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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Da John Dickson Carr un giallo in costume dissimulato da un prologo e un epilogo girati nel presente che traggono in inganno e che hanno l'unico compito di trasportare il protagonista nel passato attraverso un espediente qualsiasi (l'incidente in taxi che lo fa risvegliare nel 1829). Il riaggancio nel finale all'omicidio "impossibile" dei tempi nostri (un uomo viene ucciso mentre gioca a golf da un colpo presumibilmente di pistola sparato senza che nessuno abbia sentito alcuna detonazione) finisce così per apparire posticcio, reso interessante solo dal parallelo con la vicenda passata. Jack Cheviot (Garko), uomo di Scotland Yard chiamato a indagare su di una strana morte...Leggi tutto avvenuta in un campo da golf (inevitabile il richiamo al più riuscito sceneggiato tratto da Durbridge che cominciava in modo molto simile), dopo aver osservato il ritratto di una dama dell'Ottocento alla Tate Gallery si ritrova senza un perché nella Londra del 1829, proprio l'anno della nascita di Scotland Yard. Spedito a investigare sul furto del becchime (!!!) dalle gabbiette per gli uccelli di una ricca signora, è testimone di un omicidio le cui modalità sono sorprendentemente accostabili a quello avvenuto nel presente: anche qui la vittima (in questo caso una giovane donna) crolla a terra centrata da un colpo di pistola che non si capisce da dove sia provenuto: nessuno ha sentito alcun rumore né l'odore nell'aria della polvere da sparo. Siamo a una festa e forse si può credere che il valzer dell'orchestra abbia coperto i rumori, ma non pare troppo probabile. Cheviot cerca di ambientarsi, di capire chi è e quale sia il suo rapporto con la donna che gli sta amorevolmente accanto (Méril); nello stesso tempo gli tocca di indagare sula scomparsa del becchime capendo presto che dietro ad esso si cela in realtà un ben più grave furto di gioielli che tra il becchime erano stati nascosti. L'abilità di Carr nell'escogitare soluzioni fantasiose che sappiano colpire l'immaginazione è qui confermata, ma a dire il vero in questo caso pare l'unica rimarchevole qualità all'interno di una storia per il resto priva di grande interesse, aggravata da una conduzione registica stanca che la ricostruzione in costume appesantisce ulteriormente. Ritmi blandi, dialoghi anonimi che solo la valida recitazione dei protagonisti riesce a rendere sopportabili, una discreta quantità di nomi inglesi che nella memoria rischiano di confondersi. I colpi di scena a fine puntata poco spostano, certe parentesi del tutto superflue e inutilmente diluite (il duello anticipato da una lotta corpo a corpo vinta da Cheviot grazie alle sue conoscenze di "iudò", un'interminabile zuffa in pieno stile Spencer/Hill che chiude in modo aberrante la seconda puntata...) non aiutano alla godibilità dell'insieme facendo apparire del tutto ingiustificate le tre ore complessive di durata. Ciò che realmente diventa utile alla comprensione della storia è molto meno di quanto ci viene mostrato e nemmeno la caratterizzazione dei personaggi si spinge molto oltre lo stereotipo. Il risultato lascia quindi piuttosto freddi, ci chiude in uno sceneggiato in costume girato prevalentemente in interni e che poggia quasi esclusivamente sulla genialità della soluzione. L'impronta di Carr è evidente anche in altro, ma il grado di coinvolgimento è basso, i personaggi anonimi, l'indagine minoritaria rispetto ad altri aspetti. La cura e la grande dignità di una confezione professionale (corretta la ricostruzione storica) lo salvano, ma di sicuro le penne della Rai (qui la sceneggiatura è opera del critico Vieri Razzini) hanno partorito di meglio, negli anni.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 13/03/10 DAL BENEMERITO HACKETT POI DAVINOTTATO IL GIORNO 14/02/21
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Hackett 13/03/10 14:31 - 1865 commenti

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Interessante sceneggiato breve dalla RAI. Morte a passo di valzer è un giallo classico all'interno di una brillante cornice fantastica. Il protagonista, ispettore di polizia inglese, si trova (nel bel mezzo di un caso d'omicidio) proiettato nel 1829, anno in cui fu fondata Scotland yard. La costruzione della trama è (pur con alcune lungaggini) convincente e mantiene alta la curiosità dello spettatore, fino al finale risolutore in puro stile da romanzo giallo.

Nicola81 17/08/13 11:06 - 2840 commenti

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Dopo La dama dei veleni un altro sceneggiato tratto da un romanzo di Dickson Carr, maestro indiscusso dei delitti impossibili, anche se qui colpisce soprattutto la vicenda del poliziotto che si ritrova catapultato nel 1829, offrendo lo spunto per numerose situazioni ironiche. Ben congegnato, quasi mai noioso e con almeno tre interpreti da ricordare (Garko, la Meril e la Boratto). Certo, l'idea di base può anche non piacere. Buone le musiche di Fiorenzo Carpi.
MEMORABILE: I disagi di Garko nel 1829; Il finale.

Dusso 19/11/15 12:31 - 1566 commenti

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Non troppo entusiasmante, questo sceneggiato giallo con un cast decisamente mediocre (a parte Mèril e Garko, ma quest'ultimo non è sempre troppo convincente, probabilmente non per colpa sua). Alcune lungaggini di troppo rendono ogni tanto noioso lo sviluppo della vicenda mentre invece altre non vengono ben spiegate o lo sono in modo superficiale (come la vicenda iniziale). Regia mediocre.
MEMORABILE: Suggestiva la breve scena delle carrozze tra la nebbia nell'ultima puntata.

Anthonyvm 23/01/19 22:40 - 5640 commenti

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Divertente sceneggiato che mescola giallo e fantasy proponendo un misterioso viaggio nel tempo à la Ai confini della realtà. Le carte sono buone, se non altro un po' diverse rispetto al solito, ma non sempre vengono giocate bene. La messinscena ha qualche pecca, alcuni spiegoni di troppo appesantiscono la visione, non tutto torna perfettamente alla fine delle tre puntate, ma la visione risulta sufficientemente piacevole. Probabilmente con una regia meno statica e qualche ritocco di script ne uscirebbe qualcosa di molto buono. Si gradirebbe un remake.
MEMORABILE: Macha Méril particolarmente affascinante; Garko che duella a suon di arti marziali; L'interminabile scazzottata in stile comiche nella sala da gioco.

Myvincent 22/04/20 09:06 - 3727 commenti

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Inizia come un giallo tradizionale contemporaneo, molto all'inglese, poi con un artifizio si sviluppa nel secolo precedente, con una storia e dei delitti da risolvere. Se fosse durato almeno un'ora in meno sarebbe stato perfetto, ma i tempi e le esigenze televisive lo prolungano più del dovuto resuscitando il guizzo e l'interesse solo negli ultimi 10' risolutori, davvero geniali. Nel complesso un buon prodotto.

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