Ambientato nel lontano 1892, il film mette il scena una rappresentazione, in un bordello di lusso, di Salomè di Oscar Wilde, l'opera scandalo che venne vietata nei pubblici teatri. Ovviamente la rivisitazione è lasciata alla fantasia creativa del regista, famoso anche per i suoi eccessi. Il risultato è sorprendente e coinvolgente. Il film termina con la retata della polizia che irrompe ed arresta gli autori e l'improvvisato regista. Un bordello da oscar.
Uno degli ultimi sfavillanti bagliori russeliani. Molto più visionario e kitsh di Gothic (dove hanno in comune la claustrofobia degli interni) e pieno di follie marcatamente russeliane: si va dal feticismo ad una sessualità ludica non indifferente. Colori sgargianti, teatralità bizzarra e surreale, la Salomè della Scott è un tripudio di sensualità, che ridicolizza, provoca e impazza. Folle il finale (stile Monty Python e il sacro Graal), con la polizia che interrompe lo spettacolo e la povera Salomè gettata come uno straccio. Delizioso.
MEMORABILE: Il bacio di Salomè alla testa di Giovanni Battista; Russel fotografo; gli ambiti stivaletti col tacco di Salomè.
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Per il sottoscritto la migliore trasposizione di Salomè, ancor di più di quella di Carmelo Bene( incasinatissima) e di Claude D'Anna( teatral intellettuale).