Incredibile biker-movie firmato Al Adamson, uno dei registi più “trash” della storia. La banda motociclistica chiamata “Satans” (che siano sadici è un dato di fatto), capeggiata dal folle Anchor (Russ Tamblyn, attore di una certa caratura, qui con croce di ferro al collo, svastica sul giubbotto, occhiali neri e cappellone da hippie) si diletta a girare per le strade deserte d'America violentando ragazze e abusando di LSD. Un giorno il gruppo incontra in una stazione di servizio sperduta una coppia e un giovane marine, che finiranno malmenati (lui) e stuprati (lei). Il marine fugge invece con la cameriera del locale in Dune buggy e verrà inseguito da Anchor...Leggi tutto e i suoi sulle rocciose montagne della California. Leggenda vuole che Adamson abbia scritto la sceneggiatura in una notte: possibile, vista l'abbondanza di silenzi e momenti morti. SATAN’S SADISTS è un film che ha difetti in abbondanza: non è affatto scorrevole, sfrutta interi brani country per riempire eterni vuoti in cui i bikers viaggiano percorrendo chilometri senza dire una parola o due fuggitivi si arrampicano a fatica sulle rocce, ma possiede una carica trasgressiva davvero non comune. Se consideriamo che il film è del 1969 ci accorgiamo di quanto sia veramente arduo trovare all’epoca un prodotto altrettanto violento (gratuitamente, violento). A parte i numerosi stupri ci sono anche risse all'ultimo sangue, una roulette russa, revolverate a bruciapelo... Insomma, un campionario notevole non solo per quei tempi. Peccato che Al Adamson si limiti a prendere la mdp e filmare... C'è qualche buona scena, ben ripresa, ma sono assai poche.
Al Adamson è stato il classico regista in grado di far "storcere il naso" alla maggior parte del pubblico che, all'epoca, si fiondava - un tantino inconsciamente - in qualche periferica "grindhouse", alla ricerca di emozioni forti, di fatto limitate alla locandina colorita (e colorata) ed a titoli evocativi e quasi impronunciabili (cifrate la filmografia di Milligan). Ma anche lui, almeno questo è il caso, ogni tanto colpiva nel segno riuscendo a proporre un film dalle tematiche distorte, retto sulle malefatte d'un gruppo di sadici bikers...
Vergognoso tentativo da parte di Adamson di cavalcare l'onda del successo dei bikers movie tanto in voga sul finire dei Sessanta e gli inizi dei Settanta. Qualità di regia a livelli talmente infimi da far sembrare un film di Ed Wood un epigono di Via col Vento, mentre come recitazione risulta un po'strano vedere attori quasi decenti come Russ Tamblyn (West Side Story) "impegnati" in tale porcheria. Azione nulla, dialoghi da impasticcati d'acido alquanto risibili ed inquadrature statiche sono solo alcune delle molteplici "qualità" di codesto scempio.
Sul nascere del fenomeno bikers, furono girate molte pellicole basate su queste bande di teppisti di strada motorizzati. Tra le tante, si segnala sicuramente questo B-movie di Adamson, caratterizzato da una buona dose di violenza (per l'epoca, s'intende) e da una totale incompetenza dietro la mdp da parte del regista. Ma di certo non c'era la volontà di fare un film d'arte e il fan del cinema grindhouse avrà di che divertirsi. Pessimo il doppiaggio italiano; notevoli invece le musiche d'epoca e l'atmosfera psichedelica. A suo modo, un cult...
The dark side of Easy rider. Eloquente fin dal titolo (nientemeno che "I sadici di Satana"), mostra una buona dose di violenza per l'epoca, anche se lo spettatore odierno lo giudicherà all'acqua di rose. E' uno di quei film da prendere così com'è: anarchico, dalla tecnica approssimativa e dai dialoghi pure peggio, ma provvisto di quell'irresistibile fascino da grindhouse anni '70 che tanto influenzerà registi come Tarantino. Si segnalano nel cast un ottimo Tamblyn e la bellona Regina Carrol, musa e moglie del regista.
Un gruppetto di assassini capeggiato da un “figlio di satana” fa strage di persone, stuprando e uccidendo senza nessuna pietà. Poi la scena si sposta nelle desertiche montagne della California, dove c’è vita solo per qualche serpente velenoso e nulla più. La trama è scarna, riempita da un corollario di atrocità raccontate senza filtri; con ben poco di altro se non il ghigno diabolico del capo banda che sembra stagliarsi immortale in mezzo a un insieme di niente.
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Ispirato da pellicole tipo I selvaggi ed Easy Rider, Adamson realizza un film estremo, per l'epoca, caratterizzato dalla presenza della prosperosa Regina Carrol, qui al suo esordio in ruolo d'attrice e, ben presto, destinata a diventare moglie dello stesso regista.
Sotto: Regina Carol
CuriositàZender • 15/10/16 18:18 Capo scrivano - 49220 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film: