Buiomega71 • 3/08/20 10:38
Consigliere - 26686 interventi Rassegna estiva: Italian Graffiti d'agosto Ancora oggi attualissimo, che non ha perso un grammo della sua narrazione viscerale che arriva diretta come un pugno nello stomaco (e se un film non risente del passare del tempo, per quanto mi concerne, è un gran film), dove Pasolini parla con il cuore in mano, senza le allegorie e i simbolismi che verranno dopo (
Porcile,
Teorema), ma guardando ad un pubblico vasto e non solo per certi spettatori colti e snob.
Cinema di pancia quello del primo Pasolini, che con un realismo aspro regala un racconto sanguigno e vitale, impreziosito dalla straordinaria strabordanza veemente di una Magnani che furoreggia in maniera impressionante, divisa tra un amore figliale che sfiora la morbosità incestuosa e la ricerca della retta via (facendo l'ortolana al mercato).
L'inizio al banchetto di nozze, con la geometria della composizione dei tavoli e i canti è la stessa identica di quella che sarà in
Salò (pure Citti con la sua sposa "donna scimmia"), così come il vagabondare di Ettore tra i campi (sullo sfondo i palazzoni in costruzione) ha in embrione i sopralluoghi del
Decameron e della
Ricotta.
Dalla Magnani che lancia una scarpa con il tacco ai ragazzacci sulle scale, a Ettore che ne prende un sacco e una sporta dai "ragazzi di vita", dove la promiscua e contesa Bruna lo pianta in asso per andarsene con i suoi amici, ai discorsi surreali e deliranti della Magnani che passeggia di notte battendo, tra le luci dei lampioni e le belle donne, dove le si affiancono effemminati marchettari e varia fauna umana maschile, a quelli di Ettore sulla morte di un bimbo di due anni, allo straordinario momento quando , sul piatto del giradischi, parte
Violino tzigano (cantata da Joselito)
e la Magnani insegna il tango al figlio,
Violino tzigano che torna quando Ettore, al mercato delle pulci, rivende i dischi sotratti alla madre, tra cui proprio
Violino tzigano, alla laidezza del pappone di Citti (di furiosa rabbia femminea quando la Magnani, in cucina, lo aggredisce con un coltello da cucina, che mi sembrava una scena di
Attrazione fatale ante litteram).
Puro cinema proletario , popolano, pasoliniano fino al midollo, che scava tra i volti dei ragazzi di vita, di ragazze facili non propriamente bellissime, di protettori, di puttane, di carcerati e degenti in ospedale (il furto della miserissima radiolina bianca è un must), fino al disperato finale, che non commuove, con Ettore legato ad un tavolaccio e la grata del tugurio (i simbolismi pittorici non li ho colti, essendo totalmente a digiuno sulla materia), oppure la sua crisi in cella, dove viene afferrato dagli altri carcerati, che ha tutta l'aria di un terribile stupro di gruppo omossessuale.
Dialoghi taglienti nella carnalità romanesca, cattiveria, cinismo, crudeltà, rabbia e miserie umane (la tristezza e lo squallore infinito di andare a rubare ai ricoverati in ospedale), nella sincerità narrativa di un Pasolini al massimo della forma registica (come cantastorie).
Degna di nota la prostituta della Loiano "Biancofiore", quintessenza del personaggio pasoliniano con quella non recitazione tipica del regista friulano, coacervo di ignoranza, sensualità, carnosità e grezza femminilità, mentre Garofalo assomiglia troppo a Bruce Lee (quando poi è disteso, sul tavolaccio , a occhi chiusi, è identico a Chen).
Come avverà nel primo Scorsese di little italy con il Ken Loach delle periferie londinesi, Pasolini ritrae le borgate romane con doloroso lirismo e un emotività che lascia il segno.
Puro cinema istintivo, per quel che mi concerne il miglior Pasolini della prima ora.
Per la serie conrnuto e mazziato. Il povero Ettore non c'ha soldi, il fancazzismo dilaga, sottrae i dischi alla mamma, li rivende ad un poco pulito ricettatore che compra di tutto. Si piglia i soldi e acquista una collana da quattro soldi da donare ad una ragazza dei quartieri popolari non propriamente attraente (e pure parecchio mignotta) di qui si è invaghito (Bruna).
Risultato, massimo dello zerbinismo e dell'umiliazione: viene menato dai suoi compari nullafacenti, lasciato lì saccagnato di botte e la sua ( grezzissima) Bruna se nè và con gli altri lasciandolo lì come un fesso (
Ci vediamo domani Ettore).
Allo sfortunato Bruce Lee de borgata non gliene va dritta una.
Straordinaria e incisiva la fotografia in bianco e nero di Delli Colli.
Cotola, Enricottta, Paulaster, Reeves
Renato, Matalo!, Rebis, Giùan, Mickes2, Viccrowley, Rufus68
Pigro, Galbo, Blsabbath, Nando, Smoker85, Stefania, Alex75, Myvincent, Il ferrini, Noodles
Capannelle, Fafo1970, Graf, B. Legnani, Victorvega, Magi94, Pinhead80, Buiomega71, Maxx g, Yari
Rickblaine, Gabrius79
Didda23
Deepred89