133 è il numero del tranvai destinato alla demolizione. Girato a Città del Messico, il film usa questo mezzo che viaggia su binari (quindi in un qualche modo costretto), rubato per un giorno dai suoi affezionati meccanici, come metafora della vita trasportando la più variegata umanità e tra le situazioni più disparate. Una surrealtà che svela con una visione diversa una realtà altrimenti scontata nella sua normalità. Il ritmo si mantiene serrato per tutto il film e la trama non comune rende interessante questo lavoro.
MEMORABILE: Godibile lo spettacolino sulla Genesi all'inizio del film.
La corsa clandestina e proibita di un vecchio tram oramai destinato al pensionamento si rivela un viaggio nella povertà della gente di strada, nelle ingiustizie sociali quotidiane, nelle oscenità di una religione ridotta a superstizione. Con una commediola tipo comiche d'altri tempi, ricca di gag e battute divertenti. Buñuel graffia con leggerezza abbandonando, in trasferta in Messico, il modo espressivo surrealista e simbolico.
Ancora lontano dai suoi capolavori grotteschi e surreali, Luis Buñuel gira un film dal sapore neorealista, che mostra uno splendido spaccato della parte povera di Città del Messico senza lesinare qualche incursione nell'ambiente bene della città; e lo fa con leggerezza, utilizzando una storia a tratti divertente e che avvince sino alla fine. Neorealista è anche il finale, che non mostra grosse prospettive, per i protagonisti della vicenda. Un Buñuel diverso dal solito e per questo ancora più da scoprire, anche perché di cinema messicano non se ne vede poi tanto. Buono.
Un vecchio tram destinato alla demolizione viene rubato da un paio di dipendenti ubriaconi e condotto come Nestore in un'ultima corsa. È curiosamente coevo ad Hanno rubato un tram, uscito nel dicembre del '54, anche se è improbabile che Fabrizi possa essersi ispirato all’opera di Buñuel visto che è arrivata in italia decenni dopo. Originale panoramica sociale su rotaia alla scoperta di ricchi, poveri, trafficanti, autorità, burocrati e delatori. Un viaggio preso a prestesto per affrontare con leggerezza temi sociali, politici e religiosi nella Città del Messico degli anni '50.
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HomevideoXtron • 15/11/17 23:39 Servizio caffè - 2151 interventi
Uscito nel secondo cofanetto Rarovideo dedicato al regista Luis Bunuel
DiscussioneRaremirko • 25/05/18 21:33 Call center Davinotti - 3862 interventi
Un lavoro discreto e, probabilmente, l'opera nella quale più si nota la critica anticapitalistica del regista (a tratti il messaggio è proprio chiaro).
Un pò surreale lo è tutta la vicenda, che annoia di rado e che per lo più si lascia vedere.
Tutto nella media, ma il maestro ha fatto di meglio.
DiscussioneDaniela • 25/05/18 21:43 Gran Burattinaio - 5928 interventi
Raremirko ebbe a dire: Tutto nella media, ma il maestro ha fatto di meglio.
L'ho visto molti (moltissimi) anni fa nel corso di una rassegna dedicata al periodo messicano di Bunuel. Certo, accanto a capolavori assoluti come L'Angelo sterminatore o El, appare un'operina minore questa commedia che ricorda certi film nostrani dello stesso periodo, però possiede una certa grazia e, come tema, ricorda Salita al cielo di un paio di anni prima, sempre con Lilia Prado.
DiscussioneRaremirko • 25/05/18 21:57 Call center Davinotti - 3862 interventi
Daniela ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: Tutto nella media, ma il maestro ha fatto di meglio.
L'ho visto molti (moltissimi) anni fa nel corso di una rassegna dedicata al periodo messicano di Bunuel. Certo, accanto a capolavori assoluti come L'Angelo sterminatore o El, appare un'operina minore questa commedia che ricorda certi film nostrani dello stesso periodo, però possiede una certa grazia e, come tema, ricorda Salita al cielo di un paio di anni prima, sempre con Lilia Prado.
Vero, vero.
DiscussioneRaremirko • 25/05/18 21:58 Call center Davinotti - 3862 interventi
Già nel 1954, la situazione economica/lavorativa non lasciava presagire molte speranze per certe persone...