Rassegna estiva:
Le Regine del B-Movie
Curioso "psycho thriller" tedesco (ma girato in inghilterra ), dove Perkins rifà in tutto e per tutto la figura di Norman Bates (tic, nevrosi e visioni), e non più soggiogato da mammà, ma da una zia virago e castratrice, in più (al posto della tassidermia) ha una fissa feticistica per i manichini femminili (proprio come il Frank Zito di
Maniac), che tiene nascosti in cantina, e di notte và a gingillarsi, vestendoli, carezzandoli, idolatrandoli, poi , preso da istinto omicida represso, li strangola, li deforma e ci fà l'amore...
Kenbourne (inghilterra), periferia squallida, abitata da comunità interraziali, palazzina anonima, in uno di questi appartamenti vive Arthur (Anthony Perkins), glaciale e irreprensibile (e un pò rompi coglioni) scapolo di mezza età, con alle spalle un infanzia non proprio felice (adottato da una zia ferrea e despota, che la Gestapo le fà un baffo), che cova pulsioni omicide (ha già ucciso, in passato, strangolandole, una prostituta e un infermiera) e che ora frena spupazzandosi un manichino che tiene nascosto in cantina (e che, nella sua follia, prende le sembianze delle sue vittime) e conduce una vita grigia e miserella (ufficio, casa, casa, ufficio) divorato dalla solitudine e da visioni della sua infanzia che irrompono prepotentemente nella sua squallida vita quotidiana
Tutto andrebbe per il meglio (più o meno), se non fosse che arriva un nuovo inquilino, un ragazzotto che ha una storia d'amore tormentata con una ragazza sposata
La paranoia perkinsiana esplode, prima aprendo le lettere d'amore indirizzate al nuovo vicino e intrufolandosi nella sua vita privata, poi, quando per uno scherzo del destino alcuni ragazzini (per la festa del 5 Novembre) hanno libero accesso alla sua cantina e le bruciano (in un falò) il suo amato manichino stile
Wicker Man, il cervello dell'uomo , già sonoramente bacato, fà flippaut del tutto e ricomincia a uccidere, fino all'assurdo e inaspettato finale
Anomalo e davvero bizzarro, dove la regista Petra Haffter guarda sì a Hitchcock (e non solo per
Psycho) e allo "psycho thriller" americano (vedere l'omicidio-in flashback-dell'infermiera, con reminiscenze lustighiane), ma tratta la materia ormai classica, con uno stile molto personale e alquanto ben poco convenzionale
Prima di tutto evita efferratezze e grandguignol come il genere richiederebbe, racconta sì di uno psicopatico feticista e strangolatore, ma nella narrazione ci infila pezzi di vita quotidiana (storie d'amore, amicizie di quartiere, matrimoni, la cinesina che fà la troietta) che rendono la visione piuttosto anomala (forse troppo) che però, alla lunga, sà un pò di tirata per le lunghe e un tantino noiosetta
Ci infila anche (ma sarà sensibilità femminile?) qualche momento surreale non richiesto (il ragazzo fa a pezzetti la missiva dell'amata-in realtà scritta dal diabolico Perkins per vendicarsi della perdita dolorosa del suo manichino-) poi, una volta gettandoli in aria, i fogliettini di carta cominciano a scendere come neve per tutto l'appartamento
Le scene da "psycho thriller" (tre strangolamenti e uno tentato-eh sì, perchè da dietro anche i fricchettoni cappelloni possono sembrare delle donne) sono nello standar del genere
Ma è in alcuni momenti davvero morbosi e macabri che la Haffter dà il meglio di sè e si denota una certa cura registica (i flashback con Perkins bambino-il primo e visivamente ottimo con la palazzina diroccata- tra topi nascosti nella cassettiera, sevizie a un neonato, la zia che appare come una megera che le danno un certo retrogusto macabro/fiabesco), l'inquietante manichino femminile amato e occultato da Perkins nella cantina (che nella sua tara mentale dovrebbe impersonare la despota zia morta) ,e che nella sua mente prende, a volte, le forme delle due ragazze che ha ucciso in passato (e la scena che lo deforma e poi lo rimette in sesto e davvero disturbante), per poi vederlo bruciare tra le fiamme di un falò (il volto del manichino che brucia tornerà più volte nella mente distorta dell'uomo), le visioni quotidiane di Perkins (le vittime, la zia) in ogni luogo e situazione che ne amplificano la follia
Manifesti pubblicitari femminei e ingannevoli, stradine notturne invase dalla nebbia, sino a un finale davvero paradossale e alquanto strampalato, tra scambi di persona e gelosia, quasi da rimanare basiti
Orrendo e totalmente anonimo lo score di Pino Donaggio, e l'uscire dalle righe del racconto (anche con sprazzi di humor grottesco) non e stata una scelta azzeccatissima
Comunque curioso, merita una visione almeno per vedere (malgrado una durata non proprio canonica) Perkins annegare ancora nel personaggio di Norman Bates e per qualche tocco originale nella regia della Haffter.