Vai alla scheda Sei nel forum Discussioni di

Discussioni su Fuga dal paradiso - Film (1990)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 10/02/12 DAL BENEMERITO KANON
  • Clicca sul nome dei commentatori per leggere la loro dissertazione ( vale mezzo pallino)
  • Non male, dopotutto:
    Daidae, Buiomega71
  • Mediocre, ma con un suo perché:
    Rufus68, Herrkinski
  • Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
    Kanon, B. Legnani, Markus
  • Gravemente insufficiente!:
    Reeves

DISCUSSIONE GENERALE

3 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • B. Legnani • 30/08/15 12:50
    Pianificazione e progetti - 15244 interventi
    Zender, tutti i crediti DANIELA GIORDANO, da questo film in poi, andrebbero attribuiti a DANIELA GIORDANO (II), come già fatto in alcuni casi.
    Caso di omonimia.
  • Zender • 30/08/15 13:05
    Capo scrivano - 49175 interventi
    Come risposi qualche tempo fa a Lucius l'ominimia resta tale; se abbiamo fatto così con Daniela Giordano andrà modificato.
    Ultima modifica: 30/08/15 13:09 da Zender
  • Buiomega71 • 23/08/24 10:36
    Consigliere - 27306 interventi
    Rassegna estiva:
    Postatomica-L'estate italiana del dopobomba
     

    Il talento visionario di Pasculli è notevole (si notano le cure che mette per gli aspetti scenografici futuristici) così come la sua passione per il cinema di SF, che prende di mezzo La fuga di Logan, il Lucas di L'uomo che fuggì dal futuro (ma anche di Guerre stellari), passando per la tecnologia retrò del Dune lynchiano a quella strampalata e cupamente buffonesca del Terry Gilliam di Brazil, con aggiunta di simpatici robottini paraspielberghiani (Golem) e soldati che si muovono su cammelli adibiti a surreali motociclette debitori de L'impero colpisce ancora.

    Post atomico ambizioso , con budget piuttosto elevato (dietro c'è mamma Rai e la moglie di Adriano Celentano), impreziosito dalla curata e suggestiva fotografia di Alfio Contini, che inizia magnificamente come un fanta dispotico che sembra uscito dagli anni 70 (La fuga di Logan, appunto) tra schermi video giganti/ologrammatici dove comunicano i due ragazzi innamorati, un'elite che vivie negli agi e scontri tra gladiatrici a mezz'aria che sembrano uscite da Gwendoline.

    Uno dei pochi film di fantascienza italici che potrebbe rivaleggiare con le produzioni americane , per la cura scenografica, i costumi e l'ottimo cast (Bonacelli a capo di una cenciosa masnada di sopravissuti dove c'è pure un Lou Castel completamente fuori di testa che si comporta come il Salvatore del Nome della rosa), il respiro internazionale e sopratutto nella rappresentazione della distruzione totale del post nuke fuori dall'esclusività dei sotterranei, tra distese desertiche e desolate, città completamente in rovina costellate da ruderi dove soffia il vento e scampoli di cenere radioattiva, carcasse di automobili, arrugginiti convogli ferroviari, quel che resta di un supermercato dai riverberi romeriani, il medievale rifugio degli ultimi scampoli di un'umanità costretta a vivere come topi di fogna, che ha pochi rivali nel filone post apocalisse tricolore.

    Visti i tempi (gli anni 90 dominati dalla televisione) la proverbiale  ferocia e violenza del sottogenere è mitigata (anche se un paio di momenti colgono nel segno: Barbara Cupisti-poi leader crudele della milizia-a seno nudo cosparsa di sangue, rea di aver ucciso i suoi genitori e mamma e papà di Teo dati alle fiamme sotto gli occhi del figlio, che vede la scena tramite un monitor portatile. E c'è pure una svolta nel cannibalismo-nei dialoghi- visto che gli animali sono scomparsi dalla faccia della terra-tranne un cagnolino- e i pochi superstiti che vivono all'esterno sono costretti a cibarsi dei loro simili come il soylent green insegna ), ma Pasculli , nonostante questo, non dimentica i trascorsi martiniani e castellariani con la comunità di straccioni alla Omega man bruciati vivi a colpi di lanciafiamme.

    Viscidissimo il sottoposto di Giovanni Visentin e ottimo Horst Buchholz come spietato e disilluso comandante delle milizie a cavallo del cammello.

    Stucchevole e ingenua la storiella d'amore tra i due ragazzi (ma Ines Sastre era bellissima) e purtroppo la moraletta favolistica di fondo (il vecchio che narra al bambino, sulla spiaggia, le imprese di Beatrice e Teo) ne annacqua un pò gli intenti, compromettendone la totale riuscita.

    Ma tecnicamente e visivamente affascina, narrativamente non cede il passo alla noia e rimane uno degli ultimi veri baluardi (forse fuori tempo massimo) del nostrano dopobomba e forse, uno dei film di fantascienza più interessanti prodotti nel nostro paese.

    Come ovvio non ebbe alcun successo, finendo relegato nell'oblio.

    Brutte e anonime le musiche di Michel Legrand.


    Ultima modifica: 23/08/24 13:12 da Buiomega71