I 12 cortometraggi di "12 registi per 12 città"

22 Dicembre 2021

In questa pagina sono raccolti i commenti pervenuti sui singoli cortometraggi (tra gli 8 e i 10 minuti ciascuno) di "12 registi per 12 città". Chi volesse contribuire commentando un unico e preciso cortometraggio non ha che da CLICCARE QUI e farlo, scrivendo nel forum il proprio commento e facendolo anticipare dal titolo dell'episodio e dal relativo pallinaggio (cercando di stare più o meno, a occhio, nei caratteri di un commento standard). Il commento verrà prelevato “automaticamente” (per via umana, cioè da me) dal forum e trasferito in questa pagina nel punto esatto.


1) BARI di Lina Wertmüller
** Per raccontare Bari Lina Wertmüller sceglie un doppio livello. Da una parte la carrellata di scorci, panorami e monumenti, che attesta il suo episodio nella categoria del documentario cartolinesco; dall’altra, punta invece su un tipo diverso di scorci, ossia quelli antropologici. Ed è qui che il cortometraggio prende il volo, nei (pochi) appunti sui mestieri popolari e nei primi piani degli abitanti del capoluogo pugliese e dintorni (inevitabile arrivare fino ai trulli). Buona la scelta musicale, che accompagna in modo sincopato il vivace montaggio. (Pigro)

 
2) BOLOGNA di Bernardo Bertolucci e Giuseppe Bertolucci
***! E' l'amore per Bologna che muove i due compianti fratelli, uniti nella regia di questo magnifico cortometraggio, sentito omaggio alla città. Nulla a che fare con il didascalico e cartolinesco "Omaggio a Roma" di Zeffirelli: qui siamo di fronte a un progetto che trasuda arte e amore, con immagini che toccano (ma non solo) i luoghi simbolo della città, illuminati da una fotografia crepuscolare che avvolge l'intera opera come in un limbo poetico. (Lucius)

*** È molto affascinante il taglio narrativo scelto dai fratelli Bertolucci per illustrare non tanto l’urbanistica storica e monumentale di Bologna, quanto la sua capacità di fascinazione. Che per loro risiede in una levità ludica che, grazie a luci e ombre di interni ed esterni (i portici!), non può non essere onirica e misteriosa. L’idea di un gioco di bambini come plot del cortometraggio (forse citazione implicita di una canzone di Dalla) è vincente, e trasforma questo piccolo film in un godevole gioiellino, nonostante l’intento istituzional-turistico. (Pigro)


3) CAGLIARI di Carlo Lizzani
*! Chissà cosa c’entra Lizzani con Cagliari, di cui gli è stato commissionato l’episodio: il dubbio trova conferma nell’esito piatto del cortometraggio, anzi freddo, tutto di testa e privo di adesione o curiosità. Si tratta, infatti, di una banalissima illustrazione del capoluogo sardo, anzi delle sue emergenze storiche e artistiche, sostenute da una voce fuori campo che legge un testo da guida turistica vecchio stampo. Perfino i momenti dedicati alle caratteristiche etniche e antropologiche sono martoriati da un’impostazione noiosamente algida. (Pigro)


4) FIRENZE di Franco Zeffirelli
** È l’orgoglio campanilistico a sostenere il regista fiorentino nel raccontare la sua città, che d’altronde dà oggettivamente contenuti potenti. Giustamente Zeffirelli punta sul Rinascimento come filo rosso della breve narrazione, sia in ricostruzioni filmiche, sia negli scorci del capoluogo toscano, culla di quella straordinaria epoca storico-artistica, sia soprattutto nella lunga, vivace e appassionata rievocazione del calcio storico, come a rivendicare una primogenitura, considerando la cornice calcistica in cui questo episodio è contenuto. (Pigro)


5) GENOVA di Alberto Lattuada
*! La città di Genova raccontata senza particolare fantasia: un documentario turistico piuttosto piatto, con scorci panoramici e urbanistici, monumenti storici e artistici, sostenuti da una voce fuori campo che legge una fredda descrizione da guida turistica o da sussidiario. La prima parte “ieri” e la seconda “oggi”, che esalta invece il progresso industriale tra porto e autostrade (si vede pure il ponte Morandi), sono speculari, col medesimo impianto didascalico, e senza che ci sia almeno per un momento la vista di una figura umana. Insipido. (Pigro)

 
6) MILANO di Ermanno Olmi
**! Per descrivere Milano, Olmi punta a ricreare un’atmosfera, con il fulcro sonoro della Traviata verdiana. Molto suggestiva la scelta di iniziare dal lento avvicinarsi di una chiatta sui canali, a sottolineare quasi manzonianamente l’operosità storica della città. E così, scorci urbanistici e monumenti si sposano piuttosto bene con altrettanti scorci umani, di persone intente al lavoro o allo svago, andando su e giù nel tempo. Un tocco di classe per descrivere in modo quasi sommesso e in controtendenza una "città da bere”. Interessante. (Pigro) 


7) NAPOLI di Francesco Rosi
*! Difficile sfuggire agli stereotipi napoletani, e infatti nel suo episodio anche Rosi ci entra in pieno, ma senza assorbirli davvero. Ecco, allora, una carrellata di immagini da cartolina di una Napoli ufficiale, buona per promozioni turistiche: un flusso che certamente ha buona capacità d’evocazione, ma che non riesce ad aprire a visioni nuove o perlomeno personali. Perfino la forza antropologica di questa città è compressa in pochi minuti in modo sconcertatamente piatto, lasciando solo alla musica il compito di smuovere un po’. Banale. (Pigro) 

 
8) PALERMO di Mauro Bolognini
*! Chissà perché hanno chiesto a Bolognini di girare l’episodio dedicato a Palermo: immediatamente balza agli occhi il disinteresse emozionale, visto che siamo di fronte a un cortometraggio puramente didascalico sulla storia e sulle eccellenze monumentali del capoluogo siciliano: un susseguirsi di cartoline con una voce fuori campo che le illustra didatticamente. Perfino l’unico breve appunto antropologico che rompe l’impressione di un luogo deserto, cioè il mercato della Vucciria, è sopraffatto dalla pedanteria. Mah… (Pigro) 


9) ROMA di Michelangelo Antonioni
***! L'omaggio a Roma di Antonioni, che Zeffirelli cercherà di imitare goffamente nel 2009 col suo pacchiano "Omaggio a Roma", è una perla cinematografica di rara intensità che riesce a cogliere la magia della città eterna, omaggiandola con un atto d'amore e una regia attenta ed emozionale. Viene fuori, anche per via dell'accurata scelta dei luoghi ripresi, l'essenza di una città unica al mondo. (Lucius)

* L’impresa di descrivere Roma in 8 minuti è certamente sovrumana, ma Antonioni riesce a fare peggio, e cioè a non riconoscere (e quindi a non dare) il benché minimo pathos a questa città, limitandosi a inanellare una serie di cartoline turistiche su monumenti e capolavori. Non si vede neanche una persona: più che un museo (e più che un luogo di vita) sembra una necropoli abbandonata. E perfino la musica scelta (Bach… a Roma!) dimostra la volontà tutta algidamente cerebrale di costruire un album a favor di Istituzioni. Pessimo. (Pigro) 


10) TORINO di Mario Soldati
*! Chissà cosa ha capito Soldati quando gli è stato commissionato l’episodio su Torino. Fatto sta che il risultato è un suo sproloquio da pluriottantenne, più adatto alle chiacchiere su una panchina che a un film realizzato in occasione dei Mondiali di Calcio. E così ci risparmiamo perlomeno il solito taglio cartolinesco di quasi tutti gli altri per beccarci invece un po’ di ricordi nostalgici e considerazioni varie, limitando la retorica istituzional-turistica e dando almeno un po’ di pathos. Anche se alla fine non se ne capisce il senso nel complesso dei 12 film. (Pigro)


11) UDINE di Gillo Pontecorvo
*! Cosa c’entra Pontecorvo con Udine? La domanda sorge spontanea prima di vedere il suo episodio, e soprattutto dopo, visto che la città friulana è raccontata con uno sguardo palesemente esterno, e "dunque" freddo. Bello l’avvio del cortometraggio da lontano, cioè dai fiumi e dalla natura, ma già la voce fuori campo riporta tutto a un livello didascalico. E quindi, ecco il solito susseguirsi di cartoline con scorci urbanistici, artistici e monumentali, con rapide e "distanti" visioni dei suoi abitanti. Come un viaggio da turista affrettato. (Pigro)

 
12) VERONA di Mario Monicelli
** Monicelli deve aver preso con ironia l’invito a raccontare la città di Verona, e così in parte ci restituisce questa impressione, grazie a una voce fuori campo che parla con una leggera cadenza veneta, quasi scanzonata, e alla cornice del pescatore che improvvisamente levita volando sopra la città. Queste scelte riescono a rendere digeribili le solite riprese da cartolina turistica, trasformando l’episodio in una carrellata semiseria, fatta sì con la mano sinistra, ma anche con l’occhio strizzato per provare a suscitare qua e là un lieve sorriso. (Pigro)

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