Lo strano mondo di José Mojica Marins
11 Luglio 2007
ATTENZIONE: NELL'ARTICOLO VENGONO SVELATE ALCUNE SEQUENZE RELATIVE AI FINALI DEI FILM.

Diciamolo subito, a scanso di equivoci, il suo è un cinema misero, nato in un contesto povero (il Brasile dei primi anni ‘60) e che accarezza sensazioni poco cerebrali e molto viscerali. Questo -perlomeno- nella fase iniziale, che prende avvio nel 1963 con l’atipico A Mezzanotte Possiederò la Tua Anima, primo tassello di una lunghissima serie destinata, nel prosieguo, ad elevarsi verso vette di meta-cinema e di riflessione sulla reiterazione dell’atto visivo e sulla correlazione tempo-immagine di cui i 24 fotogrammi delle pellicole sanciscono il secondo.
In questo excursus sull’opera dell’eccentrico autore focalizziamo la nostra attenzione sui primi capitoli incentrati sulla mefistofelica figura di Zè do Caixão, alter ego cinematografico di Marins.
Josefel Zanas, un becchino chiamato dai compaesani Zé do Caixão (Beppe la Bara), viene temuto da tutti per i suoi frequenti ed incontenibili scoppi d’ira e per la sua crudeltà. Caixão è ateo, blasfemo (si nutre con carne d’agnello il venerdì santo!) e violento. Una vera e propria incarnazione del Male che arriva al punto di deridere, umiliare e torturare i suoi compaesani sempre nell’ottica della profanazione e dello sberleffo alla religione costituita…
Caixão è ossessionato dall’idea di avere un figlio e l’attrazione provata nei confronti di Terenzinia (la donna del suo migliore amico) è motivo di azione delittuosa, la cui vittima finisce con l'essere l’amante di Terenzina (poi seguito dalla povera ragazza, sottoposta da Caixão ad un brutale stupro). e conseguenze saranno imprevedibili, allorché Terenzina decide di uccidersi non prima di aver gettato su Zé una maledizione…
Prima pellicola della serie, diffusa per la prima volta in Italia il 2 marzo 1998 (via satellite, sull’ora estinta Tele +). Mojica scrive, dirige e recita nel ruolo principale dando luogo a sequenze memorabili, valorizzate dal nebuloso bianco e nero e rese stranianti dall’uso spericolato del linguaggio, caratterizzato da dialoghi al limite del delirante quali, ad esempio, il lungo, demenzial-filosofeggiante monologo in camera mortuaria (della durata, in piano sequenza, di quasi 5 minuti) nel quale postula la sua teoria sulla vita e sulla morte, sullo spazio e sul tempo, sul coraggio e sulla paura:
"Che cos’è la vita? E’ l’inizio della morte!
Che Cos’è la morte? E’ la fine della vita!
Che cos’è l’esistenza? E’ il ciclo del sangue!
Che cos’è il sangue? E’ il significato della vita!”
A Mezzanotte Possiederò la Tua Anima venne girato nel breve lasso di soli 12 giorni all’interno di una sinagoga abbandonata trasformata, per l’occasione, in teatro di posa.
In argomentazione filologica la pellicola viene definita come prima del genere ad essere realizzata in Brasile, e sembra non avere alcun aggancio con quanto precedentemente prodotto (in ogni nazione) nel settore: come più volte dichiarato dallo stesso Marins, il regista afferma di avere scarsa conoscenza cinematografica. Pertanto la poetica macabra tracciata nel suo lungo percorso (Encarnação do Demônio è attualmente in fase di post-produzione) è frutto di una peculiarità stilistica mai emulata a causa della scarsa diffusione internazionale delle sue opere, che solo in tempi relativamente recenti (circa metà anni ‘90) ha trovato l’approvazione del pubblico mondiale grazie a Festival di genere e allo sdoganamento -via pay-tv- dei film.
Una curiosità circa la genesi di questa mefistofelica serie: a seguito di alcune dichiarazioni del regista, pare che l’idea alla base di A Mezzanotte Possiederò la Tua Anima sia nata in seguito a un incubo ricorrente che lo perseguitava e che costrinse la famiglia ad invocare una sorta di stregone locale per esorcizzarlo. L’incubo aveva, come unità di luogo, un posto specifico; si svolgeva cioè sempre nei pressi di un cimitero, nelle vicinanze del quale Marins incontrava un personaggio nerovestito. Nell’avvicinare la cupa figura, il regista riconosceva la sua faccia…
Trovò così l’ispirazione (onirica e al tempo stesso surreale, come buona parte della sua cinematografia) per il primo film horror brasiliano….
Josefel Zanas, meglio conosciuto come Zé do Caixão, è sopravvissuto alla notte di tregenda e viene assolto, per insufficienza di prove, dall’accusa di avere ucciso Antonio e Terenzina. Ma l’improvvisa sparizione, nel paese, di alcuni giovani donne fa prontamente ricadere i sospetti di tutti gli abitanti su Zé. Infatti il vero responsabile è proprio lui: costringe le sei ragazze a prove tremende facendo ricorso a viscidi serpenti e grossi ragni… Ne sfigura una con l’acido e, ripetutamente, le violenta sessualmente. Ma nessuna delle prigioniere pare adatta al compito che Zé intende affidar loro così, dopo averle barbaramente uccise, focalizza la sua attenzione su Laura, figlia del colonnello della polizia. La seduce ed elimina il suo fidanzato. In seguito, proprio durante il funerale dello sventurato, il perverso Zé possiede la giovane -e piangente- fanciulla…
Frattanto la notizia che una delle donne massacrate era incinta precipita il perverso becchino nello sconforto; non scevro da rimorso, Zé precipita in un senso di colpa che tormenterà le sue notti popolandole di incubi mostruosi caratterizzati da dèmoni armati di tridenti e dannati bruciati e torturati tra le fiamme di un fuoco eterno…
Intanto, durante il parto, Laura muore e, in seguito a sopravvenute complicazioni, lo stesso accade anche al bambino, figlio della violenza di Josefel. Ormai totalmente fuori di sé, perso ogni controllo e freno morale, Zé si reca sulla cima di una montagna a maledire Dio e a negarne la sua esistenza…
Il seguito di A Mezzanotte Possiederò la Tua Anima ebbe molti problemi di carattere censorio, sopravvenuti a causa del colpo di stato del 1964 che portò al potere una giunta militare avversa all’opera di Marins. In effetti il regista (che anche qui riveste i panni, come attore, di Zé do Caixão) si dimostra un iconoclasta che ama sconvolgere e scioccare il pubblico mediante l’utilizzo di immagini particolarmente crude: dall’amplesso di Zé e Laura (simultaneo ad un funerale) sino al delirante, pittoresco ritratto dell’Inferno (girato a colori rispetto al resto del film) che mette in risalto torture e supplizi inferti ai condannati….
Laércio Laurelli doppia (in portoghese) il regista nel ruolo di Caixão. Inutile dire che l’unica versione circolata pubblicamente in Italia è quella trasmessa, in orario “notturno” (in data 28 settembre 1997), su Rai3 grazie all’interessamento di Ghezzi, impreziosita dai sottotitoli nella nostra lingua e che anticipa, di mezzo anno, la rassegna dedicata al regista brasiliano trasmessa da un noto canale a pagamento…
Il film è composta da tre episodi:
Il Fabbricante di Bambole: all’interno di una balera un gruppo di malviventi viene a conoscenza che un anziano fabbricante di bambole, specializzato nella realizzazione di bulbi oculari da innestare sui modelli, è in possesso di un discreto capitale nascosto nella propria dimora. Nel tentativo di derubarlo i delinquenti lo uccidono, per apprendere poi che l’uomo ha quattro figlie, tante quanto loro. Le formose fanciulle, sorprese durante il sonno, vengono aggredite dal gruppo e quindi violentate ma forse, le “apparentemente” innocue ragazze, non sono propriamente esseri umani…
Tara: è la storia di un venditore ambulante di palloncini che, rapito dalla sublime bellezza di Tara, inizia a seguire la ragazza e spiarne i movimenti. Purtroppo Tara è fidanzata e, nel giro di breve, contrae il matrimonio con il suo ragazzo. Uno spasimante della ragazza, però, pare non gradire il matrimonio earriva ad uccidere Tara… Avvenimento inaspettato per il venditore ambulante di palloncini che, dopo il funerale, raggiunge la cripta ed apre la bara dove riposa il marmoreo -ed etereo- corpo del cadavere: finalmente potrà accoppiarsi con Tara!
Ideologia: un giornalista, accompagnato dalla consorte, raggiunge la villa dello strano Prof. Oaxiac Odez (!). Qui il luminare sottopone alla loro attenzione le sue strane teorie (inesistenza dell’amore, predominanza del corpo sullo spirito, superiorità degli istinti animali sulla razionalità umana) che vedono, come esemplari da “laboratorio”, alcuni prigionieri umani sottoposti a torture innominabili… La perplessità della coppia ospitata sugli effetti dei trattamenti sarà comunque presto debellato quando Oaxiac li imprigionerà a loro volta sino alla delirante decisione di destinarli ai restanti prigionieri come… prima portata di un insolito banchetto!
Trilogia di racconti sulla falsariga dei più celebri film Horror della Amicus, con una differenza: Marins spinge a fondo sul pedale del grottesco e del macabro. Effetti speciali rozzi ma efficaci ed animali vivi come vermi, ragni e serpenti che causarono non pochi problemi alle attrici che dovevano farsi percorrere il corpo dalle “disgustose” creature. Si narra, infatti, che durante le audizioni per i suoi film Marins imponesse alle attrici insopportabili provini: esse dovevano “…leccare rane, mangiare scarafaggi, infilarsi serpenti in bocca...”. La famigerata “prova delle tarantole” non è leggenda: “… la storia del test è vera perché mi era successo di scritturare attrici che non si dichiaravano impaurite, ma che poi, al momento delle riprese, appena vedevano le tarantole fuggivano via facendomi perdere tempo e denaro. Da allora le prove preliminari sono divenute obbligatorie”… (dall’intervista a Marins pubblicata sul n. 11 della rivista Amarcord)
Ne Il Fabbricante di Bambole (O fabbricante de bonecas) il regista ferma il suo sguardo sul balletto iniziale, mentre l’obiettivo della M.d.P. si insinua tra i seni, i fianchi e le mutandine delle ragazze: sequenza di russmeriana memoria, al limite della gratuità e del comico. Per il resto la storia assume una dimensione “fiabesca”, ibridata tra la cultura animista e quella sudamericana. Dei tre, questo è il segmento meno incisivo, che presenta solo sul finale, qualche elemento gore (legato all’eye-violence).
Tara è, invece, il miglior racconto della trilogia. Il racconto parte in stile quasi neorealista e melodrammatico avanzando coraggiosi ed innovativi movimenti di macchina per incanalarsi su un piano più struggente e virare, nell’inatteso finale, sul macabro con una conclusione decisamente forte (considerato che siamo sul finire dei Sessanta) connotata da esplicito gusto necrofilo….
Il terzo, incredibile episodio, Ideologia, è una summa di effetti gore e splatter, una vera e propria fiera del Grand Guignol, tanto da risultare “indigesto” (termine più che appropriato) ad alcuni spettatori quando si manifesta sullo schermo il conclusivo banchetto a base di carne umana. Ed è questo specifico episodio che rappresenta un momento di transizione del regista: quando nella fase iniziale del racconto vediamo il protagonista intervistato alla televisione. Un momento di metacinema, che rompe con le due opere precedenti (A Meia Noite Levarei Sua Alma ed Esta Noite Encarnarai no Teu Cadaver) e che verrà sviluppato ulteriormente nel seguente Ritual do Sadico, quando cioè Marins apparirà nel film postulando sui suoi due ruoli e -quindi- sull’identificazione tra se stesso e do Caixão. Il tutto con ben 20 anni d’anticipo rispetto ad analoghi prodotti tipo Un Gatto nel Cervello (di Fulci) o Nightmare Nuovo Incubo (di Craven). Nello stesso anno (1968) Marins diresse anche un episodio (Pesadelo Macabro) in un altro horror dalla struttura “a racconti”: Trilogia do Terror, frutto della collaborazione di altri registi.
Primi e primissimi piani, montaggio frenetico, dialoghi privi di logica e ridotti all’osso, un uso spregiudicato della colonna sonora. Lo Strano Mondo di Zé do Caixão è un film allucinante e visionario e rappresenta un “trip” unico nel panorama cinematografico brasiliano.
Una ragazza, che danza sulle note di una ballata pacifista, improvvisa uno spogliarello e dà inizio ad un’orgia che si conclude nel sangue. Una madre osserva la figlia amoreggiare con un uomo mentre stimola un pony. Un ripugnante grassone erotomane si trasforma in maiale agli occhi di una verginella da lui insidiata. Un giovane si eccita facendo il bucato di fronte a due fanciulle seminude. Il tutto è, secondo le teorie di un medico alquanto singolare, l’effetto che l’uso di sostanze stupefacenti ha su alcuni individui. Anzi, il luminare è interessato a compiere esperimenti su alcuni soggetti al fine di documentare in un libro le sue teorie.
Al riguardo, mentre proietta la stravagante sequenza di immagini al cospetto di altri dubbiosi docenti, il medico sottopone alcuni filmati all’attenzione di Mojica Marins: infatti, come motivo di un suo esperimento realizzato mediante sostanze psicotrope, lo studioso mette al centro del test la figura di Zé do Caixão…
I primi 45 minuti del film, ipnotici e spiazzanti, paiono vignette al vetriolo, senza alcuna apparente logica. Sino a quando, oltre ad apparire la figura dello psicologo, non compare anche Mojica Marins nel ruolo… di se stesso! (“Zé l’ho lasciato al cimitero, io sono il Sig. Mojica Marins").
Quando, nelle visioni dei soggetti sottoposti a esperimento, appare la figura di Zé, il film prende una piega caotica e priva di “senso” razionale, privilegiando un insieme di sequenze “da girone dantesco” nelle quali si susseguono torture e supplizi (con donne schiaffeggiate, fustigate e “calciate” nel bassofondo da Zé che appare -e scompare- come un malefico Harry Houdini) in una dimensione collocata nel “limbo” (o meglio: nell’anticamera dell’Inferno).
Redde Rationem finale con la rivelazione che la sostanza psicotropa altro non era che acqua distillata e il rituale di un sadico si configura, oltremodo, come liturgia dei masochisti…
Sequenze buneliane, momenti deliranti e persino teorie di metacinema (in anticipo di quasi 30 anni!) rendono il film un mostrum inclassificabile, un magma di idee, appunti, autocitazioni (una prova del test consiste nel sottoporre alla visione dei partecipanti A Mezzanotte Possiederò la Tua Anima), intuizioni in divenire, uno schiaffo alle convenzioni ed alle briglie dei generi. Una sfida alla pigrizia dello spettatore, posto qui di fronte ad un’esperienza sensoriale totale ed assoluta…
In conclusione questo O Despertar da Besta sancisce una rottura tra la produzione antecedente del regista e quella successiva; uno sviluppo ad uno stadio successivo, strictu sensu, di maturazione e di riflessione sulla materia filmica e sulla sua ieratica apparizione…
La versione diffusa, per la prima volta in Italia, su Tele+ (in data 16 marzo 1998) è nota come O Despertar da Besta (versione cut, epurata cioè delle scene più esplicite all’inizio del film)…
APPROFONDIMENTO INSERITO DAL BENEMERITO UNDYING
2 Maggio 2013 12:46
Mi ha conquistato.
Bravissimo, gran bella monografia!