Calibro 9 - Film (2020)

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Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Se ti metti in testa di dare un seguito al noir più iconico della nostra cinematografia sai già a cosa vai incontro; non ti perdoneranno niente, partiranno prevenuti anche se richiami la Bouchet e magari cerchi di rispettare in qualche modo il ricordo di quel classico limitandoti a rispolverare il monumentale Rocco Musco di Adorf (che da vecchio prende le sembianze di Michele Placido, non il primo venuto!) o a infilare l'immortale Ugo Piazza in un vecchio video o sull'effigie della lapide. Niente da fare: “Tu uno come Ugo Piazza non lo devi neanche toccare!”, ti ripeteranno. Ma il protagonista Fernando Piazza...Leggi tutto (Bocci) è in fondo solo suo figlio, avvocato penalista che assieme a un'amica hacker s'appropria di cento milioni di proprietà della 'ndragheta attraverso trasferimenti bancari di fondi e diventa presto il bersaglio di criminali che scatenano la solita cruenta guerra tra cosche. Perché, ci si dev'essere detti, in un'era in cui il noir all'italiana è tornato prepotentemente di moda grazie ai Romanzi criminali e ai Gomorra non riportare alla luce uno dei più straordinari classici degli Anni Settanta cercando di solleticare quel carico di fascino e nostalgia che certi nomi ancora sanno evocare negli appassionati? Rocco e Ugo Piazza, due simboli del nostro noir plasmati dalla fantasia straordinaria di Di Leo, rifanno capolino quasi cinquant'anni dopo ma ahinoi, privi del carisma degli originali e in balia di una storia che proprio non gira. Passi per l'aggiornamento a colpi di download di una rapina che in fondo anche nell'originale si percepiva appena (la storia vera cominciava con l'uscita dal carcere di Ugo Piazza/Moschin)... è tutto quello che ne consegue a poggiare su una sceneggiatura troppo asservita all'action, costruita come se contasse meno di zero perché si sa che a fare il film dovranno essere gli sguardi truci, gli scontri a fuoco, gli inseguimenti, il fumo in faccia di tante location internazionali inserite nel vano tentativo di movimentare in ogni modo una vicenda i cui contorni si afferrano solo a grandi linee, che procede tra personaggi privi della forza necessaria (e non per colpa degli attori, Bocci poteva anche essere la faccia giusta) e una regia che non sa bene come rendere interessanti scene che purtroppo nulla hanno di interessante. Per tacere di figure come quella del poliziotto cui dà il volto Alessio Boni, cacciato in mezzo a rappresentare la legge ma a cui tocca appena di struggersi per una separazione con la moglie e di attaccare foto coi volti di mafiosi sulla classica lavagnetta promemoria. Così, dopo aver seguito vacui pellegrinaggi per il mondo di criminali e affiliati (se Fernando Piazza non è uno stinco di santo, la sua collega ed ex fidanzata Maja Corapi/Rappoport è stretta parente dei 'ndranghetisti) e aver assistito a inseguimenti in auto che paion più spot televisivi diluiti, a sparatorie ridicole come quella in cui i gangster sparano per mezz'ora contro le stesse vetrate d'un capannone senza preoccuparsi di dove siano i bersagli da eliminare (i quali intanto, al riparo dai proiettili che sibilano loro sulla testa schizzando schegge dappertutto, pensan bene d'accoppiarsi!), a noi non resta che trarre una semplice conclusione: il film aveva ben poco da dire. E lo si capisce anche dal fatto che dopo un'ora e dieci o giù di lì è già finito e gli viene appiccicata una coda interminabile riempita solo dal colpo di scena finale e da una serie di lungaggini altamente evitabili. Detto di un facile citazionismo che parte dal nome del figlio di Piazza (Fernando) e arriva al cognome del poliziotto (Di Leo), di una colonna sonora rumorosa che prova in ogni modo a cancellare una persistente aria da fiction, vanno salvate la cornice, che tanto povera non sembra, alcune interpretazioni e la voglia di recuperare (almeno sulla carta) l'approccio originale del prototipo nel cinismo e nelle sfumature ambigue di alcuni caratteri.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 23/11/20 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 13/02/21
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Cotola 23/11/20 20:27 - 8998 commenti

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Si parte ed è subito Milano calibro 9: con le dovute differenze, ovvio. Gli omaggi sono molteplici e palesi. Del vecchio film c'è solo Rocco (Placido) appena uscito di galera. Poi c'è il figlio di Ugo Piazza, un avvocato. C'è pure la Bouchet in una particina. La storia è la solita: qualcuno ha rubato i soldi alla 'ndrangheta. Segue faida. E poi c'è la "santa". Nulla di originale certo, ma girato con dignità e rispettando il pubblico. Non male il finale, non male il film. Deludentissima invece la colonna sonora: spenta. Gli si può dare un'occhiata senza aspettarsi i fasti di un tempo.
MEMORABILE: "Dinanzi a te, Ugo Piazza il cappello si sarebbe dovuto levare".

Renato 6/02/21 19:29 - 1648 commenti

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Inerte pastiche costruito sfruttando alcuni personaggi del film di Fernando Di Leo. Lento, contorto e mai interessante, ha i soliti difetti del cinema italiano contemporaneo, tra cui personaggi che spesso bisbigliano anziché parlare. Diverse sequenze dialettali oltretutto sono letteralmente incomprensibili, ma forse è meglio così. Misteriosa la presenza di un'attrice russa come capoclan della 'ndrangheta, ma è solo una delle tante assurdità che il film accumula per strada. Decorativa la presenza di Barbara Bouchet, doppiata.

Reeves 8/02/21 19:06 - 2152 commenti

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Il capolavoro di Fernando Di Leo dà origine a un sequel corretto, fatto con gusto ma che non riesce comunque a restituire le stesse atmosfere. Questo era evidentemente nelle intenzioni del regista, che non perde occasione per ricordarci quanto la malavita attuale sia molto meno fascinosa di quella degli anni Settanta. Simpatica la Bouchet, brava la Rappaport. Si lascia vedere con piacere.

Il Dandi 9/02/21 13:46 - 1917 commenti

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Si parte con due pesanti note di debito: misurarsi con un capolavoro intoccabile e un protagonista (belloccio e televisivo) che a meno di dare un calcio nel sedere a tutte le teorie del Mendel è impossibile immaginare come figlio del fumoso e silenzioso Ugo Piazza. Detto ciò la confezione è corretta ed è evidente lo sforzo apprezzabile di mantenere intatta l'etica dileiana, per quanto inevitabilmente risultino meno fascinosi sia il realismo documentario (come paragonare dei suv alle Giulie?) che l'aggiornamento hi-tech del colpo grosso. Siamo dalle parti di Febbre da cavallo 2.

Markus 13/02/21 08:29 - 3680 commenti

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Sono operazioni di questo genere che più evidenziano lo sconfortante deserto del cinema italiano di questi ultimi anni: c'è solo lo spunto iniziale, quello di concepire un seguito "millennial" di Milano calibro 9, ma poi si piomba in una sorta di fiction. Attori che più che recitare fanno facce, con qualche volto del cinema d'antan e un trashissimo cameo della Bouchet. Tabula rasa in regia: non c'è un solo momento di tensione e per almeno quaranta minuti non succede niente. Il torpore viene di tanto in tanto smorzato da uno sparo.

Bubobubo 15/02/21 17:40 - 1847 commenti

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Non si può uscire dal paragone con l'originale se non con le ossa disintegrate. D'Angelo sparge citazioni dirette (esemplari apertura e chiusura) e mantiene intatta la filiazione temporale (Nelly-Bouchet, Rocco Musco che rivive in un Placido dal basso profilo, Bocci avvocato rampante figlio di Ugo Piazza), giocandosi però la carta di un testosteronico guardie e ladri senza nette distinzioni di ruolo. Il risultato è comunque debole: sceneggiatura da rivedere (male inseguimenti e sparatorie, risibile la sottotrama amorosa), protagonisti poco credibili e O.S.T. davvero terribile.
MEMORABILE: La simmetria di prologo ed epilogo; Vigorosa irruzione a casa Piazza; In negativo: la terribile O.S.T.

Nando 10/03/21 14:08 - 3806 commenti

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Rinverdire i fasti del maestro Di Leo appare quasi impossibile nonostante la buona volontà; qui il prologo imita l'inizio della pellicola del maestro salvo poi virare in una guerra tra clan calabresi in cui Bocci è complice e vittima allo stesso modo. Dignitoso il ritmo anche se alcune figure sembrano totalmente inutili, vedi Boni nonostante il suo indubbio carisma e la Rappoport non sembra adeguata al personaggio. Simpatico Placido anche se anagraficamente con il vero Rocco non combacia. Finale tirato via quando forse ci sarebbe voluto qualche colpo di scena migliore.

Capannelle 10/04/21 01:57 - 4394 commenti

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Nel momento stesso in cui ti arroghi il diritto di usare le note immortali di Bacalov ti esponi a un giudizio senza sconti. E se qualche sequenza iniziale ci può stare, quello che non si può passare sotto silenzio sono lo sviluppo di personaggi poco incisivi e dalle movenze tipiche della fiction, alcune sparatorie senza senso, scene scult dove si vedono i protagonisti amoreggiare sotto tiro o la santa società che si riunisce coni politici collusi per deliberare. I mezzi c'erano, l'ambizione anche ma il contenuto è deludente e l'insieme dei personaggi compone un quadro pasticciato.

Piero68 19/05/21 14:10 - 2955 commenti

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Dovrebbe essere un sequel ma si capisce subito che in realtà è un reboot. Ma al di là delle sottigliezze è un'operazione velleitaria in cui purtroppo né la regia né la sceneggiatura e tantomeno il cast hanno gli attributi necessari a rendere interessante il prodotto. Senza contare il fatto che nelle sparatorie si sfiora il ridicolo involontario. Certe cose si potevano anche fare negli anni 70, ma dopo quarant'anni risultano semplicemente ridicole. Da salvare solo Michele Placido, grande come sempre.

Tarabas 20/05/21 15:15 - 1878 commenti

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Solo una cosa sarebbe da dire a chi ha ideato questo film: tu un remake su Ugo Piazza non lo giri a tradimento. Tu, quando nomini Ugo Piazza, il cappello ti devi levare. Il cappello ti devi levare! Il cappello ti devi levare! Pessimo in tutto, ridicolo nel cercare agganci sia narrativi (Piazza jr avvocato della mala!) sia formali, patetico in più di un frangente (il bagno al mare dopo una sparatoria in auto che nemmeno in Afghanistan), sbagliato in pressoché tutti i ruoli (ma i due protagonisti, tra cui la brava Rappoport, sono un miscasting da manuale).

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