Il volo - Film (1986)

Anziano apicoltore nel lungo viaggio con le arnie ritrova gli amici e incontra una ragazza spregiudicata. Crepuscolare, dolente eppure a suo modo vitale: la storia di un uomo che agisce il suo destino eppure ne è solo in balia. Il regista è un maestro dell'allegoria, ma qui forse eccede per troppa rarefazione. Affascinanti le riprese lunghe e silenti (talvolta estenuanti) e i paesaggi che ci restituiscono una Grecia inedita e vera (ma al contempo, ancora una volta, simbolica, quasi alienata). Meglio il titolo originale (L'apicoltore). Poetico.

Cinema d'autore ad alto sprezzo del ridicolo. Peccato mortale: la supponenza. Di essere l'unica Alta concezione per chiamare il cinema arte. Nulla da dire sull'idea di un viaggio verso la fine ma molte son le scene che gridano vendetta. Quella del morso della mano di un attonito Mastroianni resterà nei miei annali del ridicolo involontario. Lo stile ricorda il tardo Antonioni e i pianosequenza son troppi, così come troppe volte Marcello rimane paralizzato. Poco memorabile e sopravvalutato. Da vietare ogni scena ambientata dentro un cinema.

Viaggio on the road dell’anima di un uomo arreso, consumato dalla disillusione (Mastroianni sofferto), che Angelopoulos dipinge tramite uno sguardo al solito contemplativo fra le strade di una Grecia livida, fredda e spoglia tratteggiando una storia d’amore e di legami impossibili, così come impossibile è provare a dimenticare il passato con tutto quello che comporta. Ma mancano la magia e l’intensa profondità de La recita, la rarefazione del racconto non sublima nell’allegoria e i piano sequenza rimangono più attaccati alla retina che al cuore.

Un film appesantito da troppi tempi morti, qui ancora più presenti rispetto alla media del regista greco, che già non brilla per ritmi movimentati. Simbolismi faciloni non aiutano e il film stanca e annoia, nonostante le interessanti location. Vale soprattutto per il sempre bravo Mastroianni, indicato e professionale. Del regista preferisco altro.