Tratto dalla commedia di Giuseppe Pasculli "Ciò l'Aids" (tanto per chiarire subito il significato del titolo), SONO POSITIVO è un film sgangherato, visivamente ispirato dai coloratissimi set di TANO DA MORIRE (ci sono anche un paio di break musicali piuttosto superflui). Vi si muove un pugno di personaggi che abita lo stesso appartamento: sono il marito (Giovanni Esposito, il vero protagonista), la moglie (Cristina Liberati), l'amico del marito (Manrico Gammarota) e il fratello omosessuale della moglie (Paolo Sassanelli). Quando l'unica donna di casa scopre di essere sieropositiva innescherà un prevedibile...Leggi tutto scambio di colpe che tende a protrarsi per l'intero film. Un soggetto semplice, sviluppato come un testo teatrale e così messo in scena, pur con un certo dinamismo nelle inquadrature e una vivacità data soprattutto dal buon lavoro scenografico. L'intenzione (considerato anche il finale rocambolesco) era quella di riflettere su un problema serio con una punta di spiritosaggine, il risultato lascia un po' l'amaro in bocca per i molti momenti di stanca e la superficialità complessiva che emerge. Va comunque detto che, pur all'interno di una recitazione modesta, il cast riesce a mantenere vivo l'interesse e i dialoghi sono più che decenti. Manrico Gammarota, specialmente, sa sfruttare meglio degli altri il suo personaggio intervenendo sopra le righe ma con verve non indifferente. E' l'unico che spinge al sorriso, gli altri seguono diligentemente il copione agli ordini di una regia (Cristiano Bortone) comunque competente. Piccole parti per Nino Frassica (il banchiere, due o tre interventi senza gag, purtroppo) e Joe D'Amato/Massaccesi (è il regista hardcore).
Finché porta avanti l'interrogativo sul "chi ha contagiato chi" tra grottesco e kitsch, si risolve (pur con evitabili lungaggini) in un'apprezzabile commedia che per l'ovvia impostazione teatrale denota una marcata staticità controbilanciata da buoni dialoghi. Eppure alla fine qualcosa non torna. Vuoi per gli attori che non convincono appieno o per una mancanza di brio nello svolgersi, nel finale tende ad afflosciarsi del tutto e l'apologo che vorrebbe invitare ad accettarsi per quello che siamo risulta superficiale e fin troppo sereno.
Garbato e riuscito tentativo di affrontare una delle più grandi paure dei tempi più recenti, ovverosia l'AIDS. Esposito regala una performance tanto bislacca quanto funzionale, immerso com'è nel suo personaggio ipocondriaco. Inoltre, in un colpo solo, Bortone amplifica il suo discorso aggiungendo temi come la famiglia allargata e l'omosessualità, in maniera leggera ma ficcante. Spesso il delirio visivo rispecchia quello della mente dei vari protagonisti, ognuno alle prese con la propria parte nascosta. E ci si perde più che volentieri. Bel film.
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