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il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

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  • Matteo Mosna

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  • Katia Crispino

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Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Japonaiseries (1904) di Gaston Velle con (n.d.)
Commento di: Pinhead80
Gaston Velle ci propone il classico cortometraggio zeppo di numeri illusionistici di stampo melesiano cercando di aggiungere un po' di pepe con un'ambientazione esotica. In realtà si capisce sin da subito che il tutto è ricostruito e che di giapponese nella pellicola ci sia praticamente poco o nulla. Detto questo, però, il corto si segnala per qualche buon numero iniziale e per la trovata dell'immagine sul muro di cubi che è di sicuro impatto visivo. Nonostante l'impianto generale sia di quelli visti già più volte anche all'epoca, il risultato finale non è comunque da disprezzare.
Commento di: Nicola81
Tratto dall'omonimo romanzo di William Riley Burnett, il primo gangster movie sonoro della storia risulta troppo semplicistico nella successione degli avvenimenti (del resto dura 80 minuti scarsi), ma consegna ai posteri un prototipo di criminale destinato a fare scuola: ambizioso, rozzo, spietato, privo di attrattive, ma vittima di una umana debolezza che ne determinerà la rovina. La veneranda età si fa inevitabilmente sentire, anche a livello di recitazione, ma Robinson conferisce al suo personaggio uno spessore psicologico non scontato, specialmente nell'azzeccato finale.
Commento di: Siska80
Gruppo di studenti va in vacanza per festeggiare la fine del Covid, ma si scatena una nuova epidemia che... Gradevole, originale commedia che prende spunto da situazioni reali per raccontare le varie vicende che coinvolgono in primis gli studenti ma anche alcuni insegnanti: si oscilla tra serio e faceto, ed è proprio questo che rende l'intreccio un mix in grado di accontentare un po' tutti, sino alla conclusione opportuna nella sua complessiva prevedibilità. Il cast è affiatato e coinvolto e l'azione continua non consente di annoiarsi neanche un secondo, coadiuvata da un ritmo lesto.
Commento di: Sonoalcine
Un’esperienza cinematografica estrema e ipnotica. Con una regia chirurgica e una tensione insostenibile, Shiraishi esplora il dolore e l'orrore senza compromessi, ponendo interrogativi inquietanti sulla resilienza umana. Non è sicuramente un prodotto per tutti, bensì per chi osa avventurarsi in queste profondità, presentando un sadico maniaco omicida senza alcun passato alle spalle e svuotato di qualsiasi tipo di identità. Offre uno studio scioccante, disturbante e al contempo affascinante sull'oscurità dell’animo umano.
Commento di: Noodles
Il film inizia come un dramma con violenza psicologica coniugale per poi trasformarsi lentamente in una paranoia a sfondo grottesco. In entrambe le soluzion non convince appieno perché il ritmo è parecchio lento e l'azione ridotta, il tutto peggiorato dall'ambientazione di chiaro stampo teatrale. È quasi tutto ambientato in una stanza di motel, a volte solo nella camera da letto. Ambientazione affascinante, se ci fosse più da dire. Comunque sia i due protagonisti, specialmente Ashley Judd, sono molto bravi e qualche momento buono c'è. Ma da William Friedkin ti aspetti di più.
Commento di: Ronax
Le modelle di una rivista erotica vengono uccise una dopo l'altra e la polizia, palesemente incapace di risolvere il caso, non trova di meglio che far intrufolare nell'ambiente una procace agente, con esiti funesti anche per lei. La pseudo trama, di interesse pressoché nullo, è solo un misero pretesto per liberare continuamente dei vestiti le bellezze di turno fra cui la sfortunata pornostar britannica Mary Millington, che si esibisce anche in una rovente scena lesbica. Il tutto è comunque mantenuto nei limiti del soft come prescrivevano le severe leggi inglesi allora in vigore.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Thriller poliziesco scarsamente avvincente, s'aggroviglia in una trama piena di buchi e spiegata come capita, faticando alla ricerca di un movente decente da dare alle azioni del solito gruppo di sconsiderati che, già nella prima scena, vediamo entrare in un ristorante giapponese, sfondare la porta di una saletta intima dove una coppia sta mangiando e sequestrarne l'occupante maschio. La donna resta indietro, colpita di striscio e lasciata lì, mentre la povera cameriera giapponese viene ammazzata senza pietà.

Fine dei titoli di testa e si riavvolge il nastro,...Leggi tutto ma questa volta di sole sei ore, il che comporta che alla stessa identica scena assisteremo di nuovo dopo appena dieci minuti (dando uno strano senso di triste ripetitività); il tempo di spiegarci chi è il poveretto brutalmente rapito: si tratta di Larry Sorenson (Mehler), felice per aver trovato impiego come dirigente in una grande azienda come la MaxGen. Un ufficio di lusso e come collega una sventola (Openshaw) che lo invita subito fuori a mangiare. Al ristorante giapponese, per l'appunto, e ci risiamo; viene sequestrato da un gruppo di presunti terroristi che gridano contro l'imperialismo, lo legano a una sedia e diffondono un video di minacce: o pagate o lo ammazziamo.

Tutto molto improvvisato, a quanto pare. Per fortuna che a indagare c'è uno bravo, Jimmy Kelsoe (Kramer), il classico sbirro che non ride mai, con la faccia da duro che sa pure essere dolce, quando vuole; con la moglie (Gold) di Larry, ad esempio, decisamente sconvolta e che lo abbraccia per farsi consolare. Jade Marlo (Givens), la collega di Kelsoe, glielo dice chiaro: quella ti sta puntando, altro che preoccupata per il maritino... E poi quella coppia ha di sicuro qualcosa da nascondere: non vengono da Boston come sostiene la moglie (l'accento è troppo diverso), per esempio. Kelsoe ha capito subito che quella storia puzza di marcio...

Intanto i rapitori hanno messo una cimice in casa dei Sorenson e ascoltano quello che si dicono il poliziotto e la moglie non troppo inconsolabile... E questo ci introduce all'unico vero personaggio azzeccato del film: un ex galeotto russo (Danyliu) che mostra un'acutezza straordinaria. Smonta la cimice, spiega chi le produce e molto altro, facendo più lui in un cameo di pochi minuti di tutti gli altri nel corso del film. E' l'unico momento in cui ci si sveglia un po', sedati come eravamo dallo sguardo da marpione di Kramer, poliziotto dai modi spicci che quando c'è da fermare una rissa al biliardo mica esibisce il tesserino: prende tutti a pugni perché non gli piacciono le scartoffie da compilare. Meglio risolvere la cosa alla Bud Spencer. Anche la collega lo chiama John Wayne e la cosa fa pensare. Ancora di più quando quello indossa un giubbotto con spalline esagerate fuori moda da due decenni.

Regia fiacca, finale raffazzonato con la solita sparatoria notturna. E dire che si fa di tutto per dare ritmo al film: musiche, azione concitata, pistole spianate... Non basta: la storia, con colpetti di scena risibili e retroscena gangsteristici da quattro soldi, sa proprio di dozzinale, e non c'è verso di rianimarla. Non per colpa del buon Kramer, per carità, che in fondo il suo ruolo da poliziotto umano, comprensivo e con gli attributi lo sa interpretare...

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D'accordo, magari non sarà un gran film in senso stretto, ma la voglia, dopo quattordici anni di silenzio, di immettere nuova linfa in una saga che per forza di cose ristagnava, andrebbe premiata. Già il prologo contenente la scena da cui tutto si svilupperà viene spostata nel 1968, regalando un flavour inedito chiamato a giustificare l'idea dalla quale questo sesto capitolo prende le mosse: la Morte non scherza e, se a salvarsi da una disgrazia da lei già progettata sono in cento, quei cento dovranno morire. Non solo: dovranno morire pure i loro discendenti,...Leggi tutto che non sarebbero mai dovuti nascere! La puntigliosità del tristo mietitore viene scoperta da Iris, che per ultima avrebbe dovuto perire insieme al gruppo di persone salite sulla Sky View Tower, un ristorante piazzato sulla cima di un'altissima colonna in cemento. Salvatasi, come gli altri, dalla imminente disgrazia, scopre che tutti quelli che avrebbero dovuto defungere sfracellati al suolo, bruciati e via dicendo, sono negli anni morti come mosche uno dopo l'altro, e tutti per cause anomale.

Ora è il turno della famiglia di Iris la quale, raggiunta la consapevolezza di essere braccata dalla signora con la falce, si è rintanata a vivere da sola in una catapecchia isolata costruita per evitare incidenti fatali causati da ogni tipo di inconvenienti. Lei sa cosa sta succedendo e l'ha annotato a mano su di un librone illustrato che consegna a sua nipote Stefani (Santa Juana), unica a credere che possa davvero esistere un sinistro disegno ordito nientemeno che dalla Morte in persona. Stefani era andata dalla zia per poter conoscere finalmente l'origine dei propri orrendi e costanti incubi, ma invece di baci e abbracci viene edotta sull'esistenza dei piani ultraterreni preparati per eliminare la sua famiglia (del tutto abusiva sulla Terra, a questo punto). Prova a informare di ciò il fratello e i cugini, ma nessuno le dà retta; almeno fino a quando la sanguinosissima morte di qualcuno non li farà ricredere.

E qui cominciano i giochi: chi sarà e come verrà ucciso il prossimo? Pontenziali pericoli vengono piazzati ovunque, ben inquadrati da una regia che sa bene come far salire la tensione: ogni oggetto in scena, anche il più apparentemente inoffensivo, può nascondere un rischio letale, e quando sullo sfondo o in primo piano qualcosa comincia a muoversi in modo insolito, capiamo che la Morte sta iniziando a “ragionare” su come far fuori chi ha preso di mira. Fuoco, benzina che cade sul pavimento, pezzi di vetro nascosti nel ghiaccio: il campionario è ampio e già sappiamo che non tutto verrà poi davvero utilizzato per l'azione "delittuosa".

Il bello è anche questo: scoprire cosa davvero accadrà, di quello che potrebbe accadere. Sappiamo solo - e lo capiamo fin da come finisce la prima vittima - che la creatività con cui gli obiettivi verranno uno a uno eliminati soddisferà gli amanti dello splatter. Buona parte dell'efficacia di ogni capitolo in fondo si gioca sulla capacità di stupire con effetti speciali fantasiosi e coreografie di morte di grande impatto (la “spettacolarità” della saga comincia con l'incidente stradale del capitolo due, messo in scena magistralmente e rimasto una delle vette di sempre del genere). Il resto va dal guardabile al piacevole, con qualche non disprezzabile tocco ironico e una protagonista che, per quanto non straordinaria, fa quel che deve assistita da una famiglia nel complesso simpatica e tenuta relativamente a freno.

Buffa la zia rinchiusa nella casa “a prova di morte”, azzeccato il colpo di scena che riguarda il fratello tatuatore, inquietante la presenza di Tony “Candyman” Todd al suo ultimo film e già malato (è J.B., uno dei sopravvissuti all'incidente sulla Sky View Tower, allora un bambino). Lo sforzo corale nel confezionare un capitolo all'altezza dei migliori è evidente, e in questo senso anche il beffardo finale non delude affatto. Certo, uscendo dalla sala fa un po' rabbrividire, il pensiero a quanti possano essere i pericoli mortali che si possono nascondere nell'ombra...

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Facile intrattenimento ricavato da una semplice contrapposizione tra due belle ragazze di un liceo, di cui una (quella brava, buona e dolce) arriva nella nuova scuola perché trasferitasi dalla zia che la ospita dopo che la madre (Orsini) ha deciso di ricoverarsi per disintossicarsi dalla dipendenza dagli antidolorifici. A ragione, possiamo dire, visto che la sera in cui la donna aveva perso in un colpo solo il lavoro e il nuovo compagno, aveva rischiato di perdere pure la figlia in un incidente d'auto causato da chiara alterazione. Così non poteva andare avanti, lo sapeva pure...Leggi tutto lei, e infatti decide di ricoverarsi e di piazzare la giovane Dylan (Bass) dalla sorella, sposata e con una splendida e spaziosissima villa sul lago.

Comincia per Dylan - suo malgrado - una nuova vita; e si adatta, facendo subito amicizia con una compagna, Julia (Slaughter), dimostrando quanto sia preparata negli studi e avvicinandosi allo sportivone belloccio della classe, Jonah (Gass), che al contrario qualche problema con i voti ce l'ha. Per questo l'unico professore che si vede in scena (de Vries) chiede a Dylan di agire praticamente da tutor con il buon Jonah, facendo tuttavia così infuriare (prevedibilmente) la di lui ragazza, Tiffany (Cummings). Questa, che vede la nuova arrivata come il fumo negli occhi, quando capisce che le sta forse pure rubando il boyfriend, perde il senno e comincia nell'ombra una lotta senza quartiere, escogitando ogni giorno qualcosa per mettere Dylan in cattiva luce. Peggio ancora va quando scopre che sempre Dylan, per festeggiare i suoi sedici anni, ha affittato la più prestigiosa sala della zona soffiandogliela (senza saperlo), dal momento che pure Tiffany l'aveva già immaginata come sede del party per il suo compleanno, negli stessi giorni.

Insomma, ce n'è abbastanza per trasformare la maliziosa Tiffany in una iena di inaudita cattiveria, ai confini della macchietta (e pure oltre, a volte), pronta addirittura - saputo che la madre della sua rivale è ricoverata in clinica - a sfruttarne le debolezze per far guadagnare a Dylan una pessima fama. A quel punto Jonah, che ha capito tutto, comincia a guardare le due ragazze sotto una luce diversa e a capire chi sta decisamente esagerando...

In poche parole la storia di una rivalità scolastica, estremizzata e con una divisione oltremodo netta tra i buoni e la (unica) cattiva, quest'ultima spalleggiata da un'amica (Noelle) di lei succube. Giorno dopo giorno c'è da scoprire cosa Tiffany inventerà, con quel suo bel visino illuminato da una luce di crudeltà degna di un'aguzzina: non arretra di fronte a nulla mentre a Dylan tocca sempre di subire senza alle volte nemmeno comprendere il comportamento degli altri compagni contro di lei. Un thriller strutturato in modo elementare, che non lascia nulla da scoprire e semplicemente reitera la stessa situazione per l'intera durata, studiando comunque decentemente i dialoghi e aiutato da una regia (di Michael Feifer) che mostra buon senso del ritmo.

Accettabile la direzione degli attori, con Kate Orsini particolarmente sopra le righe nello strabuzzare e spalancare gli occhi come davvero fosse vittima di allucinazioni. Proseguendo, e dovendo far capire che le cure hanno almeno in parte funzionato, si tranquillizza e lascia spazio alla figlia; perché protagonisti sono i giovani, con gli adulti relegati in ruoli minori. E difatti tutto sembra semplicizzato, sentimenti compresi, con una vittima fatta precipitare dalle scale e piazzata lì cadavere forse solo per giustificare la catalogazione fra i thriller. Finale che più tirato via non si potrebbe, giusto per chiudere in qualche modo perché non c'era più tempo...

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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