Note: Presentato al Festival di Berlino. La cilena Paulina Garcia ha vinto l'Orso d'Argento 2013 come migliore attrice. Rifatto dallo stesso regista col titolo "Gloria Bell" (2018).
Stile consueto per molti film moderni di cinematografie minori: attori affiatati, camera tendente al fisso, rumore d'ambiente e qualche canzone, focus sul personaggio principale che in questo caso beneficia della prova della Garcia. Gli autori non hanno timore a svelare la sua forte voglia di vita e divertimento, sono bravi a evitare ogni melodramma ma colpevoli di infarcire il racconto con lungaggini e dettagli inutili. Per cui si arriva alla fine con qualche emozione e diversi sbadigli.
Gloria è una donna che ha passato i cinquanta, divorziata, goffa e intelligente. Lelio delinea molto bene un carattere sfaccettato, aiutato anche dall'ottima interpretazione di Paulina Garcia (giustamente premiata con l'Orso a Berlino). Un film divertente e amaro, uno spaccato della vita borghese del Cile moderno. Azzeccata la colonna sonora, nella quale tra l'altro vi è una bellissima versione de "Las aguas de março" di Elis Regina e una versione "spagnoleggiante" della "Gloria" del nostro Umberto Tozzi.
Abbondantemente over-50 e rimasta sola con figli oramai grandi, Gloria è alla ricerca di nuove emozioni e di una nuova se stessa, fra incontri, balli ed esperienze: la conclusione è che c'è sempre spazio per novità e cocenti delusioni. Il tema è originale, l'ambizione di esplorare un mondo poco conosciuto anche, la noia ad arrivare fino alla fine molta, molta di più...
Approccio speranzoso per una sceneggiatura che affronta ciò che resta nell’età verso la pensione. Quadro onesto negli svaghi del post-dittatura cilena dove si prova a vivere fino all’ultimo, coscienti del fatto che le occasioni scemano e i corpi si inflaccidiscono. La Garcia è spigliata in un buon ruolo. L’andamento della vicenda risente del clima forbito e incede lentamente a volte annoiando un po’.
Gloria è una donna over 50 ma con ancora tanta voglia di vivere e di provare nuove emozioni. Questo la porta a fare nuove conoscenze ma anche a provare cocenti delusioni. Sia il tema che gli attori principali (in particolare la Garcia, che caratterizza perfettamente il suo personaggio) sono buoni mentre la sceneggiatura, cercando di allungare il brodo, si dilunga troppo arrivando così ad annoiare lo spettatore. Discreta la regia di Lelio mentre convince la colonna sonora.
La Gloria di questo film cileno è una donna separata di quasi sessant'anni, indipendente e orgogliosa, che tenta una relazione con un uomo che si dimostrerà inadeguato in quanto ostaggio delle sue figlie e della ex moglie. L'attenzione del regista è tutta per l'ottima Garcìa, proposta in frequenti primi piani e anche in scene di sesso (piuttosto imbarazzanti, considerata l'età dei protagonisti). Apprezzabile l'approccio intimista e realista che permette di avere anche un quadro vivido del Cile di oggi.
Film cileno che propone un riuscito ritratto di una donna sola, colta in un momento particolare della propria vita e non ancora rassegnata all’inevitabile declino fisico. Notevole l’interpretazione di Paulina Garcia, autrice di una prova ricca di sfumature, che sa rendersi anche a tratti ostica ma capace di straordinari momenti di consapevolezza e coraggiosa nel mostrare senza veli un corpo già segnato dall’età. Ambientazione volutamente anonima a sottolineare lo smarrimento dei personaggi.
Gloria è una donna vicino ai sessant'anni che vive al massimo la propria vita partecipando a feste per single alla ricerca di incontri che la possano fare star bene. Scoprirà che la maturità non la metterà al riparo dalle delusioni amorose. Paulina Garcia è eccezionale nel mettersi a nudo di fronte alla macchina da presa e dimostra che ogni età merita di essere vissuta con gioia e trasporto perché la vita è in grado di sorprendere e meravigliare ogni giorno. Il film è veramente ben fatto e mostra un mondo colpevolmente poco esplorato ma ricco di spunti interessanti.
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