Purtroppo Giulio De Santi rincara sempre più la macelleria e dimentica totalmente lo script, lasciando fuori anche la cura e i tocchi di genio che c'erano in
Hotel inferno (che non sarà stato perfetto, ma aveva delle ottime intuizioni e sequenze cultissime)
Quello che rimane in
Little necro red e l'amplificazione dell'ultraspletter cartoonesco fine a sè stesso, ormai diventato un marchio di fabbrica della Necrostorm, un coacervo insensato di esplosioni corporee, teste spatasciate e spremute, facce devastate e completamente distrutte, viscere e poltiglie sanguinolente, amputazioni e geyser di sangue in CG, in una coazione a ripetere che sfocia nella monotonia e nella assuefazione.
Ci sono alcune idee (l'atmosfera apocalittica da terza guerra mondiale, L'inghilterra che dichiara guerra all'italia, e una voce da Grande fratello che dichiara il coprifuoco ai cittadini) e sprazzi desantiani viscerali (il corpo cancrenoso, pieno di pus e che butta vermi, della mostruosa "NONNA, lo schifoso bidello deforme pedofilo con la faccia spaccata sul lavandino), ma sono solo orpelli, in poco meno di un ora e un quarto, dove la trama, già confusa di per sè, viene messa in ombra dall'ultragore e dalla scelta videoludica dei combattimenti (con terribili ralenti alla
Matrix, sui pugni devastanti in arrivo che sfondano toraci e spappolano crani, in un finale alla
Ken il guerriero di imbarazzante tamaraggine).
Una ragazzina problematica vittima di bullismo che si vendica sanguinosamente dei torti subiti e abbraccia il culto di una setta misteriosa scoperta su internet, viene messa in ombra dallo smisurato parapiglia splatterfeast e dalla parata di mostri (dis)umani tipica della piccola casa di produzione, tra grotteschi detective alla Dick Tracy, occhi che scoppiano dalle orbite, pressioni distruttive sulla capoccia, squartamenti, eviscerazioni, facce strappate letteralmente via web eppoi cervello fritto in padella, rovinosi, cafonissimi e splatterosi incontri di pugilato, materia cerebrale che schizza e ambaradan di carni squarciate e implose.
L'ultima fatica di De Santi si riduce tutta quì, in un colabrodo ultramegasplatter di poco spessore, scordando una sceneggiatura che dava qualche imput anche interessante (il diario segreto di Annie, la rivalsa sulle angherie subite, la disperazione della madre, la stazza necrofora, ripugnante e oscura della NONNA modellata su Palpatine) per le solite detonazioni corporee che invadono e imbrattano lo schermo, ormai, venute a noia se non c'è un vero costrutto dietro (quello che aveva reso interessante, e anche originale a suo modo,
Hotel inferno)
Brava la Hopkins nel ruolo della madre addolorata e poco rassegnata e eccessivi, fino a diventare baracconeschi, gli SFX di David Borg Lopez (anche se ben realizzati).
Il coraggio di portare avanti una visione prettamente personale di un universo horror (vero e proprio marchio di fabbrica) di una casa di produzione indipendente e di un regista con certo talento c'è, quello che manca davvero, però, sono le idee e una sceneggiatura degna di questo nome.
Spiace cassare un autore simpatico e "fuori dagli schemi" come De Santi (il suo
Hotel inferno, pur con i suoi difetti, risultava comunque divertente e con picchi notevoli di crudeltà) , ma quì, davvero, non ci siamo.
Il troppo stroppia.