Zamora - Film (2024)

Zamora
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MMJ Davinotti jr
Anno: 2024
Genere: commedia (colore)
Note: Ricardo Zamora Martínez era il celebre, fenomenale portiere spagnolo degli Anni Venti e Trenta. Tratto dal romanzo omonimo di Roberto Perrone.

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

L'ambiente impiegatizio, il direttore che pretende di trasferire la sua passione per il calcio all'intero corpo impiegati, la fondamentale “scapoli-ammogliati” sono elementi che non possono non far tornare in mente il mondo creato da Villaggio per Fantozzi. Qui si retrocede ulteriormente di dieci anni e si ritorna ai favolosi Sessanta, ma anche il Gusperti di Walter Leonardi richiama il Calboni del grande Anatrelli. Ciò che profondamente cambia è il punto di vista: Walter Vismara (Paradossi) è sì un ragioniere come Fantozzi, ma l'approccio è molto meno caricaturale, più volto ad...Leggi tutto analizzare la difficile integrazione del giovane che viene dalla provincia (Vigevano) e che nella grande città (Milano) fa i conti con un modo di relazionarsi al prossimo profondamente diverso.

Raccomandato dal suo vecchio padrone (Catania), Walter viene assunto come contabile nell’azienda di Tosetto (Storti), interista il cui unico interesse esterno al lavoro è il calcio (o il "fòlber", come lo chiamava Gianni Brera). Il protagonista sta all'antitesi: di pallone non sa nulla e quando Tosetto gli chiede in che ruolo giochi lui butta lì "portiere". Immediatamente ribattezzato Zamora dai colleghi, come il grandissimo numero uno spagnolo che in quegli anni aveva già concluso pure la sua carriera da allenatore (e che era rimasto in porta fino al 1938), Walter prende oltre dieci gol a partita fino a quando non decide di rivolgersi a Cavazzoni (Marcorè), ex portiere di un certo nome finito in disgrazia trascinandosi da un bar all'altro. Tra i due nasce una sincera amicizia: Walter paga, Cavazzoni gli insegna l'arte e cerca nel frattempo di farlo uscire dal guscio in cui si è ritratto dopo aver scoperto la bella collega (Gastini), con cui era uscito, baciare di nascosto Gusperti in archivio.

Un rapporto, quello tra il ragioniere e l'ex asso sportivo, gradevolmente descritto da un Neri Marcorè che, per la prima volta dietro la macchina da presa, sceglie i toni della commedia garbata, mai urlata, ben inserita in un contesto d'epoca ricostruito con buona cura. Pur nel raccontare una storia non certo originale, Marcorè (che ha scritto la sceneggiatura con Paola Mammini, Maurizio Careddu e Alessandro Rossi a partire dall'omonimo romanzo di Roberto Perrone) riesce quasi sempre a evitare la trappola della banalità. Pur senza trovare mai il guizzo che possa rendere il film davvero efficace come potrebbe, è abile nel tratteggiare tutti i personaggi di contorno anche grazie a un bel parco attori (Ale e Franz, Storti, Catania, Leonardi, Esposito come barista milanese "al ciento per ciento"...) e a due belle figure femminili come la Gastini in versione Silvani "ripulita" e umanizzata e Anna Ferraioli Ravel nel ruolo della sorella che, da tempo trasferitasi a Milano, lo ospita confessandogli che suo marito l'ha lasciata e non vive più con lei da un pezzo...

Un po' forzato il percorso da portiere incapace a quasi-fenomeno, con allenamenti abbozzati e partite arrangiate senza gran realismo, non certo un gran numero di battute sul piatto perché non è al comico che si punta, qua e là una pausa di troppo... Insomma, registicamente Marcorè deve ancora farsi, naturalmente, ma la chiave di lettura scelta dimostra bella maturità e Paradossi è diretto in maniera esemplare, facendo sì che in Walter emerga quella strana, ingenua ambiguità di chi ancora non sa come muoversi in un mondo così diverso da quello che ha frequentato fino a quel momento.

Il clima della Milano Anni Sessanta, dei fanatici di calcio che al bar discutono animatamente in dialetto ("Ciumbia!"), qualche non insistito accenno cinefilo (Morandi contro Fellini) sono il parto di chi l'esordio l'ha comunque preparato credendoci, cercando una via propria lontana dall'estroversa romanità che oggi al cinema s’impone. Walter è schivo, timido ma orgoglioso; esattamente come il film, “piccolo” ma con una sua bella personalità. Giacomo Poretti si concede un cameo nel finale in tempo per accapigliarsi con Giovanni, come d'abitudine.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/04/24 DAL DAVINOTTI
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Markus 6/04/24 10:38 - 3723 commenti

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Marcorè trasporta in film l'omonimo romanzo scritto da Roberto Perrone: lo fa con attenzione, portando in scena caratteri e percezioni di quell’ormai morto e sepolto approccio lombardo, tra Voghera e Milano, di vita impiegatizia Anni '60 fatta di convenevoli ma anche di cattiverie (bravissimo Leonardi). Un focus sui termini gergali meneghini e modus vivendi di quel decennio concretizzato con dovizia di particolari del tutto realistici, tanto che la vicenda "calcistica" quasi viene meno rispetto a quella "documentaristica". Ottime Ferraioli Ravel e la bella Gastini.

Rambo90 7/04/24 23:43 - 7819 commenti

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Garbato, con una bella ricostruzione storica e un gusto molto retrò per le caratterizzazioni di contorno, tutte a fuoco e riuscite, dalle più ampie alle più rapide. Sicuramente la ditta e la coppa del 1 maggio ricordano il mondo del ragionier Fantozzi, ma Marcoré sa infodergli un suo marchio e una sua ben precisa direzione. Si sorride spesso, ma arriva anche la sincerità e il cuore infuso nel progetto. Bravo Paradossi, seguito dallo stesso Marcoré che ancora una volta si dimostra interprete misurato e capace. Quasi emozionante la rivalsa finale.

Reeves 10/04/24 09:01 - 2570 commenti

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Neri Marcorè esordisce alla regia con un film che parla di anni Sessanta, di vita impiegatizia, di fallimenti umani e di quanto il calcio possa essere un'esaltante svolta nella vita di chi lo interpreta anche nel ruolo meno ambito, quello di portiere. L'attore fa tesoro delle sue frequentazioni precedenti (in particolare con Pupi Avati) e dirige un film garbato, avvincente, ben interpretato.

Caesars 19/04/24 16:37 - 3868 commenti

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Per il suo esordio dietro la mdp, Neri Marcorè sceglie una commedia leggera ma non banale, dai toni delicati. Ottima la ricostruzione della Milano anni '60 e buone le interpretazioni. La trama è simpatica, pur non offrendo chissà quali novità, quindi la visione della pellicola scorre senza eccessivi intoppi. Siamo davanti a un prodotto più che discreto, che può soddisfare tutti gli spettatori che vi si pongano davanti senza eccessive pretese.

Galbo 26/08/24 06:31 - 12517 commenti

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Il neo regista Neri Marcoré porta lo spettatore negli anni Sessanta realizzando un film pregevole per ambientazione e capacità di raccontare la storia non eclatante ma interessante di un impiegato che passa dalla provincia alla grande città, con un carico di aspettative e inevitabili delusioni. Il regista ha una mano felice nella scelta di un cast che funziona bene (ottimo Paradossi) e si riserva un ruolo più defilato ma fondamentale per gli snodi del racconto.

Luluke 1/10/24 08:01 - 362 commenti

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Avatiano fino al midollo, questo film di Marcorè, che con Pupi ha lavorato più volte e deve aver da lui molto imparato prima di mettersi dietro la macchina da presa, è un piccolo gioiello di commedia romantica come non se ne vedevano da tempo, nel cinema italiano. Sviluppando il tema della difficoltà dei rapporti umani di un giovane provinciale trasferitosi per lavoro nella Milano degli anni '60 con tono scanzonato e quasi favolistico. Ottimo il cast, coraggiosa e vincente la scelta di affidare il ruolo principale al poco conosciuto Paradossi.

Nando 8/10/24 13:52 - 3855 commenti

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Garbato esordio alla regia di Marcorè con una pellicola ambientata negli anni '60 in cui si assiste alle vicende di un giovane contabile (bravo Paradossi) che dalla provincia sbarca nella grande città con tutte le conseguenze del caso. Una buona ricostruzione scenica e uno sviluppo narrativo semplice ma reale che sfocia in un valido finale di rivalsa contro le prepotenze. Cast appropriato.

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