Grazie ragazzi - Film (2023)

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Pedissequo remake dell'ennesimo film francese saccheggiato dai nostri produttori, che si stanno dedicando a un'operazione di ripescaggio giunta a numeri francamente un po' umilianti... In questo caso l'opera di riferimento è UN ANNO CON GODOT (ispirata a una vicenda realmente accaduta in Svezia), in cui Kad Merad dirigeva un piccolo gruppo di carcerati con l'obiettivo di far loro recitare sul palcoscenico il classico di Samuel Beckett. Lo sostituisce nel remake un fisicamente molto simile Antonio Albanese, chiaro protagonista che interpreta un attore teatrale ormai fuori dal giro da tre anni costretto a sopravvivere...Leggi tutto doppiando film porno (aggiunta tutta italiana già stravista nella nostra commedia e peraltro oggi semianacronistica, utile giusto a sfruttare un paio di grevi battute in apertura). Convocato dalla direttrice (Bergamasco) di un penitenziario, gli viene chiesto di tenere lì un corso di un paio di settimane - aperto ai detenuti che vogliano cimentarsi nella recitazione - da chiudersi con un saggio finale.

Alla prima lezione si presentano solo in tre (Montanini, Lattanzi, Koloneci), ai quali si aggiunge poco dopo l'africano Aziz (Ferrara) e, più avanti, Diego (Marchioni), subentrato a Christian (Koloneci) che abbandona (si capirà perché). Quattro attori più l'inserviente che si occupa delle pulizie (Iordachiou) il quale, pur restando esterno, avrà comunque piccola parte nello spettacolo. Come si può immaginare l'approccio non è dei più professionali, da parte dei quattro apprendisti: non sono attori, non s'impegnano come dovrebbero, stanno lì ad ascoltare giusto per concedersi un diversivo rispetto al grigio della quotidianità. Antonio invece prende la sua “missione” molto seriamente: li catechizza, si altera, esige e lentamente li conquista. Insomma, una favola edificante costruita alternando dramma e commedia per lanciare un ovvio messaggio positivo. Succede quanto si può facilmente prevedere con l'unica eccezione d'un bel finale spiazzante che tuttavia, qui in Italia, ci si sente in dovere di alterare appiccicandovi un epilogo per nulla credibile e fuori luogo.

Unico personaggio fuori dagli schemi è quello cui Fabrizio Bentivoglio regala ancora una volta un fascino superiore, ovvero il celebre attore di teatro amico di Antonio che ha pensato a lui per utilizzare con intelligenza le sovvenzioni concesse al carcere presentadogli la direttrice. Gli altri - compreso un Albanese indubbiamente bravo ma sfruttato poco per quelle che sono le sue grandi potenzialità comiche e investito di un ruolo drammatico in cui non può sempre far valere il proprio estro - non entusiasmano, imprigionati in figure tratteggiate con faciloneria talora irritante; fortunatamente il buon mestiere del regista Riccardo Milani dona ai quattro un po' di spessore in aggiunta, ma solo Marchioni ha modo di emergere, gli altri si confondono sovente tra loro nonostante i ripetuti tentativi di caratterizzarli quanto più possibile. E' questo che li porta a non risultare granché credibili e anzi piuttosto artificiosi nella costante ricerca della battuta sdrammatizzante in romanesco (qualcuna funziona, troppe suonano forzate) quanto poco efficaci nei momenti in cui dovrebbero commuovere. C'è insomma uno stacco tra ciò che dovrebbero sembrare e ciò che effettivamente sembrano, col risultato di banalizzare i sentimenti e appiattire un film che si sviluppa già senza gran fantasia nei suoi sviluppi.

Non si può comunque negare al lavoro di Milani la forza del messaggio né la capacità - soprattutto grazie ad Albanese - di lasciar trasparire, tra le pieghe dei dialoghi più tesi, l'importanza dell'arte nella socialità e nella rieducazione alla vita. Si segue insomma senza fatica, il film, a tratti ci si diverte, si incontrano bei duetti tra Albanese e Bentivoglio (o la Bergamasco), che funzionano molto meglio di quelli più scontati coi partecipanti al corso, costruiti come da prassi su piccole e grandi frizioni, insulti, abbracci e complimenti.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/01/23 DAL BENEMERITO REEVES POI DAVINOTTATO IL GIORNO 15/01/23
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Reeves 14/01/23 06:20 - 2414 commenti

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Attore disoccupato accetta di fare un seminario teatrale in carcere e propone Beckett a un gruppo di detenuti. Simpatico film tutto incentrato su Antonio Albanese e su un ottimo gruppo di attori, tra i quali spicca uno strafottente Vinicio Marchioni. Il pregio dell'opera è che non eccede nella retorica, il difetto è che forse la tira un po' troppo per le lunghe. Ma lo si vede con piacere, si ride e si pensa nella migliore tradizione della nostra commedia.
MEMORABILE: Il doppiaggio dei film porno e gli sguardi del secondino Rignanese.

Didda23 15/01/23 20:37 - 2436 commenti

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Per chi ha potuto apprezzare l'originale (uscito qualche anno fa e doppiato in italiano) una visione sostanzialmente inutile, poiché lo ricalca fedelmente e laddove inventa soluzioni alternative (il doppiaggio di film hard e gli ultimissimi minuti) fa decisamente peggio. Dispiace per Milani perché è un valido regista che ha estrema padronanza del mezzo e per Albanese che non aggiunge nulla alla performance di Merad. Non male nel complesso (a prescindere dall'intrinseca inutilità), forse troppo "romanizzato" nelle caratterizzazione dei personaggi. Da lodare Bentivoglio, un genio.
MEMORABILE: Le prove nello stanzino; La locandina con la programmazione del teatro gestito da Bentivoglio; Nel salone di bellezza.

Rambo90 19/01/23 20:12 - 7750 commenti

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Un ottimo e misurato Albanese guida un film toccante, imperfetto nella costruzione dei personaggi (con pochissimi approfondimenti che non avrebbero guastato) ma che sa arrivare a chi guarda. Il film colpisce bene due bersagli importanti: la riabilitazione e la "concessione" di essere umani fatta ai detenuti e la grandiosità del teatro. Questi due elementi si fondono bene e le genuine interpretazioni fanno il resto, arrivando in alcuni punti anche a commuovere sinceramente. Notevole.

Caesars 22/02/23 11:42 - 3829 commenti

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Purtroppo ancora una volta il cinema nostrano deve ricorrere a un remake di una pellicola d'oltralpe, a dimostrazione che ai nostri sceneggiatori le idee nuove scarseggiano assai. Bisogna però anche dire che il risultato finale lascia soddisfatti, in quanto il nuovo film di Milani riesce a far ridere, commuovere e pensare. Il regista trova dei validi alleati in tutti gli interpreti, e non nel solo Albanese. Volendo trovare una critica: si può imputare al prodotto un finale troppo retorico che fa scadere un po' il risultato finale, che rimane comunque di tutto rispetto.

Paulaster 29/05/23 18:11 - 4544 commenti

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A un attore fuori dal giro viene proposto di tenere un corso in carcere. Soggetto con i buoni propositi rieducativi per i detenuti e un rilancio per chi dirige. La regia alterna la difficoltà delle prove, qualche momento più leggero e la durezza della detenzione. Il tutto manca di un amalgama precisa perché non si vuole infierire e per mandare un messaggio positivo. Albanese ha il ruolo più semplice, Bentivoglio ha sempre un tocco in più e la Bergamasco camuffa solo la voce; Marchioni avrebbe un gran ruolo (il boss) ma finisce nel sentimentale. Epilogo piuttosto fantasioso.
MEMORABILE: Tutti nel parlatorio; Le locandine; I regali requisiti dal secondino; La ministra a teatro.

Daniela 2/06/23 23:05 - 12814 commenti

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Attore da anni lontano dalla scene accetta di tenere un corso di teatro all'interno di un carcere, decidendo poi di intraprendere un progetto ambizioso: la messa in scena di aspettando Godot, il capolavoro di Beckett... A parte poche varianti neppure tanto felici, remake fotocopia dell'originale francese con Albanese che replica anche dal punto di vista fisico Kad Merad: l'attore interpreta il ruolo in modo convinto e convincente ma l'operazione in se stessa è troppo derivativa per suscitare interesse, soprattutto se si vedono i due film a breve distanza l'uno dall'altro.

Galbo 16/06/23 20:19 - 12465 commenti

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Al netto del fatto che si tratta di un remake, il film di Riccardo Milani può dirsi certamente riuscito; si tratta di un'interessante riflessione sul mestiere dell'attore, del potere rieducativo dell'arte ma anche, andando oltre, del concetto di libertà e di privazione della stessa. Il tutto affidato a un eccellente gruppo di attori, a partire da un ottimo Antonio Albanese, affiancato da un altrettanto efficace Fabrizio Bentivoglio e da tutto il cast dei "detenuti". Buone regia e ambientazione.

Nando 17/06/23 22:29 - 3838 commenti

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Il film si osserva con garbo e riflessione in quanto elabora la voglia di potersi redimere da un sistema carcerario con l'impegno teatrale. Albanese mette tutto se stesso nell'interpretazione e si avvale di un mefistofelico Bentivoglio, una valida Bergamasco e un convincente Marchioni. Certo il finale appare alquanto inverosimile, ma il monologo di Antonio merita la visione.

Achab50 20/07/23 15:28 - 96 commenti

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Un bel film, ben recitato e a tratti coinvolgente. Albanese è molto nella parte, e questo non è una novità, Bentivoglio caratterizza assai bene l'impresario mellifluo e carogna, la Bergamasco è credibile nel ruolo della direttrice. Valida anche la recitazione dei "carcerati". L'unico rilievo va fatto all'eccessiva lunghezza: un taglio del primo tentativo di fuga avrebbe sveltito la narrazione ed evitato qualche piccola caduta della tensione. Nel complesso notevole.

Xamini 4/11/23 18:51 - 1264 commenti

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Un lavoro accorato di Riccardo Milani, che ci parla anzitutto di teatro e del suo potere terapeutico, con un Albanese che sente molto la parte e risulta particolarmente centrato nel finale. Necessariamente tagliati il processo di preparazione degli aspiranti attori e le varie prove su un testo di una certa difficoltà, ma il tutto funziona bene sino alla prima messa in scena. La fase del tour risulta un po' leggera ma funzionale alla preparazione del finale. Sufficientemente fastidioso Bentivoglio, mentre gli attori carcerati non sono particolarmente approfonditi, ma è giusto così.

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Panza 7/12/23 21:39 - 1872 commenti

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Senza il paravento della retorica affronta il tema del carcere e della possibilità di un inserimento dei detenuti nella società offrendo un messaggio condivisibile. Quando deve emozionare lo fa con garbo (il rapporto con il carcerato balbuziente e il finale), mentre nella comicità riaffiorano i difetti di molte commedie italiane: vedere nel 2023 la gag del doppiaggio del film porno è avvilente. Misurato Albanese, che abbandona certi eccessi nel passato, meno incisivo il rapporto con la direttrice del carcere. Musiche anonime, ma ormai nelle produzioni italiane è quasi una costante.
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