Rembrandt's j'accuse...! - Film (2008)

Rembrandt's j'accuse...!
Locandina Rembrandt's j'accuse...! - Film (2008)
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Titolo originale: Rembrandt's j'accuse...!
Anno: 2008
Genere: drammatico (colore)

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Tutti i commenti e le recensioni di Rembrandt's j'accuse...!

TITOLO INSERITO IL GIORNO 18/05/10 DAL BENEMERITO LUCIUS
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Lucius 18/05/10 20:39 - 3029 commenti

I gusti di Lucius

Ancora Rembrandt, ancora La ronda di notte. Peter Greenaway ritorna sull'opera che gli ha già ispirato un film per parlarci dei 34 personaggi del dipinto e della loro cospirazione volta a commettere un omicidio terribile. Il regista, col suo stile digitale fatto di quadri e sovrapposizioni, ci fa scoprire i cinquanta indizi nascosti tra le pieghe del dipinto, riportandoci indietro nell'Olanda del XVII secolo. Un noir artistico e documentaristico per cinefili incalliti. Se non vi è piaciuto La sindrome di Stendhal, state alla larga da questo film.

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  • Curiosità Lucius • 18/05/10 21:55
    Scrivano - 9053 interventi
    La ronda di notte, è considerata la quarta opera d'arte (fra i dipinti) al mondo, dopo La Gioconda, L'ultima cena e La Cappella Sistina.
    Il quadro in questione, omaggiato anche da Argento ne La sindrome di Stendhal.
  • Discussione Lucius • 19/05/10 01:02
    Scrivano - 9053 interventi
    A primo acchitto potrebbe sembrare Nightwatching part two, invece trattasi di un cinedocumento noir in chiave teatrale essenziale per capire l'artista Rembrandt e soprattutto la sua opera eccelsa, La ronda di notte.Furbescamente Greenaway lega col suo lavoro il suo nome all'opera omnia di Rembrandt,(come aveva fatto Dan Brown con Il codice da Vinci analizzando in particolar modo L'ultima cena di Leonardo) riuscendo (con una certa vena noir), a fa entrare lo spettatore letteralmente nel dipinto (come Asia Argento ne La Sindrome di Stendhal) mostrandogli tutti i suoi personaggi e il complotto in cui sono convolti.La parte della didattica è molto interessante, nessuno aveva mai fatto un lavoro così accurato e di questo genere, adattissimo ad esempio come studio e approfondimento dell'opera, nelle biblioteche e nelle università,pertanto giudico l'operazione ambiziosa e di estremo interesse conoscitivo per il soggetto e l'autore del dipinto.
    Ultima modifica: 22/05/10 09:12 da Lucius
  • Curiosità Lucius • 19/05/10 01:22
    Scrivano - 9053 interventi
    Un articolo sul film:

    LO SPECCHIO E LA CANDELA: IL J'ACCUSE DI PETER GREENAWAY

    Applausi a scena a aperta per il film di Greenaway, Rembrandt J'accuse, avvincente thriller storico-artistico che segna il ritorno del cineasta inglese al capolavoro di Rembrandt, "La ronda di notte", dopo il recente Nightwatching.
    "Avere gli occhi non significa saper guardare". Il dito puntato su una (in)civiltà dell'immagine, che è in realtà una civiltà del testo è quello di Peter Greenaway che attraverso Rembrandt costruisce il suo personale J'accuse contro il cinema contemporaneo, testuale, povero, illustrato. Rembrandt e il suo capolavoro, la cosiddetta "Ronda di notte" (ma il nome è "postumo") diventa allora paradigma privilegiato con cui ridare valore a quella immagine che spadroneggia sulla contemporaneità imponendoci la sua paradossale dittatura del testo.

    Se poter vedere non vuol dire saper guardare, allora per vedere bisogna imparare a guardare: l'immagine è quindi già sempre immagine - inganno, doppio gioco irriducibile e paradossale del cinema, vera e propria condizione di possibilità dell'arte cinematica. Candela e specchio, luce e inganno: se il cinema è luce che affiora dal buio è nello scarto chiaroscurale tra visibile e invisibile che si gioca la visione cinematografica stessa: vedere è allora già sempre vedere due volte, ripercorrere l'archivio, ovvero tornare già sempre all'origine, al cominciamento, all'archè dell'immagine iniziale. La ronda di notte diventa ronda di notte, o meglio, si disvela per quello che già è solo alla luce del percorso che ci ha riportati in ultima istanza a se stessa; il passo avanti è passo indietro, la svolta è tornante: i 30 misteri ripercorsi da Greenaway sulla tela del pittore olandese hanno senso solo se rapportati al trentunesimo. La spiegazione è tale in quanto inizialmente (e finalmente) dissimulata, ovvero mistificata. La ronda di notte è un J'accuse proprio perché dissimulata nel suo contrario, un semplice ritratto di milizia olandese ambientato in notturna (da cui il nome Ronda di notte, appunto - il nome stesso, testuale, è pura dissimulazione). Ma se l'immagine cinematografica è già sempre inganno e doppio gioco ecco che il dito d'accusa dipinto da Rembrandt non è che il dito d'accusa di Peter Greenaway e il Rembrandt J'accuse è in realtà il Greenaway J'accuse che forte risuona in controluce dell'indagine di ricostruzione del dipinto rembrandtiano. Tra le righe del discorso filmico di smontaggio/rimontaggio greenawayano (immagini (ri)tagliate, rimontate, sovrapposte, alterate, ricreate) si cela l'ulteriore paradosso della lettura dell'immagine: testo filmico, parole, grammatiche, particelle: vedere è leggere in ultima istanza, la frontiera è liquida e reversibile. Quei due occhi che ci guardano frontalmente, dritti negli occhi, dalla tela di Rembrandt (Rembrandt stesso e la figura del testimone/spione) si fanno in Greenaway sola cosa: chi lancia l'accusa è quindi allo stesso tempo colpevole, giudice e carnefice, mandante ed esecutore, vittima e testimone. Sul crinale di questo intrecciarsi di soggettivazione e de-soggettivazione (nel contemporaneo trovarsi dentro e tirarsi fuori dalla vicenda) si gioca e affiora infine la testimonianza in quanto tale. Testimone è colui che si assume una responsabilità nei confronti di ciò che è testimoniato, quella stessa responsabilità che si prende il pronunciatore del J'accuse: "sono io e solo io a prendermi la responsabilità di accusare". Sono le due facce della stessa medaglia; su entrambe si trova la stessa effige incisa, quella di Peter Greenaway.