Il settimo velo - Film (1945)

Il melodramma dalle tinte gotiche si fonde abilmente con la psicanalisi dando vita ad un'appassionante e ossessiva storia di amore e odio tra la bella protagonista (Ann Todd) e il misterioso e austero zio (James Mason) che gelosamente vive attraverso di lei, programmandole la vita. Il regista Bennett fa un buon lavoro, soprattutto nel riprendere i tormenti dei due protagonisti e la storia avvince fino alla fine (anche se il finale è un po' sbrigativo).

Melodramma dalle coloriture gotiche e dalle chiare ed evidenti "complicazioni" psicanalitiche. Il classico film d'altri tempi in cui tutte le componenti, ottime, concorrono al raggiungimento di un notevole risultato finale. Meritano però due parole in più la bella regia di Bennett e l'intrigante ed avvincente sceneggiatura che fa dipanare la storia con sapienza e grandi capacità, riuscendo ad appassionare lo spettatore fino al finale (non proprio sorprendente). Il "giovane" Mason è già un fuoriclasse.

Quattro uomini innamorati di una donna (chi palesemente e chi velatamente). Lei è giovane e affascinante, loro hanno mezzi propri per soggiogarla (o conquistarla). Il desiderio di lei è oscuro, sembra talvolta palesarsi ma la verità resta nascosta sotto l'ultimo (il settimo) velo. Melodramma e psicanalisi classica sono trattati con tocco intrigante in un buon congegno in celluloide. Niente di sorprendente ma tutto sommato un discreto prodotto sul disvelamento di certe verità erotiche.

Secondo il dottor Larsen, psicologo, una cortina di sette veli protegge il nostro io fino alla parte più nascosta. I primi veli possono essere lasciati cadere nei rapporti più stretti, ma mai l'ultimo, il settimo. Per guarire Francesca è necessario, nonostante qualcuno non sia d'accordo, togliere anche l'ultimo velo. Tra psicoanalisi, musica, rapporti sociali e sentimenti nascosti, un dramma molto interessante con interpreti che riescono perfettamente nei loro ruoli. L'ottima foto in bn crea il clima giusto per una sceneggiatura ben congegnata.

Che cosa spinge una famosa e talentuosa pianista al suicidio? Con un minuzioso lavoro psicoanalitico viene ripercorso il suo passato, fino a giungere al ganglio dolente. Romantico e noir nello stesso tempo, c'è tutta la giusta caratterizzazione di una donna spinta a contrarre dentro di sé i sentimenti più vitali e fondamentali del suo essere. Attenti a un motivo inciso su un disco: vi porterà dritto a comprendere la sua definitiva scelta finale.

Pur non privo delle facilonerie hollywoodiane sui temi psicanalitici, il film dell'esordiente Bennett è un'affascinante fiaba gotica con una pollicina prigioniera a casa di un orco misantropo, al tempo stesso custode severo della sua verginità e pigmalione che la guida verso l'affermazione personale. I sette veli che celano l'inconscio impediscono alla protagonista di comprendere la differenza fra ciò che crede di desiderare e ciò che realmente desidera, in un corto circuito sciolto nel finale, quando dovrà operare la scelta tra le tre mele nel paniere. Vibrante Todd, imperioso Mason zoppo.

Film che intreccia melodramma e musica con risvolti psicanalitici forse un po’ semplicistici ma d’indubbio fascino, soprattutto per l’ampio spazio dato al complesso rapporto tra la protagonista e il suo austero e misogino zio-tutore, che fa dispiegare tutte le potenzialità artistiche della ragazza comprimendone però alcuni desideri e alcuni tratti della personalità. Ottimo debutto del regista Bennett, che consacra l’intensa Ann Todd, attrice che impressiona soprattutto nelle impegnative scene pianistiche. D’impatto e maturità la prova di James Mason.