Tratto da una pièce teatrale di Natalia Ginzburg, il film è una travolgente analisi di coppia in piena era reazionaria (il '68 era alle porte). Stile volutamente frammentario e naif che esalta ancor di più la performance di una Vitti letteralmente straordinaria: il ruolo della giovane moglie incastrata tra velleità piccolo borghesi e nuove tendenze liberal-sentimentali è tratteggiato da questa grande attrice con punte ora malinconiche ora stralunate ora esilaranti. Ottimi anche Albertazzi e l'adorabile Buccella. Un Salce da ritrovare.
Salce riprende una commedia della Ginzburg scritta per Adriana Asti e insieme ad Age e Continenza la rimodella sulla Vitti che si scatena in una delle sue classiche performances stralunate, con tripudio delle celebri, splendide gambe. Ma il vero punto di forza è la messa in scena che, con l'apporto decisivo di Di Palma, Poletto (scenografie) e Piccioni, trasforma il film in una delle più consapevoli operazioni pop-art del cinema italiano.
Il color pop sessantiano c'è, Albertazzi è giovane e sornione, ma la Vitti seppur bellissima e dalle lunghe gambe è spaventosamente logorroica, ideale prototipo dei personaggi che incarnerà con ancor maggior fortuna in alcuni film di Sordi (soprattutto Amore mio aiutami, una sorta di vicenda speculare a questa pellicola) e così ammazza il messaggio "libertario"; il ritmo è solo a tratti ravvivato dalla consueta "bambolaggine" della sempre brava Buccella. Per patiti dei favolosi anni 60, gli altri si dotino di caffè.
MEMORABILE: "Lamberto Genova"; I favolosi vestitini della Vitti.
Tripudio pop con una Vitti al top della sua contagiosa simpatia, quasi da camera (rare le scene lontane dall'appartamento) ma caloroso e inventivo nelle inquadrature e brillante nei dialoghi. Trama semplicissima ma piacere sommo, da gustare col sorriso sulle labbra sorseggiando con godimento il fascino (discreto o indiscreto poco importa) della borghesia sessantottina. Trama a ben vedere ridotta all'osso, ma film assolutamente adorabile.
Esiste un aspetto orchestrale del cinema dove il regista è il direttore di singoli talenti e geni che danno forma a un insieme. Questo, qui, si vede bene; su una scrittura (partitura) solida (Ginzburg) Salce dirige posseduto da sincera ispirazione pop-art (compresa nella sua forza innovativa e innestata sul gusto italiano); la Vitti è il genio solista che incanta e sorprende; scenografie perfette, ottima musica e l'essenziale Albertazzi completano l'opera e il quid determinante (lo scarto dalla regola) si manifesta. Splendore sessantiano.
Riduzione cinematografica di una pièce di Natalia Ginzburg del 1966 (Renzo Montagnani, Adriana Asti, Italia Marchesini) che ebbe un buon successo di pubblico. Il prolifico Luciano Salce spreme il limone della celebrità della commedia di derivazione e mette in campo Monica Vitti (la storia ruota attorno a lei; qui di bellezza straordinaria), Giorgio Albertazzi e Maria Grazia Buccella per un film... smisuratamente logorroico. L'ambientazione alto borghese, con l'arredamento psichedelico 60's, è poi una ruffiana cornice. Pellicola stagionata.
Giovanotto di buona borghesia sposa dopo una breve conoscenza una ragazza disinibita e di condizioni sociali molto più modeste... Salce mantiene il format teatrale negli spazi, nei dialoghi ed anche nella suddivisione in capitoli: noiosissimi per eccesso di chiacchiere i primi due, più spiritoso il terzo con l'entrata in campo della madre di lui, molto mal disposta nei confronti della nuora. Nel complesso si tratta di una trasposizione poco felice, molto invecchiata col tempo, in cui risulta stucchevole anche Monica Vitti, abbigliata con vestitini coordinati con l'arredamento in stile pop.
MEMORABILE: Al momento del pranzo con suocera e cognata, i tentativi come cuoca improvvisata alle prese con un risotto tenace che non vuol mollare il mestolo
Il testo teatrale della Ginzburg viene riadattato come fosse un'operetta dai colori sgargianti. La Vitti è briosa e in più frangenti sembra l'unica che si diverte, mentre il resto del cast non incide. La Buccella recita un ruolo da oca lavativa e serve per far raccontare qualche aneddoto inutile, Albertazzi sembra poco adatto a un cinema leggero. Come regia non sono male le derive lisergiche o le romanticherie alla francese; nel pranzo con la suocera si assiste a una comicità di serie B.
MEMORABILE: La festa dove si conobbero gli sposini; Il taglio delle piume del cappello della suocera; L'inchiostro in testa.
Siamo in piena Summer of love e si vede, non solo dagli abiti e dalle acconciature, ma anche dalla narrazione lisergica e dalla recitazione surreale. Monica Vitti è un'esplosione di colori e sensualità, a farle da contraltare un Albertazzi posato e concreto, almeno fin quando i due non si coalizzano contro la madre di lui, personaggio genuinamente odioso. Il tutto - o quasi - avviene fra quattro mura, essendo tratto da una pièce teatrale, ma non ci si annoia. Simpatici i personaggi di contorno, soprattutto il vicino. Curioso.
Luciano Salce HA DIRETTO ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Scusate ma non penso che sia Villa Torlonia, Villa Torlonia è sulla Nomentana.
DiscussioneZender • 12/04/11 19:36 Capo scrivano - 48561 interventi
La chiamano così, villa Torlonia al Gianicolo. Mi sembrava na villa importante, il nome ci stava tutto anche se so che quella ufficiale sta sulla Nomentana... Altri nomi non ne ho trovati e mi pare strano non ne abbia uno