Buiomega71 • 9/08/13 10:27
Consigliere - 27174 interventi WESTERNALIA: L'ESTATE SELVAGGIA DELLO SPAGHETTI WESTERN
Sinceramente di Corbucci ne ho visti pochi, ricordo appena
Django e mi piacque molto
Il grande Silenzio, ma
Navajo Joe e gran cinema! Cinema vero, che nulla ha da invidiare al cinema americano, e sicuramente tra i migliori del "sottogenere" filoindiano.
Se e pur vero che la sceneggiatura non offre chissà quali complessità (ci ha messo mano pure Fernando Di Leo ), il film pregia di una regia straordinaria, dove risalta i grandi spazi (quasi agorafobici), aiutata dalla splendida fotografia di Silvano Ippoliti, tra cieli di un blu terso, rocce e polvere.
Straordinario, e da antologia da tramandare ai posteri, tutto il finale violento tra le rocce assolate, e il feroce faccia a faccia tra Aldo Sambrell e Burt Reynolds, che mi ha riportato alla mente
Le Colline Hanno Gli Occhi
Già dall'inizio si respira gran cinema, dove Sambrell si para davanti ad una giovane indiana in riva a un fiume, per poi ucciderla a freddo e farle lo scalpo, e parte la magnifica e intensa colonna sonora dell'immenso Ennio Morricone, con cori che ripetono "Navajo Joe" e sonorità molto simili a quelle che comporrà per
Queimada (che per inciso, resta per il sottoscritto uno degli score morriconiani più belli in assoluto)
Corbucci non lascia un attimo di respiro, emoziona e incanta (se proprio le devo muovere una critica, alcune macchiette-come il cabarettista viandante che tira frecce con la fionda-sono francamente inutili e fastidiose), regala pezzi assoluti indimenticabili:l'assalto al treno e il massacro dei suoi passeggeri (tra cui donne e bambini), Navajo Joe pestato a sangue (con Sambrell che guarda infido mentre accarezza il cavallo bianco) e appeso a testa in giù, lo spettrale cimitero indiano, con tanto di teschi, rifugio di Navajo Joe, un finale che sfocia in assoluta brutalità tra tomawahk alla
Venerdì 13 e spietatezza poetica (il cavallo di Navajo Joe che porta i soldi nel paesino), dove sceglie una soluzione coraggiosa e controtendenza ai soliti eroi invulnerabili.
Forse lo credevo più selvaggio e violento (ma gli scalpi degli indiani fanno il loro effetto), visto il vm 18 dell'epoca
Aldo Sambrell è la quintessenza della crudeltà e della malvagità, psicopatico e spietato , con quella cicatrice che le riga il volto scavato e pieno di odio per la razza umana
Burt Reynolds e granitico e poco espressivo, ma funzionale come indiano vendicativo, un proto-
Chato (di cui il film di Michael Winner ne sembra un remake) che vuole diventare sceriffo perchè vero americano e lascia il simbolo della sua tribù sulle sue vittime.
Inutili figure di contorno (come il pastore di Fernando Rey) si amalgamano con le facce da western che Corbucci filma sotto il sole, ora ghignanti, ora impaurite.
C'è anche qualcosa che tornerà in
Keoma (Reynolds, sul tetto della banca, che getta le armi quando Sambrell prende in ostaggio la Macchiavelli), per un film quasi seminale, sicuramente dieci spanne sopra a quasi tutti gli "spaghetti western" del periodo.
Posso ben capire perchè Tarantino lo adora...
POI DAVINOTTATO IL GIORNO 5/06/13
Patrick78
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Jdelarge
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