispetttore, Harry fa tappezzeria. (Zender)

**! Muore il solito riccastro che, per la gioia degli esosi parenti, non aveva ancora sposato la bella convivente, la quale ritroverà però le pietre preziose del morto, mentre dei soldi non vi è traccia alcuna. L'inizio pare interessante, ma lo sviluppo della trama si appiattisce sempre di più nei classici personaggi e cliché derrickiani, fino a un finale piuttosto scontato e superficiale. Non deludono comunque le prove dei principali attori e la regia, che rende nel complesso scorrevole un episodio privo di grandi lampi o picchi di tensione. (Gordon)
 

225. DOVE ARRIVA L'AMORE (Die seltsame Sache Liebe)
** Omicidio in apertura sui binari e Derrick subito sul pezzo. Hanno ucciso una bella ragazza, e il suo fidanzato è sconvolto (si tramuta in pochi secondi nel tipico vegetale derrickiano, rallentando ogni dialogo in cui è presente). Lei lavorava in un locale, e come al solito non pare fosse una santarellina. Nel frattempo a dare una mano all'ispettore s'impone un suo collega allontanato dalla polizia perché alcolizzato. Derrick lo schifa, ma poi ne ha pietà e gli dice d'accordo, aiutaci. D'altra parte il fidanzato affranto pare proprio nella stessa situazione del poveruomo, lasciato dalla moglie. Il fatto è che aiuti l'alcolizzato non ne dà, e anzi contribuisce a far confusione. Così l'ispettore si aggancia al fido Harry e comincia a far luce sul caso, a fatica. Nonostante tutto una storia c'è e l'episodio procede con un certo vago interesse, per quanto non sia il massimo. Il finale lascerebbe molti dubbi a un investigatore serio, ma pare che il nostro si beva tutto e non si periti a verificare se davvero certe confessioni corrispondano a verità. Se non altro nell'ultima parte salta fuori una tetta a sorpresa... (Zender)

** Il copione è quello già visto più volte: ritrovano un cadavere di donna in un postaccio e subito si indagano i trascorsi della vittima. A corredo di queste indagini, compaiono sulla scena una serie di inetti sveviani (il fidanzato, l'ex poliziotto,...) che però non contribuiscono a fare chiarezza sulla vicenda, la quale scivola via senza incidere. Il finale a sorpresa è in linea con l'opacità complessiva, alleviata in parte dal buon piglio mostrato da Derrick e Harry. (Gordon) 


226. SONATA DI MORTE (Melodie des Todes)
** Un  gentleman arriva in un albergo e chiede subito al portiere un paio di mignotte. Questi gli fornisce il suo album personale e, dopo averne scelta una, il gentleman ci passa una strana serata senza nemmeno arrivare al dunque. Il giorno dopo la "hostess" e l'amica trovano un vecchiaccio che si comporta in ben altro modo ma l'episodio nulla c'entra con la puntata e rimanda solo l'arrivo di Derrick, che ben poco si vedrà nel corso della stessa (non parliamo di Harry, che proprio non incide). Le indagini cominceranno dal castello dove vive il gentleman con la famiglia, dal cui piano di sopra provengono incessantemente le sonate al pianoforte di un fratello malato che nessuno vede. Verrà anche da lì la chiave per trovare una soluzione scarsamente credibile ma che tira in ballo persino l'Aids! Nonostante tutto la puntata non è così inguardabile, anche se ci vuole un bel pezzo prima di capire dove voglia andare a parare e il finale non sia esattamente travolgente... Un po' troppo compassata la famiglia del castello e insistite le sonate del fratello "fantasma" (che Derrick definisce "formidabili"), ma c'è una certa qual atmosfera di mistero non disprezzabile che aleggia. Niente di memorabile, ad ogni modo. (Zender)

** Episodio decisamente diesel e peraltro dal motore assai ingolfato. Tralasciando infatti una lunga scena riguardante un fantomatico imprenditore edile, per nulla funzionale alla trama, si fatica per una buona mezz'ora a capire dove andrà a parare la puntata. Derrick, già piuttosto mesto e "coadiuvato" da un impalpabile Harry, deve operare nella tombale villa dei sospetti, il che non aumenta la frizzantezza. Non male il finale, perlomeno. (Gordon) 


227. LA POLTRONA ACCANTO (Nachtvorstellung)
Un uomo viene ucciso, durante un film, nel cinema dove lavora come cassiere. Gli sparano dalla poltrona accanto (o almeno così conclude Derrick in una delle tante ipotesi buttate là senza un vero perché nel corso della puntata), e tre ragazzotti presenti in sala sembrano saperne più degli altri. Difatti Derrick li prende subito di mira e li seguirà in classe, dove scoprirà che una loro compagna è ricoverata per droga (eroina). Uno dei tanti episodi sul tema, costruito secondo idee ampiamente riciclate nella serie (persino quella del cerino più corto s'era vista in "Il sesto fiammifero"). Interpretato da tutti (ispettori compresi) senza alcuna verve, si trascina faticosamente tra personaggi improbabili, interrogatori blandi, soluzioni poco credibili e una sconfortante mancanza di indizi. Flashback e confessione nel finale giusto per ricostruire una vicenda che se aspettavamo Derrick non avremmo capito mai. Da dimenticare. (Zender)

**! Episodio con pregi e difetti, non tra i migliori della serie ma neppure disprezzabile. Diversamente dal solito, ci sono pochi personaggi interessanti: i tre studenti e l'ex spacciatore redento dall'amore sono piuttosto incolori; meglio il fratello del morto, cinico e disilluso, e il professore dallo sguardo spiritato. Il finale risulta un po' ingarbugliato oltre che improbabile. La presenza di Derrick, con un atteggiamento oscillante tra ironia e severità, è invece convincente: la sua sfuriata finale contro i tre studenti è la cosa migliore dell'intero episodio. Benché non entusiasmante, merita la visione. (Kozincev) 

 
228. DUE GIORNI, DUE NOTTI
(Zwei Tage, zwei Nächte)
**! Un padre di famiglia, stimato per la sua clamorosa intelligenza, si presenta facendo subito un'immane idiozia: va nella casa del figlio in assenza di lui, scopre con orrore che è uno spacciatore e butta nel cesso pacchi e pacchi di eroina. Il figlio torna, gli annuncia di aver gettato via centomila marchi di droga e gli chiede di ridarglieli. Il padre dice no, tu andrai dagli spacciatori e gli dirai che con loro hai chiuso e che in cambio della partita non resa non li denuncerai alla polizia. Risultato della genialata: figlio accoppato e conseguente suicidio del padre. Resta la figlia, che giustamente aiuta nelle indagini Derrick e qualche matassa la sbroglierà, facendosi aiutare dall'immancabile tossica burbera. L'episodio sarebbe anche condotto con una certa passione. Passata la prima parte con le follie assortite di un babbo che non si capisce bene chi potrebbe considerare intelligente visti i suggerimenti imbecilli che mette in fila e che quindi risulta piuttosto divertente, l'episodio ancora tiene. Almeno fino all'ultima parte, che non sapendo bene come chiudere butta lì un rendez-vous con gli spacciatori e un complice costretto a restare in contatto con Derrick tramite un walkie talkie più grande di lui (molto astuto, era più facile nascondere una cabina telefonica, sotto la giacca). Epilogo con tutti che sorridono e il solito Frank Duval che spara la sua (bella) "At the end of every street". (Zender)

*** Per l'ennesima volta la serie ci insegna come i fessi facciano sempre la "meritata" brutta fine, che qui tocca al figlio inetto e all'integerrimo, quanto ingenuo, padre. Per fortuna c'è la figlia, unica superstite, che mangerà presto la foglia e indirizzerà Derrick e Harry sulla strada giusta. L'episodio viene condotto con un certo piglio, pur con elementi che suscitano perplessità e una totale mancanza di focalizzazione sui colpevoli, e sono introdotti alcuni personaggi interessanti, come quello della tossicodipendente. Simpatiche anche le musiche, pienamente anni '90. (Gordon)


229. LA NOTTE CON ARIANE (Die Nacht mit Ariane)
*! Forse qualcuno già sognava un Derrick erotico finalmente a letto con Ariane, ma l'Ariane in questione non ha niente a che vedere con l'Ariane con cui il nostro ha flirtato bonariamente in qualche episodio. Questa Ariane è una ex-prostituta e fa fuori il poco di buono con cui viveva che si era dichiarato stanco di lei perché vecchia (vecchia sì, ma con un corpo mica da ridere, che esibisce in docce degne di Vitali & C., tette e culo in evidenza). Il fratello della vittima e un amico vogliono accopparla a loro volta, ma lei sfugge montando in auto con un ragazzetto un po' tonto, da cui si rifugerà (concedendosi, of course). Derrick indagherà (si fa per dire) sulla scomparsa della donna, giustamente accusata di omicidio, e quindi a cercarla sono in tanti. Un po' di azione a basso voltaggio (l'età è quello che è), qualche nudo inatteso... Pare un B-movie americano, è una puntata tra le meno esaltanti del povero ispettore. Il ritmo non è dei peggiori, ma certo la sceneggiatura è scadente e l'entrata in scena di Derrick avviene dopo oltre 20 minuti. Assenteismo dei nostri anche in seguito... (Zender)


230. LA LUNA VOLA LONTANO (Ein Objekt der Begierde)
*! La vittima è una ragazzetta pimpante e ingenua, che va a studiare inglese in un palazzo i cui inquilini maschi paiono tutti attratti dalla sua accondiscendenza (regala sorrisi a chiunque dimostrando ampia disponibilità, invita a ballare con lei nel cortile...). Quando viene trovata morta i sospetti cadono sui vari arrapati condominiali (e ce n'è un bel po'). Derrick e Harry condurrano l'inchiesta in loco mentre viene approfondita la personalità di alcuni: chi vive con la moglie malata e carognetta, chi passa da una bottiglia all'altra ricordando i trascorsi d'attore (il titolo è una citazione teatrale), chi s'era occupato di fotografare la giovane, chi infine le impartiva lezioni d'inglese raccomandandole di scendere le scale senza dare troppe confidenze ai condòmini maialoni. Whodunit classico, condotto con poco ritmo e zero idee, confidando nella formula derrickiana tipica con confessione liberatutti (altrimenti col cavolo che il colpevole saltava fuori). Derrick e Harry, qui inseparabili, si alternano nelle domande ma di certo la cosa non basta per vivacizzare un episodio psicologicamente accettabile ma pessimo per quanto riguarda il resto. (Zender) 

** Per una buona volta sembra di assistere a un vero giallo, cosa a cui Derrick e Harry ci avevano disabituato. Peccato che non basti confezionare un canonico whodunit, con tanto di unità aristotelica di tempo, luogo e azione, per soddisfare lo spettatore. La puntata è infatti condotta in modo piuttosto scialbo e, salvo l'interesse per l'ambigua fauna che popola la scena del crimine, non c'è nulla di rilevante. Non convincono inoltre alcuni passaggi fumosi e la classica confessione liberatrice, che tra l'altro lascia della zone d'ombra sulle modalità del delitto (non si poteva allungare di 30 secondi il flashback?). (Gordon) 
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