Se vuoi vivere... spara - Film (1968)

Truce western di Garrone dalla trama confusa (ma va?), che ruota intorno a un villaggio in cui i forestieri vengono indotti a giocare a poker e fatti fuori con l'accusa di barare (!). Il titolo ammicca al classico di Questi, del quale cerca di riprendere l'atmosfera di allucinata violenza. Mah. Riccardo Garrone (fratello) in un ruolo serio, e tanto basti. I Garrone andranno tutti e due meglio in Una lunga fila di croci.

Deludente. La prima parte è valida: il poker-trappola, Rassimov che massacra uno sgherro del signorotto Felleghy per farlo parlare, la ragazzina che si innamora dello straniero come nei western americani… Poi verso il finale affonda, come se il regista sentisse il richiamo degli stereotipi del genere, da rispettare ad ogni costo… Interessanti solo gli attori: Rassimov, Cianfriglia bounty-killer, Riccardo Garrone tra il serio e il faceto, i soliti Bartha, Arena, Poli.

Buon spaghetti western che vede come protagonista il grande Rassimov: l'intro è piuttosto coinvolgente, con una sorta di diabolico gioco della morte messo in atto da alcuni cittadini nei confronti dei malcapitati stranieri; successivamente la pellicola si appanna un po' ma nel complesso rimane gradevole da vedere, grazie anche al fratello del regista (il bravo Riccardo Garrone).

Terribile spaghetti, ricco di assurdità di trama e di trascuratezze. Per le seconde basterà citare l'incredibile alternanza giorno-notte durante l'assedio, per le prime gli inaccettabili "dei ex machina" dell'ultima mezzora. Completano il quadro recitazioni quasi sempre mediocrissime, la pessima vicenda sentimentale, l'insopportabile bimbetto, ovviamente doppiato con urticante voce querula.

Spaghetti western diretto da Sergio Garrone di fattura molto meno che mediocre, anche dal punto di vista tecnico. E' girato con due soldi e si vede. La storia presenta varie incongruenze, sottolineate da una sceneggiatura scadente e con una storiella d'amore "urticante". Regia debole e attori decisamente negati

Meglio di tanti altri western del periodo. Da sottolineare la parte del bravo Riccardo Garrone, che interpreta al meglio l'avventuriero Donovan con le sue astute trovate. Il buono (Ivan Rassimov) prende troppe botte per essere il protagonista. Franco Cobianchi (Alvarez), per quanto bravo, non regge il confronto con il messicano "per eccellenza" dell'epoca Fernando Sancho.

Esordio nello spaghetti western per il mestierante Garrone, che porta nel cast anche suo fratello Riccardo (noto per la pubblicità del caffè). Il film è, nel complesso, abbastanza divertente, senza grandi pretese, un po' grezzo data anche la povertà di mezzi, ma non così da disprezzare come sembra.

Malgrado i numerosi morti ammazzati, per la violenza edulcorata e gli intermezzi sentimentali sembra quasi un western per famiglie con qualche modesto spunto comico, tanto più che i personaggi sembrano tagliati con l’accetta (tranne quello, ambiguo, di Riccardo Garrone, unico componente del cast con una buona presenza scenica). Eppure, nonostante le evidenti distrazioni del regista e degli autori, gli stereotipi e alcune recitazioni imbarazzanti, non annoia mai.

Il pregio del film consiste nella dinamicità della trama e delle situazioni, grazie alla quale l’interesse rimane alto. Il problema, però, è che la carne al fuoco è troppa e la storia non ha una sua fisionomia, perdendosi il più delle volte in strade decisamente trascurabili. Inoltre sono presenti incongruenze e assurdità notevoli. Molto belli i titoli di testa.

La trama è abbastanza surreale, le ambientazioni sono povere e le scene sono già state viste in molti altri western. Ma Sergio Garrone ha due attori che fanno la differenza: il fratello Riccardo, che qui fa un pistolero play boy apparentemente cinico, e soprattutto Giovanni Cianfriglia, come al solito cattivissimo e vestito di nero. E quindi il piccolo film lo si vede con piacere.