Discussioni su Hiroshima: The aftermath - Corto (2015)

di Lucy van Beek con (n.d.)
  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/09/19 DAL BENEMERITO SCHRAMM
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  • Grande esempio di cinema:
    Schramm

DISCUSSIONE GENERALE

3 post
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  • Schramm • 8/09/19 16:17
    Scrivano - 7689 interventi
    zendy, la relativa scheda di imdb, regista a parte, non ha il cast tecnico aggiornato e riporta una locandina con un nome diverso che non compare nei titoli di testa.
    ripercorrendo gli end credits, è accreditato il solo steven macintosh come voce narrante. su imdb vi sono ben tre suoi omonimi, nessuno dei quali annovera nel suo profilo biofilmografico la partecipazione a questo documentario. posso però se vuoi provare a ripassarmi il film ed estrapolarne alcuni nomi topici che sono copiaincollabili da altre schede di imdb (es: paul tibbets)

    infine, non ricordo come ci si dovrebbe regolare quando in parti uguali vi sono sia colore che b/n. nel dubbio ho privilegiato il primo, ma non so se mi sono mosso nel giusto...
    Ultima modifica: 8/09/19 16:21 da Schramm
  • Zender • 8/09/19 18:33
    Capo scrivano - 47889 interventi
    Se in parti uguali o comunque presente in parte delle scene ha sempre la precedenza il colore.
    Il titolo della locandina è un aka che ho aggiunto in note. Ma no, se è un documentario basta l'n.d., l'importante è che sia corretto il nome del regista.
  • Schramm • 8/09/19 19:23
    Scrivano - 7689 interventi
    un colpo di mazza chiodata sui denti, certo, ma raccomando di buscarlo a chi sente molto forte e ossessivo lo specifico. sul quale la van beek ha non poco da aggiungere rispetto a tutto quanto già si sapeva, forte di inedite angolazioni storiche (supportate da altrettanto inedite immagini e testimonianze) e altari scoperti con annessi doppi tripli quadrupli fondi senza fondo che lasciano sgomenti e schiumanti di sdegno per quel che mostrano e svelano.

    che l'atomica fosse stata usata su una nazione che si era già detta disposta alla negoziazione della resa non tanto per "porre fine a una guerra e risparmiare altre vite" quanto per effettuare una fredda prova tecnica di distruzione dimostrando al contempo alla controparte russa chi aveva il bicipite più gonfio e granitico di tutti e la mano munita di tirapugni è forse tesi storica formulata e dimostrata in altri documentari; quel che forse ancora nessuno aveva mai portato alla luce è la connivenza di un'intelligence tokyota che tutto sapeva da giorni; sapeva che l'aereo in arrivo portava una bomba, e sapeva di che tipo essa fosse. e nulla disse, nulla fece, nessuno avvisò, tutto omise. cattiveria del caso ha voluto che mentre il B29 sorvolava il ground zero di hiroshima, l'addetto radar tenuto a dare l'allarme fosse in pausa colazione.

    ad aggiungere sgomento a sgomento, e indignazione a indignazione, oltre a traumatizzanti immagini mai viste di corpi che paiono usciti dai peggiori incubi di bacon e del bottin de la cosa, un'avvoltoiesca yakuza che da una parte manderà i propri emissari in un vero e proprio campionato di sciacallaggio (teschi cui vengono estirpati e raccolti denti d'oro, per dirne una), dall'altra assolderà le adolescenti sopravvissute per rimpolpare i distretti a luce rossa, con la pelosa garanzia di reinserirle nella società (sic).

    la scienza, a cui pur sempre si deve l'atomica, non si è rivelata meno vergognosa: hibakusha perquisiti sondati perlustrati studiati esaminati umiliati come reperti da convegno o cavie da laboratorio, cui mai è stata data la doverosa assistenza medica e la dovuta cura (così uno dei medici non accodatisi a questa procedura: "un comportamento che va a confermare l'ipotesi che l'accelerazione della fine della guerra è stata un'alibi: a loro interessava davvero solo testare una nuova arma")

    e se possono lasciare meravigliati o perplessi le parole di uno stesso hibakusha, che elogia con ammirazione la meraviglia dello spettacolo fungino ("verrò insultato per quanto sto per dire, ma creditemi: lo spettacolo dell'esplosione, quel caleidoscopico fungo crescente fin oltre le nuvole, che si nutriva di se stesso in mille arabeschi colorati era in sé assolutamente meraviglioso!"), si vorrebbe poter entrare nello schermo e darle di santa ragione ai conduttori di un talk show che hanno proditoriamente fatto incontrare un sopravvissuto con un paul tibbets tutt'altro che pentito del proprio operato: è la rancida panna su un gelato avvelenato, un momento in cui davvero si vorrebbe sprofondare chilometri di vergogna al posto loro, sentendosi morire di compassione miscelata a indignazione.

    50' che fanno defluire il sangue e disturbano il sonno, ma di immane importanza documentaristica.