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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Dall'omonimo best seller di Sandro Veronesi l'ennesimo film che riflette sulla vita e sui suoi imprevedibili percorsi frammentando il tempo in mille schegge impazzite da ricomporre. Il filtro sono gli occhi di Marco Carrera (Favino), medico romano che un giorno riceve in studio la visita dello psicanalista (Moretti) della moglie (Smutniak). "Tradisce Marina?", chiede l'uomo. Marco nega, ma dopo poco ci ripensa e lo ammette; perché una relazione con tale Luisa Lattes (Bejo) esiste, fin da quando i due erano bambini. Una vicina di casa al mare, italofrancese, con cui da sempre Marco intrattiene un rapporto platonico. Ma è solo uno dei tanti filamenti di cui si compone...Leggi tutto l'esistenza del protagonista, che ha visto la sorella morire suicida a 24 anni, i genitori (la madre è la Morante, il padre Albelli) litigare e ritrovarsi, la moglie tradirlo, la figlia crescere con la bizzarra convinzione di avere un filo attaccato alla schiena che la lega ai muri di casa.

Il film di Francesca Archibugi gioca a interrompersi quando meno te l'aspetti, a rilanciare con personaggi che ritornano e scompaiono, che ritrovi più vecchi e un attimo dopo bambini (in questo aiuta moltissimo la scelta di attori la cui somiglianza con le loro controparti di età diverse è spesso straordinaria) in un turbino di sensazioni che tuttavia difficilmente riescono a mutarsi in vere emozioni. Lo stile fin troppo formale si fa distacco, c'è scarsa empatia per figure che tuttavia evidenziano indubbio spessore, riflesso in una sceneggiatura e una regia mature, che sanno comunque calarti nella complessa storia riuscendo a non farti perdere il filo nonostante i continui rimbalzi temporali. Si cominciano a riconoscere i luoghi ricorrenti (a cominciare dalla villa al mare), si apprezza l'evoluzione nei caratteri e la presenza di figure anomale come quella di Duccio, "l'innominabile" (cui dà eccellente statura Massimo Ceccherini nel finale).

Convincente la coppia Morante/Albelli ma una menzione particolare la merita Nanni Moretti attore, che recupera in parte la lunare foga dei primi anni per regalarci la figura di uno psicanalista sui generis, talora imperscrutabile e la cui entrata in scena, nelle prime fasi, cala la vicenda in un inatteso clima di mistero. Non mantenuto, perché altri sono gli intenti della regista, ma intanto l'attenzione è catturata. Tornerà in più scene a conferma di una chiara importanza all'interno della storia, chiave di svolta per un finale mesto. La Smutniak in versione schizofrenica non è una novità, ma anche lei ha ottimi momenti per emergere. Ricostruzione storica non così d'impatto, musiche stranamente poco sfruttate per sorreggerla (se escludiamo la "London Calling" dei Clash utilizzata in più occasioni), fotografia non decisiva.

Colpisce il modo in cui quanto accade riesca a leggersi sul volto e nei comportamenti di un Favino al solito impeccabile nel comunicare gli stati d'animo attraverso gesti, sguardi, parole, toni. Per quanto non agile come si vorrebbe, il film non fa avvertire la propria pesantezza grazie a una consapevolezza e un mestiere che permettono di superare indenni anche le fasi più interlocutorie. Nulla di nuovo nella forma e nemmeno nella sostanza, divagazioni che spesso indeboliscono, ma due ore che qualcosa dentro lasciano; una coralità ben orchestrata, un'eccellente capacità nel dare intensità ai primi piani, una pacatezza insolita nell'affrontare i drammi della vita, una staticità nelle reazioni che è quella del colibrì: agita le ali, eppure è fermo.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 15/10/22 DAL DAVINOTTI
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Leandrino 15/10/22 17:49 - 520 commenti

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Marco Carrera è l'ennesimo uomo poco speciale eppure grandioso del cinema italiano; cresce poco in tenera età, sfugge alla morte da adolescente e sfoggia un profilo morale inattaccabile in maturità. Intorno a lui, disagi psichici e drammi esistenziali a cui far fronte, con l'aiuto di pochi cari. Un'epopea affatto straordinaria che cerca a tutti i costi di sollevare diluvi emozionali; riesce poco, pur non risultando quasi mai indigesto. Solito cast - comunque buono - per un solito dramma familiare, dalla trama sicura e dalle scelte mai riprovevoli. Sì, ma il punto dov'è?

Markus 16/10/22 21:36 - 3722 commenti

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La regia della Archibugi non può che ripercorrere - quasi come un marchio di fabbrica - beghe familiari, cervellotiche paturnie e qualche melodramma psichico da riportare, nel corso di alcuni decenni, con delicatezza e mano sicura. La scelta delle vicende umane e familiari ruotano intorno alla figura centrale di Favino (sempre ottimo) con il risultato d’un opera formalmente inattaccabile, ma che pecca d'una non troppo trascinante vicenda che alla lunga… risulta un po' opprimente. La presenza di Moretti è certamente un valore aggiunto.

Reeves 17/10/22 21:54 - 2556 commenti

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Modestissimo, ennesimo film che racconta i drammi familiari della borghesia di Roma nord. Il romanzo di Veronesi era già molto complesso e il continuo avanti e indietro nel tempo che caratterizza il film diventa confuso e stucchevole, mentre i trucchi per invecchiare gli attori sono davvero tremendi. Favino e la Smutniak se la cavano mentre il peggiore è Nanni Moretti, che recita come se leggesse un libro.

Rambo90 30/10/22 00:30 - 7815 commenti

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Spaccato di vita un po' troppo insistemente drammatico per avvincere davvero ma in cui non tutto è da buttare, grazie a una buona regia che alterna sapientemente i momenti e a un Favino che aggiunge un'altra performance calibrata al suo ricco elenco. Per il resto un film abbastanza prevedibile ma fatto con stile, al quale si aggiunge un Nanni Moretti personaggio sui generis che con alcune uscite strappa anche il sorriso. Non male, ma non indispensabile.

Paulaster 7/02/23 18:01 - 4624 commenti

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La trasposizione del romanzo di Veronesi ha il limite che a livello cinematografico diventa troppo carica di eventi. Incidenti aerei, suicidi e disgrazie assortite distolgono dalla costruzione di una storia di ampio respiro. La Archibugi ha il pregio comunque di utilizzare bene i salti temporali e di rendere abbastanza scorrevole la storia. Favino riesce a evitare l'effetto piatto del suo personaggio e di apparire melenso nell'amore platonico. Moretti parte didascalico e finisce per interpretare sé stesso (al tennis); discreta la Bejo.
MEMORABILE: Il parto in acqua; Appesa alla corda; Arbitro di tennis; L'innominato portajella.

Galbo 25/04/23 20:13 - 12513 commenti

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Come un gioco di specchi va avanti e indietro la vita di Marco, protagonista del libro di Veronesi e di questo buon adattamento della Archibugi che riesce a coglierne l'essenza di uomo fragile e forte insieme, dalla vita complicata e sofferta e che ha l'amore come filo conduttore. In ciò aiutata dalla bella interpretazione di un cast con un bravissimo Favino e un ottimo cast di attori giovani e non (eccellente Nanni Moretti). Un film che si mantiene sempre sul filo del melodramma, rimanendo sempre entro i limiti di un'accettabile "sobrietà". Buono.

Striscia 12/05/23 16:52 - 74 commenti

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Drammone all'italiana con una buona regia che dà ritmo al racconto: gli improvvisi e innumerevoli salti temporali divertono, coinvolgono, spingendo a trovare le somiglianze tra i vari attori che interpretano lo stesso personaggio nelle varie età. Favino immenso: interpretare un personaggio così,mai sopra le righe, con la sola mimica facciale non è da tutti; e infatti ad oggi si può parlare di miglior attore italiano. Comprimari bravi: la Morante in un ruolo un po' fuori dalla sua routine, la Smutniak perfetta, incisivo Moretti e Ceccherini in spolvero. Emozionante!
MEMORABILE: Il bacio finale.

Giùan 28/05/23 10:39 - 4754 commenti

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Scentrato, dà per tutta la durata la sensazione di sbattere inutilmente le ali (appunto come i trochilidi) per trovare stabilità e il passo "epistolare" di Veronesi. Eppure la Archibugi ha il merito di tener sempre aperta la dialettica coi suoi personaggi e il vorticoso intersecarsi delle loro vite, palesando quella corazza d'autrice che non le si può negare. Così, tra brutti clou (il discorso del poker) e miscasting (la Smutniak per una volta non ci azzecca, come quasi incredibilmente stecca Favino), trova palpiti e pathos. Nanni incide verità su un carattere altrimenti letterario.
MEMORABILE: Ceccherini perfetto iettatore patentato; Moretti giudice di sedia (imperdibile); La Irene di Fotini Peluso.

Nando 17/06/23 22:35 - 3853 commenti

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La vita sentimentale e non di un medico che ha subito gravi lutti familiari, ha un amore "platonico" con la sua prima fiamma e una moglie seguita da uno psicoanalista. Una pellicola dignitosa in cui Favino mostra come al solito il suo grande lato attoriale ben coadiuvato dal resto del cast. Come al solito didascalico Moretti, ma vederlo fare il giudice di sedia fa sorridere.

Pinhead80 4/07/23 21:34 - 5101 commenti

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Dall'omonimo romanzo di Sandro Veronesi, Francesca Archibugi cerca di ricavarne un'opera che abbia la stessa intensità e la stessa capacità di rapire e coinvolgere il fruitore. Quello che a prima vista poteva sembrare un azzardo in realtà si rivela una scelta azzeccata a partire dal cast (su tutti un immenso Favino e una bravissima Smutniak). L'ostacolo più grande poteva essere dato dall'eccessiva frammentazione temporale degli avvenimenti, ma si riesce a superare poco alla volta anche questo parziale disagio finendo per apprezzarne l'efficacia. Struggente e realistico.

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Capannelle 14/09/24 15:41 - 4479 commenti

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Il pregio migliore del film è la mano della Archibugi, che assicura fluidità di ripresa e asseconda un andirivieni temporale e di personaggi che sulla carta poteva risultare complicato da sbrogliare. La stessa coralità dei personaggi, pur dovendo gestire un numero di facce esagerato, è a conti fatti una nota positiva del racconto. D'altro canto non tutte le situazioni sembrano convincere, alcune fuori fuoco o alle prese con i soliti conflitti familiari che deflagrano come macigni nella borghesia troppo agiata. Comunque un film empatico, quasi buono.

Ira72 19/09/24 10:30 - 1342 commenti

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Talmente drammatico da risultare opprimente. Nel continuo concatenarsi degli eventi (il film spazia dai primi anni di vita del protagonista Favino fino alla sua tragica fine) e di salti temporali conditi da copiosi flashback (incessanti e alla lunga sfinenti), il rischio è di abusare del "raccontato" e della pazienza del telespettatore. Se poi ci si aggiunge un Nanni Moretti teatrale e poco spontaneo (ad eccezione della scena del tennis), il film risulta artificioso e, a tratti, forzato. La Morante fa la Morante (sui generis e tranchée), Favino e Smutniak in parte. Trucchi bocciati.

Fabbiu 29/09/24 00:33 - 2165 commenti

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Favino straordinario in un'opera che indaga sulla fragilità dell'esistenza. La regia di Archibugi accompagna lo spettatore in un vortice di salti temporali conditi da ricordi, affetti e drammi. Nonostante la durata non indifferente ci si appassiona alla storia e ai personaggi di Veronesi anche senza conoscere ll successo letterario. Anche Moretti lascia il segno.
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  • Homevideo Digital • 17/12/22 20:02
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  • Curiosità Mauro • 6/04/23 09:55
    Disoccupato - 12294 interventi
    L’amante di Letizia (Morante), la madre del protagonista Marco (Favino), è interpretato da un attore d’eccezione, lo scrittore Sandro Veronesi, autore del romanzo dal quale è stato tratto il film: