Un bell'affresco di Napoli a partire dall'immediato dopoguerra fino ad arrivare agli inizi degli Anni Settanta attraverso il racconto delle vicende della famiglia Cavioli e Pagano, che vivono in uno dei quartieri più degradati nei pressi del Porto. Le loro vicende drammatiche rappresentano in pieno lo specchio dei mali atavici che affliggono da sempre questa città.
Cristina Donadio HA RECITATO ANCHE IN...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare la registrazione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
In questo film ci sono alcune metafore: una di queste è che l'ideologia comunista non sarà in grado di reperire la "tetraciclina" per salvare la vita di Rosa, la figlia del leader Simonetti, nè di fornire un lavoro dignitoso a Massimo che ha servito il partito per anni con i lavori più umili; le conseguenze saranno drammatiche. In effetti Schroeter con questo film (del 1978) definisce un'utopia l'ideale comunista, nel senso che non riesce a incidere sui problemi reali della vita e ne preannuncia l'inevitabile sconfitta con l'affermazione definitiva del capitalismo progressista americano (Vittoria che studia e diventa hostess).
Nel film di Schroeder «Nel regno di Napoli» viene mostrata, nelle ultime sequenze, un’interessante rappresentazione di teatro popolare: si vede un «pazzariello» (interpretato da Salvatore Bottone di Afragola) seguito dalla sua banda (tamburo a bacchette, grancassa con piatti) che accompagna la Vecchia del Carnevale.
Questo personaggio è rappresentato da un uomo vestito da Pulcinella ma con un’ampia gonna e un pupazzo (raffigurante il tronco, le braccia e la testa di una vecchia legato sul ventre, in modo che il Pulcinella sembri uscire dal dorso del fantoccio.
L’attore, dopo aver danzato a colpi di bacino, quasi a mimare l’atto dell’amplesso, e provocato così il movimento ritmico del pupazzo, si stendeva per terra fingendosi morto, per poi rialzarsi e cominciare daccapo.
Tale rituale, a detta dello stesso Bottone da noi interrogato nel 1980, è anche chiamato Lucia Canazza ed eseguito, stando sempre al nostro informatore, ancora in alcuni paesi della Campania in occasione del Carnevale.
Fonte: http://www.iststudiatell.org/rsc/art_1n%5Cla_lucia_canazza.htm
Aggiungo che, da una ricerca in rete, non ho trovato conferma che detto rituale venga attualmente ancora eseguito.