Le delizie della caccia - Corto (1910)

Comica assai movimentata che vede protagonista Cretinetti (ma questa volta la figura del fesso la fa il suo amico cacciatore). Pur durando poco più di cinque minuti, il corto è un po' troppo ripetitivo e alterna alcune trovate simpatiche (il pollo) con altre che servono solo a diluire il brodo. Sicuramente il nostro ha fatto di meglio in sede di regia, ma ci troviamo di fronte a un prodotto dignitoso che si lascia seguire.

Il buffissimo André Deed veste ancora una volta i panni di Cretinetti e per l'occasione si cimenta in un'insolita battuta di caccia. Dopo aver invitato un suo amico gliene combina di tutti i colori prendendolo per i fondelli a più non posso. Il cortometraggio dura poco più di cinque minuti, ma sono sufficienti a creare un clima scanzonato e divertente che riesce ancora oggi a fare sorridere. Le gag che sono riuscite meglio sono quelle della caccia al pollo e quella del covone di fieno. Peccato per la scarsa qualità delle immagini, che in parte inficiano la resa dell'opera.

Non è ben chiaro se il terzo soggetto sia un amico di Cretinetti, il marito o il padre della fanciulla (la consueta Valentina Frascaroli, moglie di Deed), ma non è così importante. Ovviamente il titolo è antifrastico, perché la caccia si rivela fonte di pasticci: vengono uccisi polli di contadini, si cade in uno specchio d'acqua, si rovina su gente impegnata in un picnic eccetera. Più che cacciare, si rimborsano i danni. Deed e lei, non appena l'altro è distratto, si sbaciucchiano. Non male, anche se è un po' ripetitivo.

Battuta di caccia con scherzacci e sbeffeggiamenti: quelli che Cretinetti riserva al compagno cacciatore, che non ne imbrocca una, mentre la moglie se la ride. L’idea è simpatica, sempre nel segno della tipica satira bonaria alla Deed, ma la pellicola è troppo dilatata nei momenti di preparazione o conclusione dei singoli apici di sketch. Insomma, non si ride, semmai si accenna a un sorriso (la trovata più carina è il pollo impallinato) ma subito smorzata da un eccesso di gestualità che dovrebbe amplificare la comicità e invece la deprime.