Lui e lei grandi amici, ma avversari quando si innamorano dello stesso seducente ragazzo. A 21 anni e al suo secondo film Dolan si conferma regista di talento, in questa agra commedia che narra l’innamoramento e le sue non sempre piacevoli conseguenze. Grande humor per descrivere le punture dell’amore adolescenziale e la sofferenza dell’incertezza. Rallentano un po’ gli inserti con le interviste a giovani. Ma anche così, l’opera è acuta e godibile, giocata com’è tra ironia, acume, spirito d’osservazione e indagine sui sentimenti.
Seconda regia per il promettentissimo Dolan, che qui calca meno la mano sugli isterismi dando più spazio al non detto in un triangolo d’amore/amicizia dove l’innamoramento scotta moltissimo e il celare i propri veri sentimenti può portare a dolorosi risvolti. Una commedia a sfondo sentimentale dal linguaggio spigliato e arguto, sfiziosa anche dal punto di vista prettamente cinematografico. Le interviste/monologo molto meno funzionali e coese rispetto all’opera precedente spezzando così il respiro, ma a 21 anni è un peccato più che passabile.
Una fotografia dall'eccellente cura cromatica non scalfisce l'intollerabilità di uno spottone dal ritmo bradipesco e dall'anima vuota almeno quanto le righe del suo soggetto. L'estetica Benetton tanto cara al regista viene presto a noia e tra dialoghi di vita quotidiana privata delle parti non noiose e scene videoclip da orticaria il film finisce per diventare l'oggetto ideale per la galleria d'arte della Seydoux coi capelli blu, magari spezzettato, in clips, in uno schermo circondato da "foto artistiche" in b/n. Almeno Linsday Lohan durava poco.
Un film che si compone di poco: due amici si contendono l'attenzione di un "bello senz'anima", che li farà soffrire entrambi con la sua vacuità. Interessante la costruzione dei personaggi e anche la regia si avvale di ottimi spunti per narrare questa storia semplice ma che affonda il colpo. Manieristico nella messa in scena ma altrettanto spontaneo e fresco; si intuisce la giovane età dell'autore (qui anche ottimo attore), del quale si intravede però la buona mano. Interessante la fotografia e l'uso "retrò" di alcuni costumi.
MEMORABILE: I ralenti su "Bang Bang"; Le scene a letto con colori diversi.
Come si fa a non essere di manica larga con un regista - anche attore in questo caso - di soli 21 anni che ha un gusto estetico così riconoscibile e che fa parlare i protagonisti servendosi di un sapiente uso di cromatismi e di immagini? Un'arma a doppio taglio che, talvolta e non di rado, sfocia in eccesso di manierismo finendo per diventare stucchevole. Anche la colonna sonora, che inizialmente parrebbe azzeccata, con Dalida ripetuta a oltranza, diventa artificioso. Forse il talento e lo stile innegabili di Dolan hanno solo bisogno di meno orpelli.
Pretenzioso e poco riuscito. Dolan non è Larry Clark, non ha la sua maturità né le competenze di questo di indagare l'universo adolescenza. Il film si distacca poco dal precedente. Nonostante attori discreti, presenta movimenti di macchina acerbi e una fotografia da Studio Line L'Oréal. La perspicacia nella tematica denota quasi un interesse morboso. Semplicistico, ripetitivo, incentrato sull'idealizzazione dei sentimenti, non convince nonostante la discreta prova del cast.
MEMORABILE: Il David di Michelangelo idealizzato come modello erotico perturbante; Le scene in penombra.
Variazioni “triangolari” del rapporto amoroso da parte di un regista di grande talento il cui modello di riferimento almeno per quest’opera è probabilmente Truffaut. Il rapporto tra un uomo, una donna e il comune oggetto del desiderio è vivisezionato da una non comune introspezione psicologica e nello stesso tempo con una modalità iper estetizzante troppo auto compiaciuta. Convincenti attori e buon uso della colonna sonora. Discreto ma non all’altezza delle potenzialità del regista.
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