Rispetto alla solita storia di menage a trois, qui abbiamo le particolari elucubrazioni del protagonista(ingenuo? Egoista? Meschino? Tutte e tre le cose?) a corroborarlo. Notevole è anche il modo in cui la Varda impacchetta ed infiocchetta la sua pellicola:
c'è una grande cura per le immagini che sono intrise di vivaci ed allegri colori pastello che non lasciano il posto a quelli lividi e cupi nemmeno dinanzi alla tragedia. Contenutisticamente parlando un film coraggioso che può suscitare dibattiti e discussioni sul
"messaggio" (se c'è) che vuole veicolare. Buono il ritmo e giusta durata (80).
Varda mette in scena una storia di triangolo sentimentale con il suo stile innovativo, ricercato e di colori saturi che si ricorda per lo più per via delle numerose immagini, le quali sembrano dipinti variegati. La sceneggiatura è molto semplice, breve e con dialoghi necessari: riesce a stupire per la drammaticità di alcuni eventi e per come caratterizza personaggi molto particolari. Inoltre la fotografia e le riprese sono interessanti, nell'ottica soprattutto di una sperimentazione cinematografica che può far storcere il naso a qualcuno, ma indubbiamente merita.
Agnès Varda realizza un film in cui fotografia e colori giocano un ruolo fondamentale anche dal punto di vista narrativo, andando a caratterizzare situazioni e personaggi in maniera puntuale e, il più delle volte, creando un contrasto perturbante tra ciò che la storia dice e quello che lo spettatore vede. La tematica affrontata e, ancora di più, le modalità scelte dalla regista, sono all'avanguardia e denotano un'incredibile padronanza di pensiero e del mezzo cinematografico.
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