Nella lunga fase preparatoria si sviluppa il senso di impotenza, angoscia e alienazione che esploderà negli ultimi orrorifici minuti - degni del finale di un episodio di Ai confini della realtà o del venturo Un salto nel buio -, incalzati dalle musiche di Gianni Mola e dalle sue lugubri arie liturgiche. Gigi Pistilli ripete con successo la parte dello scrittore in crisi sull'orlo della follia, come aveva fatto per Martino nel 1972. Suggestivi gli esterni da fantascienza distopica.
MEMORABILE: L'allenamento di Pistilli; la macchina che si mette a scrivere da sé con i tasti insanguinati.
Una casa che s'impregna degli umori negativi del protagonista (uno scrittore fallito) e che è anche il simbolo d'una società (quella americana) ormai simile allo stato totalitario del 1984 di Orwell (la gigantografia di una sorta di Grande Fratello occhieggia costantemente in ogni scena). Proietti arricchisce l'originale di Matheson e gioca le sue carte migliori nelle desolate e inquietanti scenografie e nel finale drammatico. Musiche a cura di Gianni Mola: vi risalta, non a caso, "Run Like Hell" dal "The wall" dei Floyd.
Uno scrittore in crisi, la sua macchina da scrivere muta, il bicchiere di whiskey e una casa teatro delle sue frustrate esplosioni di ira contro il mondo, ma, soprattutto, contro se stesso. Un racconto moderno, costruito sulle tensioni umane e il senso di incomunicabilità, così attuale anche oggigiorno. Belle le musiche sferzanti iniziali, interessanti le scenografie "parlanti".
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I momenti dello sceneggiato maggiormente carichi di angoscia sono sottolineati dalla voce di un sassofono, straniante e carica di pathos. E' il sax di John Coltrane, e il brano è "Naima" tratto dal LP "Giant Steps" del 1959.