B. Legnani • 4/09/09 00:51
Pianificazione e progetti - 15224 interventi Gugly ebbe a dire:
... nel film non compare affatto l'altra principale amante di Mussolini di quegli anni, Margherita Sarfatti.
Margherita Sarfatti nel ricordo di Indro Montanelli
Sì, ho ben conosciuto Margherita Sarfatti. Ne diventai amico un giorno, dopo la Liberazione, che alcuni intellettuali antifascisti, che sotto il fascismo avrebbero pagato chissacché per entrare nelle sue grazie ed essere ricevuti nel suo salotto, le usarono l'affronto di obbligarla a scendere da un convoglio che li conduceva ad una riunione, mi pare, del Pen Club a Venezia. Indignato, io scesi con lei, già ultrasettantenne, anche per aiutarla a trovare un altro convoglio. Lei me ne rimase per sempre grata come di un gesto di eroismo (quale non era), e da allora passammo insieme molte serate riempite dai suoi ricordi sull'uomo Mussolini, di cui era stata non soltanto la collaboratrice in qualità di critico drammatico del Popolo d'Italia, ma anche l'amante e, diceva lei, l'ispiratrice. Su quest'ultima qualifica nutrivo e nutro ancora i miei dubbi. Mussolini non cercava ispirazioni, riteneva di non averne alcun bisogno e, maschilista com'era, figuriamoci se ne avrebbe accettate da una donna, e per di piu' da una donna come quella: signora di buona estrazione, di educazione cosmopolita, mondana e non immune da alcuni snobismi, fra cui quello intellettuale, che Mussolini aborriva. Cosa c'entrasse una simile donna col fascismo, Dio solo lo sa. Ma cosa fosse, a quei suoi primi albori, il fascismo, non lo sapeva nemmeno Mussolini. Lo seppe Margherita. O per meglio dire, col suo fiuto di donna, lo intuì. Intuì che il fascismo era Mussolini, e soltanto Mussolini, di cui scrisse la prima biografia. Certamente Margherita, ebrea di capelli rossi e di sangue caliente, aveva visto in lui l'uomo che forse avrebbe potuto diventare, ma che non diventò. La delusione fu cocente, e la colse parecchio prima delle leggi razziali di cui fu vittima anche lei che non brigò, almeno per quanto ne so io, per qualche discriminazione di favore. Preferì andarsene in America del Nord e del Sud, dove però si rifiutò di svolgere attività antifasciste e meno ancora antitaliane. Era una persona dignitosa, Margherita, e una conversatrice spregiudicata, spiritosa e brillante. Messa stupidamente al bando dalla intellighenzia del dopoguerra, diceva ridendo: "Ma sono sempre quelli di allora...". Nei suoi ricordi, forse esagerava un po' la parte che fra loro aveva avuto col suo "Novecento". Peccato veniale che non toglieva nulla alla vivacità dei suoi racconti. Dopo la vicenda del convoglio, venne a trovarmi a Milano. Mi chiese di condurla a piazzale Loreto e di descrivergliene la scena. Mi ascoltò a testa bassa, forse per nascondere una lacrima. Poi commentò: "Sì, capisco, capisco... Ma non così...".
Corriere della Sera, 17/9/97
Katiebrook, Cloack 77
Giacomovie, Reeves, Ujd1961
Rebis, Cotola, Mickes2
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