L'innocenza del peccato - Film (2007)

L'innocenza del peccato

Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Tutti i commenti e le recensioni di L'innocenza del peccato

TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/04/08 DAL BENEMERITO COTOLA
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Cotola 30/04/08 23:43 - 9623 commenti

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Bel film chabroliano che dopo un inizio un po’ debole e risaputo, per quanto impeccabile da un punti di vista dell’analisi socio-pscicologica dei personaggi, inizia a coinvolgere e “divertire” lo spettatore raggiungendo punte di notevole crudeltà. Peccato che nel finale cali nuovamente, mostrandosi un’opera un po’ troppo discontinua. In ogni caso Chabrol alla sua veneranda età continua a graffiare e a “mordere” molto più di tanti colleghi più giovani e decantati.

Schramm 16/09/08 14:03 - 4066 commenti

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Se l'ago del compasso romeriano traccia la sua circonferenza affondando nello specifico zombesco, quello chabroliano non opera dissimilmente: l'alta borghesia come morti cannibali e viceversa. Questa volta però la O di Giotto non gli riesce, a furia di giocare eccessivamente in punta di forchetta, la quale buca e sgonfia il film. Regia in continuo glissato, che finisce con lo sclerotizzare tutte le tensioni tra i personaggi, e tra i personaggi e le situazioni, con conseguente cardiogramma piatto per tutti e 115 i minuti. Sempre elegante, come la classe che denigra, ma assai sottotono.

Stefania 25/08/09 04:14 - 1599 commenti

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Cappuccetto Rosso (ventritreenne e vaccinata) incontra non un lupo, ma due: entrambi se la sbranano. L'uno con la sua sfrenatezza erotica e freddezza emotiva, l'altro con la sua possessività da rampollo nevrastenico. Dopotutto, solo lo zio circense può aiutare l'incauta a trasferire il suo dramma di essere divisa in due in una dimensione... ludica. La classe c'è sempre, ma questo dramma provincial-borghese ha un che di didascalico e di posticcio e inclina pericolosamente più sul patetico che sul grottesco.

Noir 24/06/10 09:32 - 24 commenti

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Chabrol continua a graffiare e lo fa nella consueta maniera di sempre evidenziando anche in questo film il "sine nobilitas" di alcuni rappresentanti delle classi più abbienti massacrandone l'immagine pubblica. Il finale onirico cerca di dare una spiegazione sul titolo originale che, come spesso accade, non ha nulla a che vedere con quello italiano (complimenti ai nostri distributori). Ottima l'interpretazione di tutti gli attori anche se, nella prima parte, il ritmo è molto lento.

Jorge 31/10/10 11:29 - 164 commenti

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Una delle ultime opere di Chabrol il quale, anche qui, resta fedele alla sua visione della borghesia (alta, in questo caso) la quale sbrana la consenziente vittima Gabrielle che, solo nel finale, trova metaforicamente la perfezione del male che le è stato fatto. Un bel film, asciutto ma lungo, apparentemente semplice ma assai profondo, con un ottimo cast (spoecie i protagonisti), una stora magari didascalica ma dallo sviluppo assai sfizioso, un soggetto veramente bello ma con qualche falla nella sceneggiatura. Per il resto ottimo, lo consiglio.

Giùan 9/07/11 22:26 - 5005 commenti

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L’addio al cinema (e alla vita) di Chabrol è l’ennesimo ritratto della sua provinciale e fenomenologica Comèdie Humaine borghese. Ma a dimostrazione del fatto che la Classe non è acqua, ecco il Grande vecchio del cinema francese alle prese con un Opera incentrata su adolescenti senza padri e con madri castranti nella loro ferocia di casta come nella loro apatia. Ben assemblato il cast e perfetto l’epilogo con”l’illusione” della redenzione affidata allo spettacolo “puro”.... quello da baraccone!
MEMORABILE: Ludivine Sagnier travestita da pavona; l’omicidio dello scrittore.

Daniela 19/07/14 13:00 - 13411 commenti

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Anziano scrittore di successo seduce una ragazza e le insegna giochetti porcelloni. Dopo esser stata piantata, lei, pur continuando ad amarlo, accetta la corte pressante di un rampollo di ricca famiglia, ma... Al penultimo film, Chabrol affronta nuovamente alcune tematiche a lui più care, in particolare il nido di vipere delle famiglie alto-borghesi e le alterazioni della psiche. Benché ben impaginato e discretamente recitato, questo triangolo non riserva però molte sorprese, né si segnala per particolari guizzi registici: vedibile, non imprescindibile.

Il ferrini 15/07/16 09:18 - 2768 commenti

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Berléand ha un certo fascino, nondimeno il personaggio meglio riuscito è senz'altro quello di Magimel, rampollo ricco e viziato che tenta in tutti i modi di conquistare la Sagnier, non una bellezza esente da difetti ma di certo molto sensuale. C'è una certa tensione erotica che attraversa la prima parte della pellicola, che è sicuramente la più interessante, mentre il dramma finale lascia qualche perplessità. Chabrol dirige con la solita classe, i lirismi del Colore della menzogna sono lontani ma il risultato è buono.

Paulaster 30/03/22 10:18 - 4982 commenti

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Giovane donna è desiderata da uno scrittore e da un rampollo. La prima parte è dedicata ai giochi di seduzione, in cui Chabrol evita di cadere nel torbido mantenendo il suo registro asciutto. Nelle fasi centrali i vari tiramolla sembrano più dettati da infantili egoismi che da reali reazioni emotive, e la cosa fa calare l'attenzione. Discreto e improvviso l'epilogo con invettiva contro chi ha il potere (di solito economico). La Sagnier è fresca ma non riesce ad esprimere sempre il tumulto interiore, Magimel comincia bene nel suo ruolo sgradevole.
MEMORABILE: La Sagnier a quattro zampe; L'omicidio sul palco con l'imbeccata precedente; Presa per il collo in strada.

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