Killing - Film (2018)

Killing
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 1/02/20 DAL BENEMERITO CINECOLOGO
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Cinecologo 1/02/20 23:30 - 51 commenti

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Poco da dire sul piano contenutistico: storia di formazione di un giovane samurai nel suo percorso verso l'adultità, al contempo esperienza di thanatos ed eros (i ripetuti tentativi di autoerotismo culminati nell'abbondante fiotto di sangue del duello finale): sovrapposizione che può non mancare di strappare una risatina a noi occidentali, ma questo è cinema giapponese e chi lo conosce sa come approcciarlo. Meglio sul piano formale, in cui - come solo Tsukamoto sa fare - liricità e crudezza si fondono perfettamente. Meraviglioso l'uso dei chiaroscuri.

Cotola 4/06/20 00:17 - 8998 commenti

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Il mai banale Tsukamoto stavolta dirige una pellicola che può sembrare semplicissima ma che in realtà nasconde profonde complessità e significati: il protagonista incarna il dubbio etico e morale di chi vorrebbe sottrarsi ad un'atavica violenza e ne sente tutto il peso della responsabilità. Già così non è poco. Strepitoso l'uso dei cromatismi chiaroscurali sia sul piano estetico che in funzione simbolica: man mano che la violenza prende il sopravvento, le coloriture si incupiscono. Per nulla banale come potrebbe sembrare di primo acchito. Cresce nella mente col passare del tempo. 

Daniela 12/08/20 09:58 - 12606 commenti

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Tsukamoto si cimenta per la prima volta nel genere più tipico del cinema giapponese, quello storico Jidai-geki, con un soggetto classico nella trama ma affrontato fuori dagli schemi sia per il carattere del protagonista - un ronin errante che non vuole uccidere nessuno neppure per difesa - sia per lo stile sincopato in cui ai combattimenti, ripresi in uno stile nervoso ed impressionista, si contrappongono momenti lirici di immersione nella natura oppure suggestivamente erotici. Breve nella durata ma denso di emozioni, un film esteticamente appagante dalla forte impronta autoriale.
MEMORABILE: Attraverso la parete di assi, lui porge la mano, lei offre il collo. 

Leandrino 4/09/21 07:13 - 506 commenti

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Tsukamoto dirige con grazia la storia di formazione di un giovane samurai, scelto per unirsi alla battaglia di Edo. Inconsueto chambara movie che fa della tensione inesplosa e dell'attesa la sua cifra stilistica. Per tutta la sua durata si ha la sensazione che il film "stia da un'altra parte", finché non si impara a focalizzare l'attenzione sugli sconvolgimenti interiori; è quindi nei rari momenti di rilascio che si esprime al meglio il potenziale del racconto. Un film di samurai senza epica, formalmente realistico e a tratti esplosivamente violento.

Bubobubo 25/01/22 13:38 - 1847 commenti

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Passano gli anni, ma Shin'ya-san rimane una delle voci più audaci e complete della cinematografia giapponese contemporanea. Così, giunto alla prova del nove del Jidai-geki, Tsukamoto estrae dal cilindro un ritratto, tesissimo e muscolare, di due generazioni elasticamente contrapposte da diverse concezioni della tecnica e dell'onore: lo spietato maestro conservatore (interpretato dallo stesso Tsukamoto) e l'allievo talentuoso, ma refrattario ad aggiungere dolore al dolore del mondo (Ikematsu) sono due incarnazioni complementari di un'Idea etica di reazione allo spirito dei tempi.
MEMORABILE: Massacro nella grotta; Il finale.

Jdelarge 13/09/22 19:16 - 1000 commenti

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Interessante jidai-geki nel quale a emergere sono differenti livelli di filosofia in controtendenza con la ferrea tradizione dei samurai. La regia è abile a dare vita a un ambiente quasi alla deriva, nel quale predominano colori cupi e piani stretti che sembrano imprigionare i protagonisti della vicenda. A tratti si colgono sfumature quasi televisive, che destabilizzano e al tempo stesso rendono senza dubbio curioso il film.

Schramm 4/09/23 15:32 - 3490 commenti

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Shin'ya e le leggi della sottrazione cui seguono reazioni filmiche uguali e contrarie: più si contrae e ritrae, più tradisce intensità; meno febbricitante e vertiginoso sembra, e più ci deflagra addosso. Il suono eruttivo del sempre wagneriano Ishikawa che sembra voler lacerare schermo e retina, farsi tutt'uno con lo spettatore. Tutto per narrare l'invivibilità di un'umana macchina da guerra (il samurai) senza l'omicidio nel sangue. Lo zen e la manutenzione di Tetsuo quando il ferro era già proteso a sostituirsi alla carne e ne dettava le leggi, in un Tsukamoto ondoso al nono grado.

Thedude94 11/10/23 23:39 - 1084 commenti

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Shin'ya Tsukamoto ci porta nell'era dei samurai e lo fa in una maniera tutt'altro che banale, mescolando il suo folle modo di fare cinema a un classicismo che ha come punti di riferimento i più grandi cineasti nipponici della storia. Dal punto di vista tecnico e formale si tratta senza dubbio della solita eccellenza, con una regia che ci porta dritti nel dramma dei protagonisti e una fotografia mutevole a seconda dei loro stati d'animo, che regala solo gioie per gli occhi. Ottime anche le performance attoriali del poco numeroso cast, per un film notevole che bisogna guardare.

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