L'uomo che viene da Canyon City - Film (1965)

In una location scolpita nella pietra, il sogno del Colorado è risvegliato dalla lotta contro l’indipendenza e dalla prepotenza di un padrone delle miniere di argento... Non male la simpatica interpretazione di Sancho, veterano degli “spaghetti” nostrani, ma nel complesso la sceneggiatura ha buchi da tutte le parti. Noioso il ripetersi delle scene che reiterano sempre lo stesso “tentativo”... Colonna sonora quasi inesistente e opaca.

Se la parte con Davila si adagia in modo prevedibile sui canoni leoniani, quella parallela con Sancho scatenatissimo capo dei peones in rivolta contro il tiranno bianco applica invece regole tutte sue, sottraendo così il film alla piatta e sterile serialità. Insolita veste da villain per Woods; piccolo ma decisivo il ruolo della Nusciak, attrice che nei western europei ha sempre lasciato il segno. Regia essenziale, sceneggiatura in equilibrio tra violenza e ironia.

Spaghetti italo-iberico della prima ora che vede l'onnipresente Fernando Sancho spalleggiato da Luis Davila prendere il comando dei peones messicani in rivolta contro un perfido sfruttatore, mentre in realtà è interessato solo a mettere le mani su un consistente malloppo. I buchi della sceneggiatura saltano fuori grandi come una casa, ma il film riesce tutto sommato a reggere ugualmente fino alla fine, grazie a un discreto ritmo e a un mix ben dosato di violenza e ironia. Il cattivo di turno è Robert Woods mentre Loredana Nusciak è l'unica figura femminile di un certo rilievo.