Tina (Andreozzi), fidanzata con Gianni (Lillo), sogna da anni un figlio che i due non riescono ad avere in nessun modo; sua sorella Livia (Gerini), al contrario, ne avrebbe tutte le possibilità ma ha deciso di farsi chiudere le tube. Al loro ginecologo (Fresi) viene così un'idea: perché non fecondare ovulo e spermatozoo di Tina e Gianni nel corpo di Livia? In Italia è vietatissimo, ma i nostri decidono di fregarsene e di nascondere la cosa con i dovuti accorgimenti. L'esordio alla regia di Michela Andreozzi affronta temi non certo nuovi nemmeno per la nostra commedia, ma lo fa senza approdare a quella comicità sguaiata che spesso domina nella commedia italiana di oggi. Con tocco tutto femminile...Leggi tutto anche nel gestire argomenti cari ai maschi (le crisi che inevitabili sopraggiungono tra Livia e il suo compagno così come tra Tina e Gianni), la Andreozzi affida a Fresi il compito di interpretare il non facile ruolo del ginecologo gay con due figli e convivente a carico ("Disoccupato? No, libero professionista") e trova in una Gerini sempre spontanea e autentica la partner ideale con cui portare avanti una maternità a due (Tina si deve far vedere in giro col pancione e Livia coprirlo con nonchalance). Entrambe avranno modo di riscoprire l'affetto dell'una per l'altra con i loro compagni che non sembrano combinarne una giusta; a cominciare da Gianni, beccato con foto compromettenti sul telefonino, mentre Fabio (Pasotti) si sfoga contro l'egoismo di Livia piantandola in asso e dandosi all'alcol. Femmine contro maschi in definitiva, con questi ultimi riuniti nella stanza d'un motel trasformata in una sorta di comune quando pure Nicola, il ginecologo, viene cacciato dal suo convivente. Il più comico, per sua natura, è Lillo, i cui atteggiamenti cozzano un po' con l'approccio maturo scelto dal film ma aiutano ad incrementare il fattore divertimento. Fresi gli è subito dietro ma con meno esagerazioni; Pasotti è il più contenuto, destinato a riportare il film nell'alveo di una velata critica alle leggi attuali (lasciata alle invettive di Tina nel finale). Brava Paola Tiziana Cruciani rude ostetrica, decisamente sopra le righe il personaggio di Vanni (Tiberi), il fratello bacchettone delle due malvisto pure dai genitori (“Ti avevo portato a quattro anni a vedere Berlinguer, ti leggevo Marx per farti addormentare... e sei uscito così”); segno di qualcosa che non sempre gira perfettamente, com'era prevedibile (si veda anche la parentesi di Livia violoncellista gravida su Youtube, buttata lì senza un vero perché). Però il film è fresco, spassoso, ritmato, recitato convintamente (la Gerini svetta, quando è in scena si mangia tutti) e un occhio sulle imperfezioni si può chiudere. Anche perché è ammirevole l'equidistanza tenuta dalle due posizioni: si rispetta chi i figli li desidera e chi al contrario preferisce non averne mettendo costantemente in luce le ragioni dell'uno e dell'altro: un atteggiamento maturo e illuminato.
Felice debutto alla regia per Michela Andreozzi, che per l'occasione punta tutto sul clou della femminilità: il desiderio di maternità. Un taglio forse scontato per una regia di donna, ma che l'attrice/commediografa romana riesce a rendere piacevole attraverso una divertita e spesso divertente combinazione di situazioni limite ai fini dello spettacolo (l'impiego di qualche "romanità" funziona sempre), ma senza rinunciare a qualche stralcio di verità non banale. Molto bene in parte la Gerini. Il comparto maschile ne esce un po' malridotto...
MEMORABILE: "Non dico di diventare comunista, ma almeno un cinquestelle"; "Non sono cazzi miei, ma mi sembrano amari".
Gradevole commedia, dall'impianto semplice e dall'idea abbastanza originale per dare origine a una girandola di situazioni simpatiche ma realistiche. Mancano veri guizzi, ma il ritmo è veloce e la sceneggiatura costruisce dialoghi simpatici con battute che spesso vanno a segno. Molto brava la Gerini, mentre la Andreozzi funziona più come autrice che come attrice. Reparto maschile in ombra, forse col solo Fresi a brillare davvero nel ruolo del ginecologo gay. Non male.
Commedia sulla maternità surrogata che offre uno spaccato abbastanza veritiero con situazioni talvolta simpatiche nonostante un finale che avrebbe meritato una lieve marcia in più. In parte la Gerini, meno la Andreozzi che però mostra qualche capacità registica. Tra gli uomini simpatico Lillo mentre Pasotti appare totalmente inutile; meglio il ginecologo Fresi.
Un plauso alla Andreozzi che al suo primo lungometraggio non sbaglia praticamente quasi nulla. E in più partecipa anche alla stesura del soggetto e della sceneggiatura, scegliendo come argomento la maternità; compreso quella delle coppie gay. Ovviamente è una commedia e come tale va considerata, ma nel nostro disastrato paesaggio, dove la fanno da padrona pellicole pecorecce e/o volgari, questa è davvero un fiore nel deserto. Non è che si rida a iosa. Anzi, le uniche vere battute vengono quasi tutte da Lillo e da Fresi. Ma a me ha divertito.
MEMORABILE: L'autocitazione di Fresi a Romanzo criminale il film, dove Fresi faceva er secco, ovvero il cassiere della banda.
Il film parte bene anche grazie a uno spunto narrativo niente male. Poi però perde gran parte del brio iniziale e vira verso un finale caratterizzato da un eccessivo perbenismo e da un sentimentalismo a buon mercato. Nel cast spiccano un'ottima Gerini e Fresi, che si conferma interprete di livello, il resto degli attori è meno incisivo. Complessivamente un film godibile ma che sa di occasione sprecata, considerandone le potenzialità e lo svolgimento un po' fiacco.
La maternità surrogata è un tema molto scottante in Italia e in questo film viene trattato con le giuste accortezze, senza schierarsi troppo da una parte o dall'altra della questione. Michela Andreozzi confeziona un film ben interpretato da tutto il cast che è una dichiarazione di libertà a tutto tondo. L'opera, pur essendo considerata una commedia, offre spunti di una notevole drammaticità che viene ogni tanto mitigata da qualche battuta di Lillo. La seconda parte è però tirata un po' troppo per le lunghe e il finale lo si vive come momento liberatorio.
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Ahah non fatico a crederti, ma a me hanno molto divertito!
DiscussioneZender • 14/10/17 18:48 Capo scrivano - 5 interventi
In realtà spesso i momenti memorabili vanno pensati in un contesto che ovviamente non è possibile specificare per intero. Quindi può capitare che una frase estrapolata così non abbia lo stesso impatto che ha invece nel film.