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Tutti i commenti e le recensioni di Cesare deve morire

TITOLO INSERITO IL GIORNO 4/03/12 DAL BENEMERITO PAULASTER
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Rebis 30/03/12 17:32 - 2500 commenti

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Nel carcere di Rebibbia a Roma va di scena il "Giulio Cesare" di William Shakespeare: l'universalità del testo scespiriano dischiude nei detenuti del braccio di Alta Sicurezza una catarsi confessionale, uno spazio evasivo in cui riversare e dichiarare se stessi. L'accorata - spesso sbalorditiva - partecipazione emotiva dei carcerati è il punto di forza di un docufiction d'interesse eminentemente sociale, che sceglie un taglio scabro, persino banale (l'uso del colore e del bianco e nero è pedante), che rischia di appiattire i suoi assunti umanitari in una chiusura troppo didascalica. Impegnato.

Paulaster 4/03/12 15:03 - 4958 commenti

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Messa in scena del "Giulio Cesare" in chiave galeotta. Provini, prove, spettacolo e conclusione. In un bianco e nero doloroso la finzione teatrale è efficace, aiutata dall'interpretazione dialettale dei reclusi. Forzata invece la parte di finzione cinematografica, che storpia il girato dalla dimensione di verità. I Taviani mettono bene in chiaro la dimensione coatta, con intuizioni felici come i provini.

Cotola 13/03/12 23:53 - 9599 commenti

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Interessante esperimento documentaristico dei fratelli Taviani che a ottant'anni suonati, entrano in carcere per riprendere la messa in scena del Giulio Cesare di Shakespeare. Tra prove, provini e qualche digressione ed imprevisto si arriva poi allo spettacolo. L'arte rende davvero liberi? O forse no? La forza del film è nel lasciare che i detenuti si esprimano nel loro linguaggio. Un buon film a tratti emozionante e divertente. Ha regalato all'Italia l'orso d'oro a Berlino: mancava dal 1992.
MEMORABILE: Uno degli attori-detenuti: "Da quando ho scoperto l'arte, questa cella è una prigione".

Myvincent 5/10/12 22:02 - 4050 commenti

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Una compagnia di reclusi del carcere di Rebibbia affronta con impegno e coraggio la rappresentazione del Giulio Cesare di Shakespare. Un'occasione per esprimere stati d'animo catartici, situazioni emotive senza tempo e soprattutto un'opportunità per andare oltre le sbarre e dimenticarsi della tragedia attuale attraverso un'altra raccontata. Tutto qui, sembra solo un'occasione mancata per un pubblico che appare più maturo e accorto a ricevere il messaggio che i registi a fornirlo.

Cloack 77 4/02/13 16:58 - 547 commenti

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Raggiunge vette di grande cinema nell'uso degli ambienti, laddove il carcere scompare, scenografia fantastica e crudele, "sfruttato" per l'attesa del giorno dello spettacolo. Meno riuscito l'innesto di episodi di vita carceraria, quando il registro di colpo cambia e gli attori devono inseguire la realtà, mostrare caratteri, contrasti e sentimenti; forse si chiede troppo a interpreti che riempiono i rispettivi personaggi di un talento grezzo ma innegabile.

Nando 8/02/13 09:56 - 3917 commenti

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Interessante esperimento documentaristico ambientato nel carcere romano di Rebibbia. La messa in scena del Giulio Cesare di Shakespeare mette a nudo un gruppo di detenuti che si trovano catapultati in una realtà che dovrebbe alleviare le loro lunghe pene. Il bianco e nero delle prove è suggestivo e amplifica il tutto. Sorprendenti per intensità e trasporto le interpretazioni di alcuni detenuti.

Mickes2 27/02/13 19:07 - 1672 commenti

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La visceralità del testo per alimentare una passione, estrapolare il “reale” dai detenuti, rivivere sensazioni già vissute (Il boss/tiranno, gli uomini d’onore, la vendetta, il tradimento, la lotta per la libertà e le difficoltà nel raggiungerla) e riflettere così, dolorosamente, su ciò che poteva essere se il proprio cammino coscienzioso fosse stato diverso. Ibrido sperimentale che conquista, nel tessuto formale ricercato e nel gelido b/n, nella passione degli interpreti, nella gestione degli spazi e nella voglia di urlare il proprio Io.
MEMORABILE: “Da quando ho scoperto l’Arte questa cella è diventata una prigione”.

Didda23 25/03/13 20:45 - 2466 commenti

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Il classico esempio di opera pluripremiata osannata dalla critica e completamente snobbata dal pubblico. La messa in scena, seppur elegante, è appesantita sia da un bianco e nero ben poco energico, sia da una sceneggiatura che non osa quanto dovrebbe. Nota di merito per la bravura inaspettata del cast, che permette la conclusione della pellicola senza troppi patemi (la breve durata aiuta parecchio). Oltremodo sopravvalutato. Pesantuccio.

Belfagor 27/04/13 10:12 - 2709 commenti

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Messa in scena del Giulio Cesare nel carcere di Rebibbia fra audizioni, prove e momenti di tensione fra gli attori, ovvero i detenuti stessi. Girato in un bianco e nero dal forte contrasto, sorprende soprattutto per l'inaspettata partecipazione dei carcerati, agevolata dall'interpretazione dialettale che aggiunge naturalezza. Nonostante gli spazi angusti della prigione siano pressoché onnipresenti, il trasporto emotivo e la recitazione accorata riescono a incanalare nel modo giusto la potenza catartica della tragedia.
MEMORABILE: I provini; "Da quando ho scoperto l'arte, questa cella è una prigione".

Luchi78 31/10/13 17:06 - 1521 commenti

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A tratti addirittura commovente, questa messa in scena dei fratelli Taviani. Convincente l'interpretazione della maggior parte dei detenuti, alcuni davvero sugli scudi, soprattutto per quel che riguarda la parte teatrale. Le parentesi di realtà sembrano invece quasi disturbare l'evoluzione del film narrata tramite le continue prove del futuro spettacolo; finale bellissimo con complimenti d'obbligo.

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Qpossum 16/11/13 21:11 - 39 commenti

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Non immediato ma davvero bello questo spaccato di vita carceraria, che invita a riflettere sull'arte ma anche sul senso della vita dietro le sbarre (è interessante ricordare che il protagonista Striano è un ex-detenuto oggi attore, "rinato" proprio grazie al teatro in carcere). Ben recitato e ben costruito, con una recita finale molto emozionante, il film pecca soprattutto negli inserti di "vita reale", che appaiono un po' artefatti e tutto sommato evitabili. Nel complesso, un lavoro notevole.
MEMORABILE: "Da quando ho scoperto l’Arte questa cella è diventata una prigione".

Giùan 1/01/14 07:38 - 4981 commenti

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Irrisolto e frammentario ma utile e opportuno. Il ritorno al grande schermo dei fratelli, pur inficiato dalla tradizionale manipolatorietà del loro cinema anche migliore, è dotato di una forza centrifuga che gradualmente attrae nella sua orbita. Il gioco di paradossi scaturenti dal rapporto sinergico tra universo concentrazionario del carcere e potere liberatorio del teatro è condotto con un didascalismo a tratti falsificante (il presunto vissuto che i carcerati dovrebbero far trasparir nella tragedia) ma con una linearità la cui sincerità conquista.
MEMORABILE: Il Bruto di Salvatore Striano; L’orazione funebre pronunciata da Marcantonio e il refrain “Bruto è uomo d’onore”.

Galbo 18/12/15 05:48 - 12691 commenti

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Un gruppo di detenuti mette in scena un dramma scespiriano: i Taviani filmano un teatro che diventa cinema non trascurando anzi amplificando le tensioni della particolare condizione degli “attori”. Esperimento indubbiamente interessante ma forse non pienamente riuscito. Benché (per fortuna) breve, l’opera non riesce a coinvolgere più di tanto e non si può fare a meno di notare alcuni espedienti che invece di caratterizzare maggiormente il prodotto finiscono per depotenziarlo, ad esempio l’uso del bianco e nero e del dialetto degli interpreti.

Daniela 2/08/17 00:12 - 13356 commenti

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Sperimentazione teatral-cinematografica con un gruppo di detenuti di Rebibbia impegnati nella messa in scena del Giulio Cesare, declinando il testo originario nelle rispettive cadenze dialettali: risultato sorprendente non solo per l'insospettabile bravura degli attori improvvisati, l'eleganza formale di alcuni passaggi ambientati fra le mura carcerarie, gli imprevisti tocchi ironici. Come avviene nelle migliori trasposizioni delle opere di Shakespeare, la forza del dramma è infatti tale da plagiare, adattandoli a sua misura, tempi, luoghi, circostanze, volti. Non perfetto, ma potente.

Bubobubo 3/11/18 20:29 - 1847 commenti

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Il coraggioso esperimento dei fratelli Taviani è riuscito a metà: se l'idea di riprendere i carcerati alle prese con la dialettizzazione dei drammi shakesperiani è un'emozionante pennellata di cinema-verità come non si vedeva da troppo tempo, l'inserimento di ampie parti recitate e alcune raffinatezze estetiche (come la virata verso il b/n) fanno ripiombare il prodotto in un limbo tra documentario e fiction, senza l'integrità del primo né la radicalità della seconda. Un po' di sospetto sulle intenzioni non può non aleggiare, ed è un peccato.

Noodles 4/10/19 17:56 - 2744 commenti

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I fratelli Taviani hanno sempre girato film per pochi. Questo è veramente per pochissimi. Non si discute l'idea, il fine sociale, questo è tutto bellissimo. Ma se il film è breve e risulta pesante, qualcosa di male forse c'è. A cominciare dal bianco e nero e per finire con l'uso del dialetto, scelte che appesantiscono un film di per sé non leggero. Stupisce invece la bravura di alcuni tra questi attori "di strada", più bravi di molti altri che popolano i nostri cinema. Riuscito a metà.

Aco 28/06/25 00:21 - 256 commenti

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Grande prova di artista per aver scelto nel ruolo di attori i detenuti del carcere di Rebibbia. La struttura del film è circolare, inizia dalla fine - la scena conclusiva - per poi compiere un lungo flashback in cui viene raccontata la genesi dell'opera, per poi riallacciarsi alla conclusione. La storia della tragedia shakespeariana diventa un pretesto per parlare delle proprie vicende personali. Molto bello l'utilizzo del bianco e nero per raccontare il making of. Da vedere assolutamente.
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  • Discussione Cotola • 5/05/12 10:48
    Consigliere avanzato - 3917 interventi
    Zender non so come dirtelo: lo show viene trasmesso in differita. Che tristezza!
  • Discussione Zender • 5/05/12 11:21
    Capo scrivano - 49177 interventi
    Ah ah, in effetti... Capisco che non siano gli Oscar. Però...
  • Discussione Rebis • 5/05/12 15:21
    Compilatore d’emergenza - 4448 interventi
    Per me un buon film, ma decisamente sopravvalutato: Giordana avrebbe meritato di più, almeno per la regia e il montaggio...
  • Discussione Didda23 • 5/05/12 15:25
    Compilatore d’emergenza - 5799 interventi
    Per la regia lo avrei dato a Sorrentino
  • Discussione Rebis • 5/05/12 15:31
    Compilatore d’emergenza - 4448 interventi
    Dovrò essere sincero caro Didda: il film di Sorrentino l'ho già rimosso dalla memoria cinematografica... dati i precedenti e le aspettative, è stata una vera delusione per me.
    Ultima modifica: 5/05/12 17:11 da Rebis
  • Discussione Didda23 • 5/05/12 15:39
    Compilatore d’emergenza - 5799 interventi
    Lo so... Infatti appena ti vedrò di prenderò a frustate ;)
    Fra poco inizierà le riprese del nuovo film che dovrebbe intitolarsi "Apparato umano" con Servillo come attore principale.

    Nel complesso credo che il film di Giordana aveva tutte le caratteristiche per vincere.
  • Homevideo Buiomega71 • 30/07/12 11:24
    Consigliere - 27310 interventi
    Disponibile in dvd per Cecchi Gori:

    http://www.kultvideo.com/articles/ArticleSheet.aspx/aid14961aid-DVD-Cesare-deve-morire?__langG=it-IT
  • Homevideo M.shannon • 23/10/13 07:46
    Disoccupato - 308 interventi
    Dvd Cecchi Gori Home Video (fotogramma minuto 12:21)

    Ultima modifica: 23/10/13 07:48 da Zender
  • Discussione Mauro • 14/05/23 15:02
    Disoccupato - 12868 interventi
    Zender, abbiamo archiviato questo film come documentario, ma imdb lo definisce semplicemente come "drammatico"

    https://www.imdb.com/title/tt2177511/?ref_=nm_flmg_t_4_dr

    Sulla pagina wikipedia del film si legge "La pellicola, girata in uno stile docu-drama, narra la messa in scena del Giulio Cesare di William Shakespeare da parte dei detenuti di Rebibbia diretti dal regista teatrale Fabio Cavalli"

    https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_deve_morire
  • Discussione Zender • 14/05/23 16:48
    Capo scrivano - 49177 interventi
    Mah io non l'ho visto. Docudrama è a metà tra dramma e documentario direi, quindi ci stanno entrambi.
    Ultima modifica: 14/05/23 16:49 da Zender