Tutti gli episodi di Derrick commentati! - Stagione 18

26 Ottobre 2009

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1991 (STAGIONE 18):


195. RELAZIONI INTERROTTE (Beziehung abgebrochen)
*! Ennesima storia di mogli e amanti: la libertina di turno è la moglie stagionatella ma ancora piacente di un prof di filosofia con non tutte le rotelle a posto. L'episodio si apre con lei che si struscia tra le coperte col suo amante giovane. Chiama lì il marito, dice due scemenze e butta giù. Quando però l'amante giovincello in mutande è solo, suonano alla porta: apre e lo fanno secco. Chi? Non ci viene detto, ma di sicuro tutti gli indizi portano al marito cornuto. Perché si sa bene come va in Derrick: a parole chi è tradito sa tutto e perdona, poi però di solito spara, per gelosia. Intanto c'è la richiesta di un alibi di comodo a chi non può rifiutare, preso per la gola (moglie e figli a carico, soldi pochi), e l'episodio procede coi faccia a faccia tra il prof e Derrick, che a cena al ristorante filosofeggiano a vanvera (il conto lo paga l'ispettore che evidentemente scarica, viste le volte che offre). La donna continua ad accusare il marito di fronte alla polizia, mostra persino una lista degli amanti che l'uomo s'è fatto per poterci "riflettere sopra" (ahahah). Certo, il finale è piuttosto inatteso, ma la sceneggiatura è scadente e i ritmi molto molto blandi. In poche parole ci si annoia parecchio... (Zender)

** Il solito marito cornuto, dietro a una facciata di ostentata imperturbabilità, regola i conti col resto dell'umanità facendo una strage, per nulla ostacolata da un Derrick intento inizialmente a filosofeggiare coll'omicida. Il copione ricalca quindi quello di innumerevoli altre puntate, con delle piccole variazioni sul tema che altrimenti indurrebbero pure lo spettatore più incallito a desistere. Peccato per una certa floscezza di fondo, che pervade le interpretazioni e la regia, oltre che per alcuni dettagli non approfonditi (il senso dei due colpi,...). Interessante, ma estremamente irrealistico, l'epilogo. (Gordon) 


196. EMILIO CAPRESE E' IN CITTA'
(Caprese in der Stadt)
*! Dopo i primi cinque minuti Derrick si è già preso dell'idiota e del saccente. Colpa sua: va in tv e spara tristi banalità che fanno imbestialire un poveruomo che lo segue da casa e la cui figlioletta (nella realtà è la figlia di Harry, Sophie Wepper!!!) è minacciata da un boss mafioso palermitano (Emilio Caprese, per l'appunto), giunto a Monaco per prendersi la sua nipotina infischiandosene dei genitori che ovviamente non hanno alcuna intenzione di lasciargliela. La famiglia della piccola si rivolge a Derrick, che per tutta risposta gli ammolla Berger in casa a fare da cane da guardia. Ma ovviamente il boss intimorisce tutti, con l'onorata società non si scherza. Ad un certo punto Derrick entra in contatto con la band protetta da Caprese, il cui frontman è... udite udite... Scialpi (che vediamo anche esibirsi in "Brucia, brucia")! E vedere Scialpi in un episodio di Derrick inseguito dalla polizei, sequestratore di bambine, killer... è l'unico vero motivo per sorbirsi una puntata insipida e con uno dei finali certamente più shock e inattesi (ma anche deludenti) di sempre. Perché non c'è giallo, non c'è indagine, giusto un paio di interrogatori al tirapiedi di Caprese, un Derrick che giura vendetta tremenda vendetta e... il crudelissimo Scialpi, per l'appunto! (Zender)


197. DENARO SPORCO (Gefährlicher Weg durch die Nacht)
*! Un giovane cameriere d'un bar soccorre in metropolitana un uomo che scopre essere vittima di uno scontro tra corrieri della droga. Questi ha con sè una valigetta con un milione di marchi che prima di morire lascia al giovane, il quale non lo confessa alla polizia tenendola senza sapere bene che farci. Poi d'improvviso l'illuminazione: chiamerà il boss di cui aveva il numero (datogli dalla vittima) dicendogli la verità, e cioè che la valigetta è in mano sua, ma farà credere a Derrick che è una bugia detta per far uscire allo scoperto il narcotrafficante (il ragazzo ha un conto aperto con la droga, visto che la sorella diciannovenne è morta di eroina). Derrick a questo punto insulta il ragazzo dandogli apertamente dell'idiota incosciente, Harry aggiunge che adesso alla polizia toccherà sorvergliarlo vita natural durante. Ed è quello che i due (più Berger, immancabile quando c'è da fare del lavoro dove non sia richiesta intelligenza) faranno per gran parte della puntata, trascorsa a pedinare nell'ombra il giovane cameriere per vedere chi lo contatta. Episodio poco interessante, con un finale zuccheroso che conferma quanto di giallo qui non ci sia quasi nulla. Sì, c'è da capire quali intenzioni abbia il ragazzo, in combutta con la madre, ma è troppo poco per reggere un'ora, e anche quando scatta l'azione non si migliora granchè. (Zender)

**! Episodio quasi totalmente notturno e, quando ci sono le luci, sono basse ed opache, malinconiche. L'intera vicenda si regge attorno al ragazzo che dapprima assiste all'omicidio di un corriere di droga e poi si ritrova preso tra il richiamo dei "soldi sporchi" del titolo (italiano) e un personale desiderio di giustizia. Nonostante la polizia di Monaco metta a disposizione di Derrick uomini e mezzi, l'indagine stagna e il ragazzo - interpretazione convincente dell'attore Rufus Beck - rimane il vero protagonista dell'intreccio. Finale all'americana, con chiusa etico-morale. (Eresiarca)

*** Bell'inizio notturno, con suspense e mistero, per un episodio che non eccelle ma neppure delude le aspettative. Il giovane cameriere, dall'aria anonima e dal fare intraprendente, provato dai lutti familiari, è il vero protagonista; gli altri personaggi: il corriere ucciso, il capo mellifluo, la madre del ragazzo e la fidanzata, sono un po' in ombra ma tutti ben caratterizzati. Derrick, più ironico del solito, riceve telefonate non solo in ufficio, ma anche nell'abitazione della vittima. L'episodio scorre via fino all'epilogo senza annoiare. (Kozincev)


198. POTENZIALI ASSASSINI (Penthaus)
**! Una giovane viene uccisa nell'ascensore del classico casermone bavarese: gli indiziati (che ci vengono presentati con primi piani sui volti in puro stile Agatha Christie) sono conoscenti o comunque persone che gravitano attorno al protagonista della puntata, uno strano vecchino che teorizza (anche su larga scala, visto che tiene conferenze e scrive libri sul tema) le potenzialità omicide dell'individuo arrivando ad affermare che chiunque è a un passo dal delitto. Lì allo stabile lo conoscono un po' tutti (anche perché ne è il proprietario), e in molti sembrano essere affascinati dalle sue ipotesi; in particolare operai, parrucchieri e giardinieri di quando in quando si lanciano in improbabili filosofeggiamenti sui massimi sistemi minando "leggermente" la credibilità dell'insieme. Ma la puntata tutto sommato procede discretamente, anche se la ricerca dell'assassino sembra dover essere lasciata un po' al caso. Derrick, accompagnato da un Harry che fatica sempre più a contenere la pancia sotto giacche palesemente troppo strette che si ostina a chiudere, sviluppa un certo odio nei confronti del vecchino eccentrico (il quale lo tratta invece sempre con gran rispetto) ma continua a brancolare nel buio fino alla solita fulminea soluzione che cade dal cielo, ridicola come nella maggior parte dei casi. Berger per una volta in ufficio non porta il caffè ma la birra, all'indiziato di turno interrogato in centrale, mentre si sorvola sul sospetto lesbismo della vittima. (Zender)
 
**** Altro episodio cupissimo, dove la società umana viene rappresentata in tutta la sua malvagità e banalità (si potrebbe citare la banalità del male), dove dopo che un professore (il bravissimo Ernst Schröder) offre una somma di denaro a chi per primo in un condominio ucciderà un qualsiasi essere umano, ci scappa il morto. Da citare le musiche molto inquietanti e il senso di degradazione morale che l'episodio offre. (Ciavazzaro)
 
***! Episodio di innegabile fascino, seppure non originale nella trama, che riprende un tema molto caro a Reinecker: la propensione di ogni uomo al crimine. Raramente però lo sceneggiatore aveva raggiunto un livello così profondo nei dialoghi. Il personaggio del dr. Schönfelder, magnificamente impersonato da Ernst Schröder, ha uno spessore inconsueto. Efficacissima la scelta registica di intervallare le scene con riprese dal basso del sinistro palazzone, avvolto da una musica funebre. Notevole. (Kozincev)


199. LA FIGLIA DEL POLIZIOTTO
(Wer bist Du, Vater?)
** Il poliziotto lo fan secco quasi subito, la figlia si presenta con un agghiacciante abito a pallini che si trascinerà dietro per gran parte dell'episodio dando un bell'esempio di quale possa essere la visualizzazione dell'esatto contrario del concetto di eleganza. Il poliziotto era un collega di Derrick (l'ennesimo che accoppano, sarà il caso che chi gli passa vicino cominci a toccarsi), e presto si capisce che se la faceva con una thailandese tradendo la moglie, la quale come la figlia pare provare per lui solo indifferenza. L'indagine si sposta in un locale di ballerine esotiche gestito da gente equivoca e nella pensione a ore dove il poliziotto è stato ucciso. Qui la proprietaria e suo figlio fanno come le tre scimmiette, e Derrick pur di capirci qualcosa si mette a interrogare una bambina che staziona sulle scale in attesa che la madre "finisca" coi clienti. Ci si domanda perché la scientifica s'impegni tanto a rilevare impronte e indizi nella camera dell'omicidio quando poi sappiamo tutti benissimo come Derrick arriverà alla soluzione (confessioni a destra e a manca). Senza infamia ma (di sicuro) senza alcuna lode, un episodio facilmente dimenticabile. L'ispettore comincia a indossare saltuariamente gli occhiali (che dalla stagione successiva non abbandonerà più). (Zender)

**! Come al solito, a lasciarci la pelle è un collega di Derrick. Perlomeno questa volta non è un amico, così almeno ci risparmiamo tutte le smancerie retoriche. Indagando sulla famiglia della vittima, il nostro (Harry fa da passacarte invece) inizia a marcare a uomo, anzi a donna, la di lui figlia, che dà il nome alla puntata. L'indagine di per sé è piuttosto statica, ma offre uno spaccato non scontato su un mondo comunque bazzicato dalla serie. Per quanto un po' fiabesco, con tanto di agnizione, il finale non delude. (Gordon) 


200. UN CASO APERTO (Offener Fall)
*! Alcolizzato in scena. Come d'abitudine passano un paio di minuti ed ecco pronto chi lo circuisce e gli propone un mucchio di soldi per far fuori un uomo nella sua tenuta di caccia. L’alcolizzato pare accettare, si prende i soldi ma poi dice tutto alla figlia giornalista e a morire è colui che l’aveva pagato. Arriva Derrick e si ritrova dentro un complesso caso di spionaggio, con quasi tutti che sanno molto più di quanto dicano. Il regista tuttavia pare più interessato a mostrare il volto della splendida giornalista, che si guadagna mazzi di primissimi piani (e li merita, sia chiaro). Il resto è invece un caso molto fumoso che dà l’impressione di essere costruito in funzione del colpo di scena finale, notevole sulla carta ma deludente all’atto pratico. Sceneggiatura scadente, indagini routinarie. Per quanto il caso appaia inizialmente interessato, intricato e misterioso, lo svolgimento non soddisfa e non si rivela all'altezza delle premesse… (Zender)

201. DIGNITA' PERDUTA (Verlorene Würde)
**! Qualcuno, nei primi minuti, accoltella un giovincello che lavora in polizia e Derrick aveva appena visto passare nei corridoi (è figlio di un collega). Il poveretto seguiva uno spacciatore, ma appena entrato in un bar succede qualcosa (che non vediamo) e il risultato è che questi stramazza esanime. Il principale sospettato è naturalmente lo spacciatore, ma al bar nessuno tra la folla degli eroinomani presenti lo accusa, e Derrick sa che avrà davanti il solito muro di omertà. Ci si focalizza soprattutto su una coppia di scoppiatissimi alla frutta, convocati inutilmente al commissariato, e sulla bella figura del padre della vittima, un uomo affranto e deciso a tutto pur di trovare il colpevole. Puntata in cui la psicologia è tutto, con Derrick concentrato soprattutto nell'estorcere la confessione di rito (indagini? Nemmeno ci prova per sbaglio). Nonostante il tema abusato, la sceneggiatura è ben costruita e non ci si pente troppo d'aver intrapreso l'ennesimo viaggio nel mondo l'eroina bavarese. Inutile dire che la dignità perduta è quella di chi per un buco venderebbe sua madre. (Zender)

*** Interpreti d'eccezione (Jessica Kosmalla, Willi Danin, Peter Ehrlich, Philip Moog, Claude Oliver Rudolph, tanto per citare i migliori). Le atmosfere effettivamente sono piuttosto cupe, amare, qualche momento di pausa non manca, ma la trama è ben congegnata e il finale è edificante ed educativo. Ottima come sempre l'analisi dei personaggi... Azzeccata l'attrice bionda presente in diverse puntate di Derrick (Jessica Kosmalla) e poi la presenza dell'ottimo Peter Ehrlich nel ruolo del papà del poliziotto assassinato (Philip Moog, altro totem della nostra serie preferita) valorizza ulteriormente la puntata. (Contemax19)


202. IL MORTO NON HA QUASI IMPORTANZA (Der Tote spielt fast keine Rolle)
** La solita donnina allegra molla il marito a casa a fissare il vuoto e se ne va a una festa godereccia accompagnata da riccastri da poco conosciuti. Una volta lì accetta pure di andare nella camera dell'albergo ad aspettare che l'organizzatore della festa vada da lei per fare ciò che vuole, ma una volta lì scopre che nella stanza c'è un cadavere. Chi è? Chi l'ha ucciso? Alla prima domanda il riccone, che tratta gioielli, ha una risposta, alla seconda non ce l'ha né lui né Derrick, che prova a cercare di capire chi sia la donna, come mai non se ne stava col marito e come mai il riccone non se ne stava colla moglie (ma di cornuti è piena la serie, quindi niente di strano). Qualche punta ironica nel tratteggio della figura dell'indiziato, donne affascinanti o dal fisico mozzafiato, scemenze assortite e un finale con trappola piuttosto ridicolo. La puntata non è certo tra le più memorabili, e per quanto all'inizio sembri anche interessante, ben presto il ritmo scende e la sceneggiatura non assiste il cast. Derrick piuttosto svogliato, a conferma di un episodio debole che scorre via senza lasciare traccia. (Zender)

**! Se la trama e il suo svolgimento non aggiungono nulla di nuovo a uno dei "topoi" della serie - il tradimento, neanche mascherato, e la miseria morale dell'alta borghesia bavarese - ci sono tuttavia elementi di interesse in questa storia in cui il morto, in effetti, conta poco o nulla e nella quale Derrick si attiva solo nel quarto d'ora finale. Innanzitutto c'è un Peter Fricke in stato di grazia, nella parte di un venditore di gioielli sopra le righe, cinico e donnaiolo. C'è poi Elizabeth Sombart, ovvero non un'attrice che recita il ruolo di pianista, ma una pianista vera che si diletta in un'apparizione davanti alla macchina da presa. Infine, impossibile non restare ammaliati dalla bellezza di Michèle Marian, pur nella pochezza caratteriale del personaggio che interpreta. (Eresiarca) 


203. VOGLIA DI VIVERE (Störungen in der Lust zu leben)
** Di voglia di vivere non ne ha tanta, il vecchierello che risponde al telefono per l'ennesima volta picche al cattivone che gli chiede di vendergli il locale. E infatti quello gli manda due sgherri i quali (come da tradizione Derrick) non appena lo toccano lo stendono ammazzandolo (questa volta con una leggera bottigliata in testa). Uscendo, il killer si scontra con una donna che, vuole il caso, era una sua vecchia fiamma: dovrà intortarsela per bene per impedirle di raccontare d'averlo visto. Ma lei è disillusa dalla vita, e per un po' di svago in più se la fa col reo confesso (lui ammette subito di aver ucciso, seppur per errore), nonostante i figli le dicano che sta facendo una colossale idiozia. Derrick stavolta non sbaglia una mossa: interroga subito le persone giuste, arriva ai colpevoli in un batter d'occhio. Ora tocca incastrarli, in qualche modo. Episodio che partiva bene, sia per la figura equivoca della donna che per quella del boss freddo e distaccato, immobiliarista che sembra poter essere il classico osso duro. Ma in fondo lui che c'entra? Mica aveva detto di uccidere, tutt'altro (e infatti purtroppo scompare presto dalla scena). La colpa è solo dello sgherro finto innamorato, che svelerà quanto prima la sua vera natura. Purtroppo già da metà episodio si capisce che lo sprint iniziale è andato a farsi benedire e si arriva al finale senza ulteriori idee, salvo per una bella battuta dell'ispettore al bar malfamato (il tirapiedi: "Ci conosciamo?" Derrick, mostrandogli in faccia il tesserino: "Gliene offro la possibilità"). Ancra senza occhiali, saltuariamente Derrick prende ad indossarli. (Zender)


204. SCENEGGIATURA PER UN OMICIDIO (Ein Tod auf dem Hinterhof)
*! Assassinio di una bella coniglietta allegra nel solito locale equivoco. L’inizio è dei più tipici, ma a cambiare le carte in tavola ci pensa l’entrata in scena di una scrittrice di gialli, che vive con un omaccione di bella presenza più giovane di lei e che sta con lei chiaramente per soldi. La scrittrice (il cui nome Derrick dimostra subito di non conoscere affatto beccandosi di fatto dell’ignorante, visto il mestiere che fa) ficca il naso dappertutto, pretende di aiutare l’ispettore col solo risultato di irritarlo e le indagini rallentano. In ogni serie poliziesca che si rispetti prima o poi il confronto con lo scrittore di gialli salta fuori. Qui diventa centrale, vista la costante presenza in scena di questa signora Fletcher dei poveri. Si capisce presto dove si andrà a parare, e la sceneggiatura si fa ripetitiva con l’aumentare dell’odiosa invadenza del personaggio. A parte lei quindi ben poco resta dell’episodio, in cui la banalità delle ambientazioni si sposa agli scialbi sviluppi. Evidente come alla base mancassero le idee. (Zender)


205. IL GRIDO (Der Schrei)
**! Dopo 10 anni di prigione scontati per omicidio (e 5 evitati grazie alla buona condotta), un uomo torna in libertà. Era stato Harry ad averlo cacciato lì dentro, ma fu un mezzo fallimento: quello aveva confessato, ma il nome del complice della tragica rapina non era saltato fuori e Harry non s'è mai dato pace. Ora che 10 anni dopo ha l'occasione di riprendere in qualche modo in mano il caso eccolo che tampina l'ex galeotto per fargli sputare il rospo. Niente da fare (come prevedibile), e d'altra parte a Derrick frega poco o niente delle smanie del collega: si limita a fare da comsulente esterno, tanto che Harry per disperazione si riduce a farsi aiutare da Berger (che come al solito può dare una mano a livello psicologico, ma quanto a intuito zero proprio)... Il galeotto intanto si mette in contatto col complice misterioso e pure con la famiglia della vittima di allora: è ossessionato dal grido della moglie dell'uomo che ha ucciso. Episodio piuttosto ben riuscito grazie alla convincente performance del protagonista, che riesce a rendere il carattere combattuto di chi non ha saputo dimenticare. Harry ossessionato da un caso mai chiuso è cosa insolita, visto che normalmente è Derrick, a trovarsi nella sua situazione. Finale un po' telefonato ma coerente per una vicenda articolata con buona varietà e scritta decentemente. Certo, trovare Harry al posto del titolare al centro dell'indagine fa perdere un po' di smalto al tutto, ma s'è decisamente visto di peggio, nella serie. (Zender)

** Una delle pochissime occasioni in cui Stephan non è il protagonista. E non lo è neppure Harry, nonostante sia lui a condurre l'indagine per tutto l'episodio. Protagonista indiscusso della vicenda è l'ex galeotto preso tra sensi di colpa e voglia di riscatto, ottimamente interpretato da Wolf Roth, presenza ricorrente nella serie. Nonostante l'originalità della situazione, l'episodio non decolla mai veramente. Harry fa il suo, coadiuvato da Berger che in un paio di occasioni lo aiuta anche a non lasciarsi fuggire di mano una situazione piuttosto complicata. Forzato e inutile il costante richiamo del protagonista al grido - quello del titolo - lanciato a suo tempo dalla moglie della sua vittima, e che ancora gli rimbomba nel cervello. Finale col botto. (Eresiarca).

**** Una puntata anomala, con Derrick che sta sullo sfondo in quanto i veri protagonisti sono Harry (coadiuvato dal saggio Berger), alla disperata ricerca di una chiusura del cerchio relativamente a un vecchio caso, e un superlativo Wolf Roth, uscito di prigione e condannato nel caso sopra menzionato. La puntata è retta magistralmente soprattutto dal secondo, che dà vita a un personaggio duro, che sa risultare al tempo stesso empatico e sgradevole, tormentato e con la scorza da duro. Il finale è molto amaro, ma in linea con l'atmosfera cupa dell'intera puntata. (Robykeys82) 


206. IL SORRISO DEL DOTTOR BLOCH (Das Lächeln des Dr. Bloch)
***! Derrick va dal medico e questi, salutandolo, gli confessa di essere un cornuto. Derrick la prende un po' così, ma quando scopre che la moglie dell'uomo si è suicidata dopo esser stata rifiutata dall'amante e aver lasciato il marito, capisce di aver per le mani una patata bollente. Anche perché il dottor Bloch ossessiona Derrick, gli dice di ritenere l'amante di lei il vero assassino (in senso "traslato", come ama ricordare) e continua a ripetere che gliela deve far pagare. Comincerà l'assedio di Bloch al giovane amante brutale, in puro stile Promontorio della paura, con raffinatezza e stile, e il giovane accusa il colpo. Episodio originale e gustoso, molto ben recitato dal protagonista e ricco di ingegnose trovate, in cui il finale con colpo di scena colpisce nel segno. Divertente anche per come l'uomo stuzzica Derrick annunciandogli le future mosse solo per metà, facendo impazzire lui e il buon Harry. Derrick finisce quasi per essere un pupazzo nelle mani del diabolico dottore, il cui sorriso ha un significato particolare... (Zender)

***** Uno dei miei episodi favoriti, con il dottore del titolo che annuncia a Derrick che ucciderà l'amante della moglie che ha provocato la morte (sucidio) della consorte dopo un rifiuto. Altro episodio davvero notevole, con un ottimo cast: la bellissima Evelyn Opela, Rehberg nei panni del dottore. Il colpo di scena è eccellente. Cito il sorriso appunto del dottore (guardate e capirete). (Ciavazzaro)

*** Storie di mogli gaudenti e mariti penitenti. Così si intitolerebbe questo episodio se fossimo nell’Italia decamerotica dei primi Anni ’70, ma qui siamo nella fredda Germania degli Anni ’90. Uno stimato dottore e marito d’una bella donna di mezza età, apparentemente acconsente al fatto che la moglie ha una relazione con un’altro uomo: un “bello e maledetto”; talmente maledetto che, quando la signora si presenta con la valigia in mano a casa sua per poter convivere (con tanto di “permesso” del marito cornuto-accondiscendente), il belloccio gli dà il benservito. Un classico. Successivamente la donna muore in un incidente stradale, e il marito sospetta sia stato l’amante e tenta di portare all’esasperazione l’uomo per poterlo punire. Derrick cosa c’entra in tutto questo? C'entra! Lui viene coinvolto (con il solete Harry qui in versione quasi comparsa) e tenta una sorta d’indagine pensando all’accusa (da parte del tradito) che l’amante abbia ucciso la moglie; indagini per prassi, quinid, senza cavare un ragno dal buco (sai che novità!). Derrick interroga svogliatamente e senza captare gli eventi futuri e le strategie. Ottimi attori nel complesso ed efficace la storia, poiché sostenuta da una buona dinamica degli eventi nella freddezza (voluta) di ambienti lussuosi e borghesi germanici. Finale toccante. (Markus)

***! Ecco un episodio dove il protagonista la fa da padrone; e non solo perchè monopolizza la scena e coinvolge lo spettatore nella sua ossessione, ma perchè riesce anche a trasformare Derrick in un burattino quasi totalmente asservito ai suoi voleri. Non c'è neanche bisogno di uno straccio d'indagine, visto che il cocciuto, fissato, quasi allucinato dottore si attaccherà come una piattola a colui che ritiene responsabile della dipartita della moglie (il necrologio le dava ottimisticamente 39 anni), iniziando una guerra psicologica che porterà a un risultato soddisfacente, sia per lui che per noi spettatori. P.S. Continua la saga dei mariti cornuti e moderatamente rassegnati alla situazione. (Puppigallo)

*** Episodio tra i più cinici e beffardi, in cui Derrick finisce con l'essere una specie di marionetta nelle mani del suo medico curante (il dottor Bloch, appunto) disposto a tutto pur di punire colui che ritiene responsabile della morte della moglie. Sul piano investigativo siamo allo zero assoluto, ma la sceneggiatura stavolta non richiedeva nulla di diverso. Buona la prova del cast. Da confrontare con il successivo "Posso presentarle il mio assassino?" (Nicola81)

***** Forse il mio episodio preferito in assoluto, ancor più de "Il nostro amico Rohn". Qui ci si chiede per tutta la puntata dove si andrà a parare; ci si aspetta un certo omicidio e si finisce con... la vera vendetta, che trovo commovente e veramente azzeccata. Certo, anche qui qualche topos della serie è presente (il marito cornuto e consenziente, il riccastro che cambia donna come cambia le mutande), ma il tutto è così ben confezionato che ci si passa sopra. Tante le componenti dell'episodio che amo: la splendida Evelyn Opela e il suo passaggio dall'estasi alla disperazione più nera, la tenacia (di fatto lo stalkeraggio) del dottore, i suoi scambi con Derrick nel tentativo di trovare comprensione e una spalla per definire "omicidio" quello che è un suicidio, e l'escalation finale. Una gemma di episodio, sicuramente il mio preferito degli anni '90, che se la gioca con altre 2-3 puntate dell'intera serie. (Robykeys82)

**** Un ottimo episodio che incarna al meglio il filone psicologico della serie. Lo spettatore infatti non può che restare ammaliato dalla personalità magnetica del dottot Bloch, il cui sorriso assumerà un significato solo nel finale. La trama è ben congegnata e pone l'enigmatico medico al centro, mentre Derrick e Harry gli ruotano attorno non sapendo che pesci pigliare. Azzeccato anche il colpo di scena che sbroglia la matassa, per quanto in modo agrodolce. Rivedibili solo alcune scene prive del pathos necessario. (Gordon) 
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