La storia è quela di Takuro, un uxoricida che dopo otto anni di carcere decide di rifarsi una vita in completo anonimato. La sua unica amica? Un anguilla... Film decisamente introspettivo del regista che va a indagare sulle ragioni delle azioni umane e delle sue conseguenze in maniera distaccata, senza prendere le parti del protagonista, ma lasciando allo spettatore la possibilità di sezionare i personaggi e di giudicarli. Colpisce nel segno.
Storia di confini: fisici, come il “deserto” in cui l’uxoricida in libertà vigilata fa il barbiere; morali, come i limiti tra sentimenti (gelosia, invidia, amore) e azioni; e confini della realtà, che portano il protagonista a parlare con un’anguilla o un altro ad aspettare gli ufo, in una microcomunità di personaggi anomali. Se il plot ha un sapore vagamente americano (la ricerca del riscatto in un altrove di frontiera e l’arrivo della donna redentrice), la conduzione privilegia, all’orientale, la narrazione umile e umana di una lenta riconciliazione con sé stessi.
Si apre con l'omicidio efferato di una donna sorpresa dal marito fra le braccia dell'amante, ma l'uxoricida, che ritroviamo otto anni dopo all'uscita dal carcere, non è affatto un uomo violento. Il film ne racconta il lento ritorno alla vita di tutti i giorni e ai rapporti con i suoi simili, passando attraverso uno snodo fondamentale: il salvataggio di una ragazza, fallita suicida per amore, somigliante alla moglie morta. Racconto malinconico ma non privo di piccoli tocchi umoristici e spunti grotteschi, narrato con il ritmo lento e pacato tipico del regista.
Spunto di partenza interessante ed inizio noir con spruzzata horror che prometteva qualcosa di diverso da quello che sarà. Con l'inizio della nuova vita del protagonista inizia anche un nuovo film dai ritmi più placidi e tranquilli ma
comunque mai troppo lenti e comunque suadenti e coinvolgenti. La storia è piacevole e godibile così come i suoi sviluppi, alcuni dei quali non proprio imprevedibili. Riusciti alcuni tocchi umoristici e grotteschi. Buon film ma il regista
ha fatto di meglio in passato e francamente la palma d'oro a Cannes appare del tutto ingiustificata.
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CuriositàDaniela • 7/07/14 13:18 Gran Burattinaio - 5940 interventi
Film vincitore della Palma d'oro come miglior film al 50º Festival di Cannes del 1997, ex aequo con Il sapore della ciliegia di Abbas Kiarostami.