Le ambizioni parafelliniane di Mazursky (autore che non amo particolarmente, se non per quei due gioiellini che sono
Una donna tutta sola e
Sù e giù per Beverly Hills, soprattutto il secondo, una delle commedie americane più riuscite degli anni 80) che cita Shakespeare, il cinema "esoticheggiante" stile
Summer Lovers e crisi interiori tanto care a certo cinema (anche il suo) europeo e americano dei 70.
In pieno delirio autoriale (Mazursky scrive, dirige, produce e si ritaglia il ruolo-insieme alla moglie Betsy-del produttore teatrale Terry Bloomfield, che regala un ballo da antologia omoerotica e imbarazzante ludibrio insieme a John Cassavetes) realizza il suo film più bizzarro e curioso, mix di dramma, crisi coniugali, commedia e tocchi fantastici (su tutti Cassavetes che invoca la tempesta provocando un vero e proprio nubifragio, che prende le derive da "disaster movie" che manco
Uragano di Troell)
Infarcito da momenti surreali (gli incubi di Cassavetes, come l'affogamento della moglie e della figlia, vedendo il proprio suicidio gettandosi dall'impalcatura del casinò in costruzione, la tempesta invocata, i fulmini che si abbattono su New York con un Cassavetes in preda ad un delirio di onnipotenza davanti alla finestra), da qualche inaspettata crudeltà (Cassavetes che sgozza il capretto sacrificale sotto gli occhi di tutti) e da derive nella follia (Raul Julia che si mette a danzare sulle note di
New York New York cantata da Liza Minnelli e le caprette a fare da coriste(sic!)), l'opera mazurskyana soffre , però, di parecchi momenti di noia, sfuggendo di mano al suo autore, indeciso su che strada narrativa prendere.
Alcuni momenti deliziosi (Cassavetes che vede la figlia ballare da sola e la scambia per la moglie, le pantomime di Julia per spiare la 14enne Molly Ringwald-al suo esordio su grande schermo-che prende il bagno a mare nuda, la Ringwald e la Sarandon che intonano
Why do fools fall in love mentre sono ammollo nelle acque marine, gli straordinari duetti recitativi tra la Rowlands e Cassavetes e le loro beghe matrimoniali) alternati a cadute di tono disastrose (il balletto tra Julia, Cassavetes, Sarandon e Ringwald, il gigionare di un' insopportabile Vittorio Gassman, le pagliacciate di Raul Julia che si spaccia per un mostro delle caverne, stile
Octaman, infilandosi un polipo sulla testa, le terrificanti freddure dello showman) eppoi tante, ma tante, chiacchiere e elucubrazioni mentali non sempre riuscite.
Non male il tangaccio finale sull'isola delle coppie scoppiate (e riunite), tra amoretti giovanili appena sbocciati, passioni gaye (da sottolineare la faccia del dottore quando vede le statuine dal pene enorme che vende Julia nella sua grotta) e amori nuovi e ritrovati, che non è poi molto dissimile dalla "festa orgiastica" in piscina del "vogliamoci tutti bene", sulle note di
Once in a lifetime di
Su e giù per Beverly Hills.
Deliziosa l'appena sbocciata Molly Ringwald e cosa non è Lucianne Buchanan che indossa sandaletti con tacco alto.
Nella festa di capodanno c'è pure un sosia di Woody Allen (che nel film è Woody Allen), e Cassavetes che parla con l'avvocato di Gassman, sull'elicottero, di costruzioni mi ha fatto venire in mente
Holocaust 2000
Non essendo un purista mazurskyano mi saranno certamente sfuggite parecchie sfumature tipiche del suo cinema (ma la scrittura del regista, a volte, regala perle geniali, come quando Cassavetes appella la figlia Molly Ringwald con un "
sei un vasetto di merda", ma, anche se opera squilibrata e ben poco lineare (e non esente da momenti noiosi) và riconosciuta al suo regista una certa originalità, una grande personalità autoriale e alcuni attimi davvero sorprendenti (a questo proposito da antologia la sequenza in cui la Sarandon si esibisce in un locale cantando in greco, mentre Cassavetes è alle prese con l'ex moglie e pressato dalle poco simpatiche minacce di Gassman).
Per evidenziare su come Mazursky non sia regista "comune", è significativa la sequenza quasi "fiabesca" del figlio di Gassman (Sam Robards) che, mentre è in immersione sott'acqua, si vede arrivare d'innanzi a sè, nuotando , Molly Ringwald, in una scena analoga che verrà poi ripresa anche da Ron Howard in
Splash
Splendide location dell'isola greca di Alypa beach in Mani, Kardamili, straordinaria e suggestiva la fotografia dell'australiano Donald McAlpine (l'arrivo della tempesta all'orizzonte è una gioia per gli occhi) e possente lo score (soprattutto sui titoli di testa) del nipponico Stomu Yamashta.
Opera discontinua, non perfettamente amalgamata, spesso tediosa, sovrabbondante, con un Cassavetes più antipatico che carismatico, frastornante nel logorrio dei protagonisti, sbilanciato e instabile nel suo progredire narrativamente, confusionario nei flashback rimpiattini tra New York e isola greca, inciampi nel kitsh più fumettoso che non disdegna di lambire vette trash (il naufragio della congrega di Gassman sul motoscafo), ma anche pervaso da una vitalità che, a volte, contagia.
Chiusa finale tetraleggiante di dubbio gusto, che fa sembrare un pò il tutto una specie di pagliacciata.
Forse i mazurskyani DOC apprezzeranno.
Piccola curiosità, nell'appartamento di Cassavetes/Rowlands, sulla parete del corridoio, è appeso un manifesto di un opera teatrale farlocca della donna, che porta la regia di Donald McAlpine (il direttore della fotografia del film)