Il mostro di St. Pauli - Film (2019)

Il mostro di St. Pauli
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Titolo originale: Der goldene Handschuh
Anno: 2019
Genere: horror (colore)
Regia: Fatih Akin
Note: Soggetto dal romanzo "Der goldene Handschuh" dello scrittore tedesco Heinz Strunk, a sua volta ispirato ai delitti commessi ad Amburgo negli anni 1970-75 da Fritz Honka.
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/08/19 DAL BENEMERITO DIGITAL
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Hiphop 3/09/19 15:12 - 63 commenti

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Tratto da una storia vera, fa del realismo la sua cifra distintiva. Le azioni sordide e criminali di un serial killer nella Germania degli anni Settanta. Il personaggio del film è laido, sporco, disturbante. Il suo universo è infetto e malsano. I personaggi di contorno ripugnanti. Il tutto decritto con bravura e realismo. Alcolizzati, prostitute, freaks, storpi, deformi. Il film colpisce duro. Bellissimo, ma consigliato a stomaci forti.
MEMORABILE: La bottiglia di vodka.

Digital 30/08/19 11:04 - 1257 commenti

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Film centrato sul famigerato serial killer Fritz Honka, responsabile, negli anni Settanta, dell’omicidio di quattro donne. Meravigliosa, eccessiva, laida, intrigante pellicola diretta con maestria da un Fatih Akin in stato di grazia. Corroborato da una forte componente ironica, riesce tuttavia a generare una considerevole tensione, con omicidi brutali dall'impatto fortemente disturbante. Dassler si supera nel ruolo dello psicopatico, sfornando una maiuscola performance attoriale. Tecnicamente inappuntabile; a un passo dal capolavoro!

Herrkinski 5/09/19 03:15 - 8052 commenti

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La prova maiuscola di Dassler nei panni del serial-killer tedesco Fritz Honka guida questa ricostruzione degli eventi che - pur con qualche licenza - resta piuttosto fedele ai fatti; a colpire è anche la riproduzione accurata dell'Amburgo periferica 70s e della casa del mostro, vero antro degli orrori che insieme alle sue malefatte e ai personaggi di contorno miserabili creano un clima di disagio, sporcizia e malessere ripugnante. La vicenda non ha grandi colpi di scena e il minutaggio è forse un po' eccessivo ma il film sortisce il suo effetto

Gestarsh99 20/01/20 16:32 - 1395 commenti

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Fa un brutto effetto l'alcool sul minus Fritz: una volta sbronzo gli vien voglia di legnar a morte e segacchiare ogni poveraccia che si trascina in casa. È come se tutti i disadattati cinematografici più deformi, lendinosi, butterati e disgustevoli - da Leatherface a Zito, da Lucker al Macellaio - collassassero all'unisono in questo scalcagnato Quasìmodo da putridèro domestico, immondo simbionte accasatosi nel corpo da adone di un Dassler (lui sì) straordinario. Pornodramedy in nero che non lievita, non evolve e ricade nel pleonasmo, dando di stomaco sempre nello stesso traboccante maceratoio.
MEMORABILE: Il "dildo-wurstel" prima adoperato e poi mangiato (!); La bimba del piano inferiore che becca Fritz a portar giù per le scale un cadavere imbustato...

Capannelle 22/01/20 23:34 - 4394 commenti

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E' laidume allo stato puro. 100% sporco e reale, riesce a definire una intera galleria di sordidi personaggi, ambienti e comportamenti sullo sfondo del quartiere a luci rosse di Amburgo. Bravi gli interpreti e se la trama nel complesso offre poche varianti (e Akin tira per le lunghe diverse scene) va detto che tutta la cornice scenografica si intona perfettamente con i caratteri dei protagonisti, che si prendono tutta la scena restituendo un quadro sociale di becera disperazione.

Jandileida 26/01/20 14:34 - 1558 commenti

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Akin cambia totalmente registro gettandosi e gettandoci nella maleodorante spelonca dell'orrore di Fritz Honka, omicida seriale nella sporchissima Amburgo di inizio anni '70. Un carillon infernale di personaggi non solo sconfitti dalla vita ma da essa completamente devastati: dal protagonista giù fino all'ultimo avventore dell'infame kneipe che l'oro ce l'ha solo nel nome, tutti vagano in un grande vuoto oleoso e senza tempo. Il regista ci va giù pesante non risparmiando nulla allo spettatore, anche se qua e là emerge un po' di compiacimento artistico.

Kinodrop 26/01/20 19:01 - 2908 commenti

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Akin ricostruisce l'ambiente che vide gli orrori perpetrati da un folle maniaco omicida nell'Amburgo degli anni '70. Ne emerge una trattazione realistica fino al disagio (per non dire altro) nella quale regnano abberrazione fisica e morale con un rimando pittorico di stampo espressionista. Anche se la scansione narrativa ha qualche ripetizione, l'efficacia di quest'horror d'autore non ci dà tregua nel coinvolgerci anche fisicamente (perfino a livello olfattivo) contrastato dalle musichette dell'epoca. Dassler crudele maschera dall'incedere instabile.
MEMORABILE: La carrellata di personaggi uno più ributtante dell'altro; La mansarda di Fritz; Il sordido bar; "Piovono" larve; L'incendio.

Taxius 29/01/20 12:10 - 1656 commenti

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Storia vera di un serial killer che nella Germania degli anni 70 fece a pezzi quattro donne nascondendo poi i pezzi in casa. Film ambientato in un mondo fatto di miseria in cui vittime e carnefice condividono la stessa situazione di degrado e alcolismo. La trama, pur essendo molto lineare, funziona e riesce a essere molto disturbante per via degli efferati omicidi e del clima di disagio che si respira. Horror grottesco che si rivela essere una gran bella sorpresa. Ottima la regia e bravo il protagonista. Notevole!
MEMORABILE: Descrizione del protagonista: è talmente tirchio che potrebbe defecare su una palla di neve e spacciarla per un profiterole.

Paulaster 21/02/20 10:31 - 4373 commenti

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Le gesta poco edificanti di un serial killer nella Amburgo degli anni 70. Togliendo i delitti, proposti con un certo realismo, manca la costruzione della storia. Non c'è antefatto né scavo psicologico del lombrosiano protagonista e la parabola termina come fosse una casualità (magari è la verità). Akin si preoccupa di più di ricreare le fetide ambientazioni e di accompagnarle con brani degni di una festa popolare. Le uniche sottotrame (il fratello, il ragazzo al bar, al lavoro) restano accennate.
MEMORABILE: La testa sbattuta sul tavolo; La festina al lavoro; La ragazza immaginata in macelleria.

Rufus68 14/03/20 00:07 - 3818 commenti

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Un film che gira a vuoto, stancamente. In realtà nulla ha da dire, a qualsiasi livello: biografico, umano, politico, psicologico. Mostrare lo squallore nel suo dato nudo e oggettivo, privo di un retroterra stilistico e ideologico preciso, non fa che produrre squallore. Assistiamo, quindi, a una ricognizione ripugnante di scene che nulla significa se non sé stessa: una collezione di laidezze. Dassler è bravo? Certo, siccome è carino e qui fa una parte da schifoso racchione dobbiamo dirgli: bravo!

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Cotola 17/03/20 20:41 - 8998 commenti

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Arriva dopo diverse pellicole simili e il clima, infatti, è a dir poco lustighiano. Ma il film è perfetto, grazie soprattutto al fondamentale contributo di scenografie e fotografia, nel descrivere ambienti e personaggi di raro laidume e povertà morale in alcuni casi o disperazione umana in altri. Equilibrato nel mostrare e non mostrare, sa però impressionare ed è comunque una pellicola marcia, violenta e che mette a disagio: obiettivi raggiunti se questi erano gli intenti di Akin. Grande prova di Dassler.

Corinne 3/04/20 13:10 - 420 commenti

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Pare di sentire la puzza di alcol, del sudiciume e della carne in decomposizione, in questa efficace rappresentazione della gesta di un serial killer fortemente ispirato al tedesco Fritz Honka. Sconvolge e disgusta senza mostrare poi tanto, intristisce per il degrado del protagonista e di chi lo circonda. Un film lontanissimo dagli stilemi di tante pellicole dal tema analogo interpretate da bellocci poco credibili.
MEMORABILE: L'appartamento del killer; Le larve.

Zampanò 17/06/20 12:46 - 381 commenti

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La putrescenza di Fritz Honka senza reticenze. Sulla miseria c'è una cappa di puzza, principale ménage estetico del film. Il patto di Akin con lo spettatore è di non tentennare. Se il mostro squarta esiste un momento in cui la bestialità accade, è forma non solo voluttà. E il regista indugia su siffatta crudele empatia. Fa bene: senza non si capirebbe. Ma non si riduce ai coltelli: i giorni di Honka (Dassler superlativo) sono un antinferno etilico collegiale in posti dalle tinte incresciosamente brillanti. Akin non si rintana nel genere, racconta una storia, e la racconta tutta. 
MEMORABILE: Fritz sogna la giovane bionda citando American Beauty ma in macelleria.

Thedude94 30/09/20 01:51 - 1084 commenti

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Film crudo, ben diretto da Akin, che non si tira indietro e mostra le crudeltà di un uomo solitario alle prese con diversi problemi sociali e psicologici. Qualcosa come ad esempio il make-up, forse un po' troppo eccessivo, può lasciare perplessi, ma nel complesso il risultato della sceneggiatura e delle prove attoriali rende più che soddisfatti; infatti Dassler si cala benissimo nel ruolo del protagonista, sia fisicamente che mentalmente, e stupisce per la sua bravura inaspettata. Molto belle le scenografie "schifose" dei luoghi cardine del film, cioè il bar e l'appartamento.

Anthonyvm 1/04/21 15:55 - 5612 commenti

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Di rado nel cinema sui serial killer (a parte i soliti Maniac e Henry) si riesce a dare alla quotidianità di un assassino, al suo aspetto, agli ambienti che frequenta, alle nefandezze che commette, un tocco davvero convincente di decadenza, sia morale sia fisica, abbracciando il realismo senza sfociare nel documentarismo. Akin unisce squallore verista, violenza brutale, tocchi grotteschi e sprazzi surreali mantenendo un equilibrio efficacissimo. Ottimo Dassler, il cui riuscito make-up imbruttente è tradito solo da alcuni scorci del fisico atletico. Marcio, senza fronzoli: da vedere.
MEMORABILE: Le laide alcolizzate che Fritz si porta in casa; Fritz spacca un bicchiere stringendolo nel pugno; La testa sbattuta sul tavolo; I vermi dal soffitto.

Schramm 6/06/21 19:55 - 3490 commenti

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Lo schifotronico microcosmo dell'amico Fritz sembra volersi elevare a ideale sineddoche, protesi e corte di cassazione della mittle-europa postbellica (alzi la mano chi non ha notato una traversa somiglianza tra Dassler e Adolfo). Luoghi corpi volti personaggi quali rifrazioni immondezzal-obitoriali di Honka, la cui catacomba abitativa è a sua volta sfacciata metafora della nazione tutta. In heavy rotation, Akin si dà all'accumulo seriale di tomografie di una necrosi storica, spirituale, sociale e urbana capace di assurgere a gesamtkunstwerk. A noi, là sotto, soccombere di disagio.

Fedeerra 22/08/21 02:47 - 770 commenti

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Bizzarro ritratto di un serial killer enfatizzato perlopiù dai personaggi di contorno: derelitti umani devastati dall’alcolismo e senza legami affettivi. Akin si dimostra un cinico narratore, devia l’empatia verso il disgusto e dipinge una società priva di respiro etico. La cornice è quella della Germania degli anni di piombo, cupa, teatrale e dilaniata dal terrorismo. Ottima la ricostruzione scenografica.

Daniela 24/04/22 23:59 - 12606 commenti

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In un quartiere di Amburgo, un alcolizzato semi-analfabeta attira nel proprio appartamento le donne alla deriva, le brutalizza e le smembra i corpi... Il regista mostra l'omicida come un parente stretto del Maniac brutto, sporco e cattivo di Lustig, concentrandosi unicamente sugli aspetti più degradati e laidi della storia. Questo si traduce probabiimente in una maggiore aderenza ai fatti raccontati  ma appiattisce sullo stesso piano vittime e carnefice: un approccio discutibile che finisce per rendere questo film disturbante, l'equivalente di una sonata basata su un'unica nota.
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  • Discussione Digital • 30/08/19 11:05
    Portaborse - 3973 interventi
    Buio, fiondati al cinema! Questo è il TUO film.
  • Discussione Buiomega71 • 30/08/19 11:19
    Consigliere - 25892 interventi
    Digital ebbe a dire:
    Buio, fiondati al cinema! Questo è il TUO film.

    La multisala della mia zona ( che non è vicinissima) proietta per lo più blockbuster, difficilmente questo tipo di cinema più di " nicchia "

    Mi rifaro', sicuramente, con l home video.
  • Discussione Digital • 30/08/19 11:24
    Portaborse - 3973 interventi
    Buiomega71 ebbe a dire:
    Digital ebbe a dire:
    Buio, fiondati al cinema! Questo è il TUO film.

    La multisala della mia zona ( che non è vicinissima) proietta per lo più blockbuster, difficilmente questo tipo di cinema più di " nicchia "

    Mi rifaro', sicuramente, con l home video.

    Peccato, fortunatamente a Pisa, certe chicche si trovano!
    Non vedo l'ora di leggere il tuo commento!
  • Curiosità Daniela • 30/08/19 13:16
    Gran Burattinaio - 5925 interventi
    Soggetto dal romanzo "Der goldene Handschuh" dello scrittore tedesco Heinz Strunk, a sua volta ispirato ai delitti commessi ad Amburgo negli anni 1970-75 da Fritz Honka.

    Sulla figura di questo serial killer si può leggere qui (lingua inglese).
  • Discussione Didda23 • 30/08/19 16:13
    Contatti col mondo - 5798 interventi
    Akin è regista molto interessante. Pellicola, per certi versi, imperdibile.
  • Discussione Gestarsh99 • 27/01/20 19:50
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Al tempo un cui il film uscì, spizzicando un po' il contenuto della trama e guardando in rete il trailer mi erano istintivamente balzate all'occhio curiose analogie con un giallo iberico del passato distantissimo per qualità e finalità:
    Sette cadaveri per Scotland Yard (1972).
    Roba assurda, lo so.
    Poche ma buone le similitudini tecnico-contenutistiche fra le due opere:

    - anno di produzione (1972) sovrapponibile al periodo di attività omicida del vero assassino Fritz Honka;
    - un protagonista tozzo, storpio, alcolizzato, spesso vestito con una giacca di pelle marrone, frequentatore di locali in cui si beve molto;
    - parallelamente, per le strade, un serial killer di prostitute che si dà alla pazza gioia (Jack el destripador de Londres è infatti il titolo originale spagnolo).

    Vabbè, pensai, sono elementi abbastanza comuni, coincidenze rintracciabili in una miriade di pellicole differenti. E la cosa finì lì.

    Lo stupore maggiore è sorto poi quando ho effettivamente visionato il film di Akin; con mia grande incredulità infatti, una delle primissime scene girate all'interno del palazzo in cui vive il maniaco mostrava quanto segue: INIZIO SPOILER la bimba che abita al piano inferiore rispetto a quello del mostro è ferma sull'uscio di casa, forse ha sentito degli strani rumori provenire dal piano di sopra, e attende incuriosita cercando di capire cosa stia realmente accadendo e chi mai stia venendo giù per le scale (i rumori sono da addebitare al maniaco Fritz, fresco di uccisione...) FINE SPOILER.

    Ebbene, una scena simile (SPOILER con la bimba ferma sull'uscio al piano inferiore SPOILER) è presente anche nel predetto
    Sette cadaveri per Scotland Yard:

    INIZIO SPOILER

    - Sette cadaveri per Scotland Yard

    - Il mostro di St. Pauli

    FINE SPOILER


    Lo so, sono analogie probabilmente capziose ma mi andava di segnalare ugualmente questa particolarità rilevata.
    Ultima modifica: 27/01/20 20:25 da Gestarsh99
  • Curiosità Daniela • 25/04/22 00:33
    Gran Burattinaio - 5925 interventi
    Il film si ispira ad una serie di delitti avvenuti nella città di Amburgo nel periodo 1970-1975 di cui si rese responsaile Fritz Honka, un serial killer che ha ucciso almeno quattro donne, tutte incontrate nel pub The Golden Glove nel quartiere di St. Pauli.
    Honka aveva una corporativa gracile e un volto reso sgradevole dai tratti marcati, dallo stranismo e dalla dentatura irregolare, tutte caratteristiche rese in modo mimetico dal giovane attore tedesco Jonas Dassler che nella realtà è invece molto attraente.

    Sulle vicende del serial killer si può leggere qui.