Prodotto da Pablo Larrain, questo dramma è ambientato a Santiago del Cile, muove a partire dalla premessa di una relazione tra un uomo ultracinquantenne e una transgender, rivolgendosi poi direttamente alla morale dello spettatore. Qual è il limite delle norme di vita? Quale quello del buonsenso? Lelio si sbilancia nel giudizio, evidenziando le reazioni di cui è capace la paura nata dalla mancanza di comprensione, di accettazione e di integrazione. Il tutto in un tono asciutto, privo di fronzoli, a tratti sferzante.
MEMORABILE: La scena ripresa in copertina: la tenacia contro le avversità
Lelio conferma le sue buone qualità con questo film che affronta il tema delicato ed importante dell'identità transgender e delle sue ricadute quotidiane sulla società. Lo fa con sobrietà, senza mai "urlare" e senza costruire inutili e sensazionalistiche scene madri. Tutto avviene in maniera piana, normale: forse troppo. E potrebbe essere proprio questo il "problema" di un film che probabilmente
si trattiene troppo e non riesce così a volare alto e a restare impresso nel cuore e nella memoria. Ma è comunque un buon film: avercene. Bella la prova di Daniela Vega.
Relazione tra uomo adulto e transgender finirà per la morte del primo. Contrapposizione tra sentimenti e moralismo (con in sottofondo il clima di polizia cileno): si evidenzia che la società ha una scarsa maturità sul tema. Trama in gran parte piatta dove i momenti migliori sono nell'introversione di lei e nel suo affrontare il dolore. Accentuati troppo i toni accesi familiari e la violenza nei confronti di lei (al limite del manierismo).
Il lutto in cui culmina la relazione tra un ultracinquantenne e una donna trans dà il via a questo film che, pur partendo da un soggetto nient'affatto scontato, si perde nei tempi lentissimi della narrazione e negli avvenimenti a volte scontati che si susseguono a ripetersi in maniera un po’ monotona. Molto brava la protagonista, il vecchio ricorda - da farne venire nostalgia - Jeremy Irons. Interessante l’ambientazione cilena (Santiago); il regista ha un occhio discreto per alcune inquadrature ma è come se mancasse un senso d’insieme dell’opera.
Film che inizia come una storia d'amore tenerissima per poi farsi amaro e trasudante rabbia e senso di impotenza. Daniela Vega si carica tutto il film sulle spalle e vince: interpretazione eccellente, figura dolcissima e credibile, mai compassionevole o fantozziana per quanto vittima di una spietata alleanza tra sfiga e cinismo del prossimo. La regia funziona e i toni non scivolano mai nel melodrammatico (molto tesa però l'intimidazione in auto); delude giusto l'ultima parte, che denota una certa indecisione nel tirare le fila.
Una relazione tra un uomo maturo e un trans comporta alla casuale morte del primo a una serie di spiacevoli e violente situazioni che investiranno il secondo. Solido film che affronta tematiche attuali e veritiere sempre senza porre sensazionalismo gratuito. Il limite emerge in un finale incompiuto che lascia, personalmente, incerti. Ottima la prova della Vega.
Alla morte del compagno, Marina dovrà affrontare l'opposizione e i pregiudizi della famiglia di lui, che non accettano la sua condizione di transgender. Nonostante la spinosità del tema, Lelio non si lascia prendere né da moralismi né da sentimentalismi eccessivi, lasciando agli eventi l'evidenza di una società chiusa e a tratti ostica fino alla prevaricazione. Molto brava Daniela Vega nell'impersonare una figura dignitosa e caparbia in nome dell'affetto e della memoria, ma anche disposta a riconsiderare la realtà e a ripartire. Considerevole.
MEMORABILE: L'ottusità della moglie e della famiglia di Orlando; L'indagine della polizia; La scena nel crematorio.
Un film che è nello stesso tempo opera di finzione e presa di posizione a difesa dei deboli, di chi non ha diritti e viene deriso e “scrutato” come fosse un fenomeno folcloristico. Tutto questo è Marina che vuole solo vivere una situazione di normalità ma è osteggiata dalla famiglia dell’uomo che amava. La narrazione piana, lontana dai toni urlati, rende il messaggio ancora più efficace, insieme alla straordinaria interpretazione di Daniela Vega. Un film importante e necessario.
L'Oscar per il miglior film straniero pare eccessivo, considerati la trama eil fatto che si dedica poco metraggio alla relazione tra i due, ma dal punto di vista educativo è un riconoscimento più che legittimo. La stessa trama poi, col finale che porta alla realizzazione di lei, poteva essere rivisto nell'ottica di dare maggior mordente alla sceneggiatura. I personaggi sono comunque tutti credibili, nella loro spiazzante "normalità". Ogni opera che serve ad abbattere il muro dei pregiudizi contro il mondo LBGT è comunque meritoria.
Dramma cileno (vincitore dell'Oscar nella categoria film straniero) in cui si raccontano pregiudizi e sospetti ai quali è soggetta una transgender dopo che le è morto l'amante. Film abbastanza sofisticato, con una trama che cade poco nelle forzature o negli stereotipi del caso. Lo si potrebbe definire in un certo qual modo anche educativo. Cast convincente. Discrete le musiche.
Al di là di qualche momento un po' forzato e di qualche punto della sceneggiatura non sviluppato, è sicuramente un buonissimo film, che ben racconta il dramma di una ragazza transgender che oltre a perdere il proprio compagno si ritrova a combattere stereotipi e antipatie di tutti i tipi. Il film descrive il tutto con un ritmo abbastanza compassato senza cercare sensazionalismi, in un'atmosfera piuttosto intimista. La protagonista, transgender anche nella realtà, recita al meglio la sua parte, riuscendo in alcuni momenti anche a commuovere. Un buon film, consigliabile.
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