Ultimi luoghi da "La casa dalle finestre che ridono"
28 Luglio 2008
La situazione al via delle ricerche: di queste ultime location non parlava nessuno o quasi: la soffitta si riteneva fosse a Bologna.
Quando completai lo studio delle location della
Casa dalle finestre che ridono, un anno fa, dopo aver incontrato numerose difficoltà tra complesse ricerche su internet e in loco per venire a capo della questione, mai avrei immaginato di potermi spingere oltre e trovare l'introvabile. Tutto merito di
Cesare Bastelli (l’aiuto di Avati nel film), che un paio di mesi fa mi aprì orizzonti sconosciuti in quanto, avendo personalmente scelto per Avati molte location, mi svelò i luoghi in cui erano state girate scene che mai avrei potuto da solo scoprire dove fossero state girate.
Chiesi allora a lui come vennero scelte, le location del film. Mi rispose che
Avati non partì non con un’idea precisa di luoghi... genericamente immaginava per la sua
storia qualcosa del basso ferrarese, del Delta, di quei luoghi suggestivi e un po’ misteriosi fra cielo, campagna e mare, ma senza conoscenze specifiche. D'altronde
Cesare, che viveva a
Bologna ma che prima delle riprese de
“La Casa” aveva lavorato con una giovane compagnia teatrale che batteva anche i paesi della “bassa” e aveva conosciuto una ragazza di
Pieve di Cento, aveva già portato a Cento Pupi per il film
La Mazurca del barone, della santa e del fico fiorone. Si erano trovati bene e tornarono così all'
Hotel Castello (le cui foto, insieme a un gustoso aneddoto, trovate nel precedente speciale sulle location del film) anche per
La Casa dalle finestre che ridono... Diventarono amici di
Nando Orlandi della trattoria "
I Tarocchi" (a
Minerbio) e lui li ospitò nella sua mansarda per le scene dei titoli di testa e per quando si scopre il cadavere di
Buono Legnani nel vetro (quel pupazzo lo chiamavano scherzosamente il
ragionier Camomilla...): per renderlo più spaventoso ci mettevano dentro i vermetti dei pescatori.... Vicino alla trattoria di
Orlandi (che nel film interpreta il ruolo del maresciallo) c'era il castello di
San Martino: il giovane figlio dei proprietari divenne dopo le riprese un grande amico di Cesare e in seguito lavorò anche un po’ nel cinema. Fu
Orlandi a suggerire quel castello e la chiesa di
San Giovanni in Triario, sempre lì vicino, e fu così per quello che il film venne girato fra
Cento e
Minerbio. Poi invece per gli esterni più "paludosi" il gruppo si trasferì in un albergo del
Lido delle Nazioni e lì attorno si girò a
Comacchio, Ca’ Venier ecc.
Passiamo ora all’analisi minuziosa delle location utilizzate nel film, saltando l’incipit nella cupa soffitta sulla quale torneremo in seguito.
1. L’ARRIVO IN TRAGHETTO (Zender)Partiamo con l’arrivo al paese di
Stefano (Capolicchio), che vediamo sul traghetto “
Sandro” sbarcare in uno spiazzo dove viene prelevato da
Coppola (Cavina) e
Solmi (Tonelli). Il traghetto è quello che andava all’epoca da
Porto Tolle a
Ca’ Venier, oggi soppresso e sostituito da un pratico ma molto meno affascinante ponte costruito lì nei pressi. Lo spiazzo, del tutto abbandonato, esiste comunque ancora ed è proprio di fronte a
Ca’ Venier. A prendere le valigie a F
rancesca (Marciano) arriva un facchino vagamente somigliante a
Pizzirani e che invece era il sarto del paese, scovato proprio lì e utilizzato come comparsa.
Le foto del luogo oggi le trovate (sono la numero 2 e 3) nel nostro
precedente speciale sul film.
2. IL VIAGGIO IN AUTO VERSO LA CHIESA (Zender)Solmi e
Coppola accompagnano
Stefano sul luogo di lavoro (la chiesa) mentre
Francesca e il sarto passano sopra un ponte di barche. Quel ponte di barche dice
Cesare che “NON è un ponte di barche che attraversa un fiume, perchè c'è tutta vegetazione alta attorno; era come un DEPOSITO di tronconi di ponte di barche, ‘PARCHEGGIATO’ proprio lì vicino all'arrivo del traghetto... in disuso. Ricordo alcuni barconi (in cemento) semiaffondati. Erano dei monconi, dei pezzi accatastati in riposo, qualcosa del genere... Mi sembra inoltre di ricordare che quel TRATTO di ponte di barche fosse proprio lì dietro dove si vedono avviarsi Francesca e il facchino mentre Stefano e gli altri prendono l’auto. Questi ultimi passano per una città che capiamo subito essere
Comacchio per via del porticato del convento dei cappuccini che sfila alla loro destra e che c’è ancora in via Mazzini. Lo potete osservare nella FOTO 5 del nostro
precedente speciale sul film.
Poi ancora qualche squarcio di Comacchio (i canali, i ponti...) e infine l’arrivo alla chiesa.
3. LA CHIESA (Zender)Come già ampiamento scritto e detto si tratta della chiesa di
San Giovanni in Triario, a pochi chilometri da Minerbio. Poco da aggiungere quindi, se non che nella scelta ebbe parte importante
Nando Orlandi della
Trattoria "i Tarocchi". La chiesa, il cui campanile venne abbattuto in epoca fascista, è oggi sede del museo della religiosità popolare. Praticamente identica ad allora, ritrovate la chiesa nelle foto 9/10/11/12/13/14/15/20 del nostro
precedente speciale sul film.
L’interno, per una volta, corrisponde all’esterno. La chiesa è proprio quella, insomma. L’affresco di
Legnani era nella prima nicchia a destra (oggi ovviamente non ne esiste più traccia).
4. L’ALBERGO ITALIA (C. Bastelli, Zender)Stefano soggiorna all’albergo Italia, che inizialmente vediamo solo nella sua parte interna (le scale, il pianerottolo, la stanza...). L’interno si trova a
Cento, una porticina di fianco al
Bar Italia in c
orso Guercino, oggi chiusa e inaccessibile (da anni ormai), mentre lo stesso dentro allo stesso
Bar Italia venne ricostruita la hall (con il bancone, il telefono, ecc.). L’esterno invece è a
Comacchio, in
via Fogli 7. Più precisamente, lì c‘è il portone dal quale esce la vecchina (
Ines Ciaschetti) a vedere la caduta di Mazza, come si vede nella foto 4b del nostro
precedente speciale sul film.
In definitiva 3 location diverse per mettere in scena il medesimo albergo. Un record?
5. TRATTORIA “ALLE TERME” CAV. O. POPPI (Zender)Anche di questa affascinante location inserita nello splendido castello di
San Martino in Soverzano (o castello dei Manzoli) vicino a
Minerbio si è già detto tutto nel
precedente speciale sul film (foto 6/7/8/17).
Il luogo, da tempo immemorabile e fino a non tantissimo tempo fa, era davvero una trattoria alle porte del castello. Oggi non esiste più. Il castello inoltre, essendo privato, è chiuso al pubblico. Aggiungiamo, per concludere, che il famoso e ingannevole
cartello “Boccasette” (posto sul tronco di un albero nelle scene in cui si vede la trattoria) di cui si parlò e che inizialmente ci deviò dalla corretta indagine, è opera proprio di
Cesare Bastelli, che in proposito ricorda: “Sì, Pupi mi chiese il nome di una località del Delta ed io mi rammentai di
Boccasette perchè anni prima, da studente, volevo girare un filmino da quelle parti e avevo fatto un sopralluogo.”
6. PIZZIRANI E LE ANALISI (C. Bastelli)Il luogo in cui
Mazza (Pizzirani) compie le analisi ed è lì con
Stefano (verranno raggiunti presto anche da
Solmi) pare essere, anche considerando le didascalie aggiunte alle foto di scena scattate da
Cesare, nelle valli di
Porto Caleri, sopra ad
Albarella, vicino a
Rosolina mare. Un posto ancora più a nord rispetto a
Ca’ Venier, che venne utilizzato anche nelle scene in cui
Stefano è a pesca con il prete (vi si riconosce, sullo sfondo, la stessa casa semiditrutta immersa nell’acqua).
7. LA CASA DEI QUADRI DI LEGNANI (C. Bastelli)L’appartamento in questione, così come buona parte degli interni del film, vennero girati nelle stanze di
Casa Carpeggiani, un edificio antico, arredato con mobili d'epoca in
corso Guercino a
Cento che sta proprio di fronte al
Bar Italia di cui si è parlato sopra. Vi abitava la
signora Carpeggiani. Ricorda
Cesare: “Lì dentro abbiamo girato l'ambiente dove
Capolicchio fa l'amore con la maestra dai capelli rossi, l'ambiente della scena in cui la Marciano apre la porta a
Capolicchio, l'ambiente in cui
Andrea Matteuzzi tiene la galleria di quadri di
Buono Legnani. Sempre lì girammo anche gli sceneggiati
Jazz band e
Cinema!!! Pesantemente ristrutturata oggi, dall’esterno non pare una delle case più eleganti del corso, ma è a due passi dalla piazza.
8. LA CADUTA DI ANTONIO MAZZA (Zender)Siamo in pieno centro a
Comacchio, all’angolo con
via Fogli. Proprio mentre sopraggiunge
Stefano, Mazza precipita dall’alto. Dal portone del civico 7 uscirà la vecchina dell’
albergo Italia mentre accorreranno anche due camerieri (uno dei quali lavora ancora al bar Ideal). Il palazzo della caduta, ancor oggi facilmente riconoscibile, lo trovate nella foto 4 del
precedente speciale sul film.
A proposito di queste scene
Cesare ricorda un aneddoto già ricordato più volte anche da
Avati (e pure dal barista dell’
Ideal): “la notte che girammo, le campane del campanile si misero a suonare da sole: era il
terremoto del Friuli”. Questo ci permette di stabilire che quella notte era esattamente il 6 maggio 1976.
9. STEFANO E IL MARESCIALLO NELLE VALLI (C. Bastelli, Zender)Si passa ora alle
valli di Comacchio, dove troviamo
Stefano a colloquio col maresciallo (
Nando Orlandi), che si porta dietro la bici. Sullo sfondo si vede una casa immersa nell’acqua. A proposito di quella casa, che alle
Valli ben conoscono e vi spiegheranno subito perché, sempre
Cesare ricorda: “Quella casa è un falso! Fu fatta costruire a una cooperativa di Ravenna dal regista
Giuliano Montaldo che stava, contemporaneamente a noi, girando il film
L’Agnese va a morire: era la copia esatta di una casa del ravennate dove avevano girato. L'intenzione era quella di farla poi saltare per una sequenza in cui i nazisti allagano un rifugio di partigiani. La scena non venne mai girata e la casa è rimasta lì. Ricordo che sapemmo che
Montaldo si arrabbiò per via del fatto che noi inquadrammo la sua casa...”. La casa è infatti notissima e oggi ormai del tutto in disfacimento (anche perché non ne vennero costruite le fondamenta, dal momento che sarebbe dovuta saltare in aria di lì a poco). Nella foto ne vedete anche un primo piano che fa capire le pessime condizioni in cui versa.
10. IL PONTE DI FERRO (C. Bastelli, Zender)Dopo un suggestivo giro per le valli (siamo nei pressi, davanti, alla ex stazione dei guardiacaccia con edificio con radar...)
Stefano vede passare
Francesca e i suoi scolari su un ponte di ferro. Il ponte di ferro è quello più piccolo dei due vicini che stanno all’ingresso delle
valli di Comacchio, sempre nella zona della casa “di
Montaldo”. Quello maggiore verrà invece utilizzato nella scena in cui viene ritrovato in acqua
Coppola, verso la fine del film, con la polizia tutt’attorno.
11. LA VILLA DELLE SORELLE LEGNANI (Zender)Forse la location più celebre e prima ad essere portata alla luce molti anni fa. Come scritto e ripetuto si tratta della
villa Boccaccini, vicino al
Lido degli Scacchi (
Comacchio). Fino a un anno fa ci si poteva avvicinare senza problemi, oggi davanti al sito c’è un cancello chiuso che impedisce il passaggio. “
Villa Boccaccini”, ricorda
Cesare, “fu trovata per caso, girando per quei luoghi in un auto il cui equipaggio era formato da
Nando Orlandi alla guida,
Pupi Avati, suo fratello
Antonio e il sottoscritto.
Boccaccini era un signore molto distinto e un po’ stravagante (e forse di origini nobili) che viveva a
Torino e il cui figlio faceva l'attore (lavorò in seguito in
Jazz band, si chiamava
Guido De Carli).
Boccaccini, da noi interpellato, volentieri venne a
Comacchio da
Torino e ci mise a disposizione la sua villa per le riprese”. La villa è stata ampiamente fotografata all’interno del
precedente speciale sul film nelle foto 1/18/19.
12. LA SOFFITTA DELLA VILLA (C. Bastelli, Zender)Com’è noto, la soffitta non era in realtà all’interno di
Villa Boccaccini ma in tutt’altro posto, a chilometri e chilometri di distanza. E’ infatti grazie alla gentilezza estrema del figlio di
Nando Orlandi che siamo riusciti a vederla e fotografarla oggi. Ricorda
Cesare: “
Nando Orlandi, grande nostro amico e ristoratore, gestiva il ristorante "
i Tarocchi" a
Minerbio (vicino alla chiesa e al castello di
S. Martino dei Manzoli, ecc.), faceva l’attore e nel film è il maresciallo”. Il figlio lo ricorda ancora molto affettuosamente e ne conserva ancora i cimeli (le foto di scena, i ciak dei film...). Salire all’ultimo piano della trattoria significava avvicinarsi a un luogo “sacro” del cinema: la soffitta in cui le
sorelle Legnani macellavano le loro vittime per permettere al fratello pittore di ritrarle al momento del trapasso.
La stretta scala che conduce alla soffitta è immediatamente riconoscibile, e all’entrata ci si meraviglia di quanto il luogo appaia ora molto meno minaccioso di un tempo. D’altra parte nel frattempo quella mansarda ha anche ospitato una galleria d’arte e di conseguenza non è più polverosa, scarna, cupa. E’ invece ricca di ritratti, ricordi, libri...
Pierluigi ricorda di quando dovettero spostare l’armadio sulla trave principale per esser certi che il pavimento reggesse il peso del contenitore d’acqua che ospitava il cadavere di
Legnani (o
“ragionier Camomilla”, come lo chiamavano tra amici). E’ per questo che ogni tanto l’armadio cambiava di posto! Per non gravare troppo sul pavimento! La struttura della mansarda, con le sue colonne piazzate un po’ ovunque, è sempre la stessa, naturalmente, e vi sono ancora conservati oggetti usati al tempo come la parte superiore di una cancellata, che vedrete nelle foto e che nel film venne utilizzata per rendere ancora più minaccioso il luogo.
13. IL CASOLARE DALLE FINESTRE CHE RIDONO (C. Bastelli, Zender)Avendo dedicato a questo luogo importantissimo, nel film (il titolo viene da qui, non dimentichiamolo), un intero speciale, è qui inutile aggiungere altro. Non possiamo che specificare che è a due passi da
Malalbergo e rimandarvi al
suddetto approfondimento, in cui si ricostruiscono gli ultimi vent’anni della casa attraverso i ricordi di chi vi visse veramente.
14. LA CHIATTA E IL FLASHBACK DI GIOVENTU’ (Zender)Stefano e
Coppola si fermano su una sorta di chiatta e
Coppola ricorda la sua gioventù. I due sono su un pontone nelle valli di
Comacchio, stando alla memoria di
Cesare, ma di certo quel pontone non esiste più in quanto non si tratta di “chiatte” fisse ma di imbarcazioni che si spostano di volta in volta. Ciò che a noi interessa è invece il flashback in cui
Coppola ricorda la sua infanzia e il momento in cui sua madre “tirava gli ultimi” davanti a
Legnani intento a ritrarla: una scena di mezzo minuto per la quale
Avati e la troupe lavorarono dalle 8 alle 14 del pomeriggio. E’ colui che interpretò Cavina bambino (
Pierugo Capelli, incontrato per puro caso in un bar di
Minerbio) a ricordarlo: “Stavo giocando a pallone lì coi miei amici quando mi si avvicina qualcuno che mi chiede se sono interessato a girare un film. Dico di sì. Chiedono a mia madre se avevo qualche vestito meno moderno e mia madre alla fine ritrova la magliettina in lana che mi si vede indossare nel film. Abbiamo lavorato 6 ore, per quel mezzo minuto, perché naturalmente il regista non si accontentava facilmente del risultato.” Il padre di
Pierugo ci ha accompagnati nel luogo esatto dove venne girata la scena e immaginate la nostra sorpresa quando apriamo la porticina di quello che sembra un piccolo ripostiglio e diamo un’occhiata: saran tre metri per tre! Impossibile che avessero davvero girato la scena lì! Eppure anche il figlio di
Orlandi, poi consultato, conferma: il posto è proprio quello, scelto perché sul fondo vi esisteva ancora la vecchia vasca che usavano le lavandaie. Le cose però non tornano. Solo una volta a casa capiamo come venne girata la scena:
Avati fece coprire la parte del minuscolo cortile davanti al ripostiglio (dove nel film si vedono le due donne stirare) in modo che sembrasse al chiuso. Da lì Pierugo apre la porta ed entra nel ripostiglio. E’ molto curioso infatti notare come la stanza in cui muore la madre di Coppola abbia una finestra che dà sull’interno! Ecco spiegato il motivo: quello che pare ancora interno in realtà è esterno! Il resto della magia lo compiono gli obiettivi delle cineprese. Incredibile!
15. LA DROGHERIA (C. Bastelli, Zender)Stefano raggiunge in bici una drogheria del paese e, dopo un momento di indecisione, domanda al droghiere se vende acido muriatico. Quell’uomo “era
Arrigo Lucchini”, racconta ancora
Cesare, “un attore dialettale noto a
Bologna. Esiste ancora una compagnia dialettale amatoriale col suo nome. Lui è morto, ha fatto parecchi film con Pupi. La drogheria era a
Comacchio. Anzi, forse non era una drogheria e la trasformammo noi”. La memoria lucida di
Bastelli ci aiuta ancora una volta e in
via Mazzini, la stessa via dove proseguendo si trova il convento dei cappuccini che si vede quando
Coppola, Stefano e Solmi sono in taxi, pur con una certa difficoltà data dal cambiamento degli infissi, troviamo il posto: è una porta qualsiasi, al civico 49. E’ cambiata abbastanza ma la riconosciamo dal fregio sopra il portone e dal sottoportico che sta in controcampo nel film. Fortuna vuole che qualcuno ci apra il portone e ci mostri l’interno: non c’è dubbio che il posto sia quello, visrto che si riconosce ancora la porticina che nel film si vede spuntare dietro al droghiere. Ora è un semplice ripostiglio, zeppo di oggetti di ogni tipo e ovviamente senza alcun bancone in mezzo...
16. L’ULTIMA FUGA (Zender)Stefano in sidecar torna a
Comacchio per bussare alle porte di gente che non si decide né a rispondere né tantomeno ad aprirgli. Dov’è? Non è stato immediato da capire perché l’inquadratura è ingannevole e il palazzo inquadrato è ripreso da sotto il ponte, da una barca, per cui mostra portoni che non si riuscivano a far combaciare. Poi si è capito: siamo di nuovo in via Fogli, a due passi dall’entrata del fittizio
albergo Italia. Il palazzone dalle imposte chiuse è malconservato oggi come allora, mentre il versante è quello opposto a quello dell’albergo. Ricorda
Cesare che "il Capolicchio che si vede sanguinante scendere dalla moto e chiedere
aiuto è in realtà
Federico Franchini. E' un mio caro amico da quei giorni, perchè prima non lo conoscevo. Per ventura lui possedeva il sidecar (era di suo nonno) che sarebbe diventato quello di Cavina e della fuga finale di Capolicchio. Da quasi un anno
Federico (che dopo avermi conosciuto lavorò un po' nel cinema come organizzatore, tanto per dire come il cinema abbia questo potere di reclutare e coinvolgere le persone più
disparate, anche quelle che mai e poi mai ci avevano minimamente pensato...) è in Australia, nel tentativo di cercare una alternativa alla un po' nebbiosa vita della provincia ferrarese...".
Con questo speciale si conclude (salvo interventi dell’ultim’ora) il discorso relativo alle location di un film visivamente tra i più coinvolgenti e affascinanti di sempre. Oltre a ringraziare, come sempre,
Cesare Bastelli (la cui disponibilità è andata una volta di più ben oltre lo sperato) e il cortesissimo
Pierluigi Orlandi (altra persona di straordinaria disponibilità che ci ha anche mostrato le foto di scena da lui scattate a suo padre durante il film, come quella che vedete al punto 9), vogliamo qui ringraziare anche i
fratelli Avati, che si sono rivelati persone di gentilezza estrema e forse non ancora del tutto consci di aver creato, con
La casa dalle finestre che ridono, un’opera in grado di trascendere il genere e che tuttora (anzi, forse più oggi di ieri) suscita in moltissimi appassionati sensazioni difficilmente riscontrabili in altri film. La scelta di girare un thriller in luoghi assolutamente non convenzionali ha premiato, l’aver azzeccato location perfette all’interno di paesaggi magnifici ha permesso al film di restare fortemente impresso nelle memoria collettiva.
- Si rimanda all'approfondimento sull'inquilino della casa per leggere la storia completa del casolare sul quale vennero disegnate le bocche.
- Si rimanda all'approfondimento sulle location per vedere le foto di oggi relative alle prime location trovate nel film.
- Si rimanda all'approfondimento sulle foto di scena per vedere un buon numero di foto di scena inedite scattate dall'aiuto regista Cesare Bastelli.
ARTICOLO INSERITO DAL BENEMERITO
ZENDER
30 Aprile 2009 05:05
19 Ottobre 2011 17:31
9 Febbraio 2012 01:09
Complimenti!
3 Giugno 2012 16:21
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