Stefania (Jenny Tamburi) subisce violenza dal patrigno (Luigi Pistilli) e va a vivere con una sua ex insegnante (Francesca Romana Coluzzi); poco dopo si innamora di un artista (Gabriele Tinti). Unica regia di Campanelli, il film scorre lento sopratutto nel secondo tempo, senza idee. Sembra ci venga evitato un finale tragico (di solito tipico di questi film anni 70), ma la sorpresa in chiusura riporta tutto nel dramma!
La violenza, il ritorno alla tranquillità, l'idillio e l'elemento estraneo che lo rompe. Se poi ci si mette il destino (la cornice del ritratto)cinico e baro... Filmettino anni Settanta come se ne facevano e se ne fanno a vagonate, allora come oggi. La storia procede su binari estremamente banali, così come lo sono diverse situazioni ed i dialoghi che a volte fanno cadere le braccia per la loro pretenziosità ma in che realtà sono più da cioccolatini. Però c'è la Tamburi che si concede generosamente ed è uno spettacolo della natura.
MEMORABILE: Stefania: "Perché tu vivi sola?", Laura: "Perché sono un'assolutista"; Il primo dialogo tra la Tamburi e Tinti; La doccia della Tamburi.
Un conto è proteggere qualcuno che nella vita è stato sfortunato, ben altro diventare morboso fino a togliergli il respiro, soprattutto se è dello stesso sesso... L'amore libero fa grandi cose, a patto di non avere la presunzione che sia eterno, l'abnegazione fa schiantare rovinosamente contro il palo di partenza, neanche contro quello di arrivo. Come sempre Tinti superlativo, ma anche la Coluzzi è un'ottima scelta per il suo ruolo, mentre la Tamburi... beh forse se conservava il suo nome di battesimo avrebbe avuto miglior sorte come attrice, comunque non demerita.
MEMORABILE: Lo schiaffo; La disputa al tavolino del bar; Le piazze di Ascoli Piceno.
Tipico lavoro anni '70 che unisce sentimenti morbosi (il patrigno libidinoso di Pistilli, l'amica/madre surrogata lesbica e gelosa della Coluzzi) a stralci dall'atmosfera assolata ed estiva quasi da esotico/erotico, non fosse che la cornice è quella delle Marche; l'oggetto del desiderio è una Tamburi che offre ripetuti nudi, mentre Tinti è sempre a suo agio in ruoli da artista un po' tormentato come qui. Il secondo tempo perde colpi, mentre la score di Cipriani avvolge tutto nella familiare atmosfera malinconica d'epoca, portando verso il consueto finale amaro da cinema di genere.
Non una commedia erotica ma un valido erotico con una buona trama che vede una insegnante diventare protettiva e possessiva verso una ex allieva in fuga dal patrigno. Ottima la scelta del cast che fa una buona prova, su tutte Francesca Romana Coluzzi. Bellissime le ambientazioni che vedono alcune spiagge delle Marche non affollate, in stile anni 70. Da riscoprire.
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Misterioso nome, quello di Theo Campanelli, che figura all'attivo come regista solo in questa unica occasione e che il Poppi descrive così:
"Figlio di un costruttore edile, grazie al padre e ad altri dell'ambiente, riuscì a dirigere un film nel 1975.
Fu quella la sua prima ed ultima esperienza nel cinema."
Fonte: Dizionario del cinema italiano, I registi, 1993