Il tempo sembra essersi fermato sulle cime innevate dell’Adamello, dove Olmi segue l’evolversi dell’amicizia tra l’anziano custode di una diga e il suo giovane collega: dalla diffidente curiosità iniziale sino alla piena solidarietà. Attraverso le lenti del miglior laboratorio neorealista e adusa a compiti documentaristici, la macchina da presa osserva in silenzio, lasciando parlare le azioni dei due interpreti – i pasti in comune, il confronto tra l’esperienza dell’uno e l’entusiasmo e le paure dell’altro – dalla cui assoluta naturalezza sgorgano copiosi pathos e umanità. Placido.
MEMORABILE: Intento ai lavori domestici e come in imbarazzo con se stesso, Natale spegne la radio che annuncia una trasmissione dedicata proprio alle casalinghe.
Oggi paga un filino il segno del tempo che passa, ma si capiscono già la bontà qualitativa del regista e soprattutto gli indirizzi che prenderà il suo cinema interessato ad un'umanità semplice ed ordinaria che fa dei rapporti con gli altri la sua cifra. Qui poi siamo dalle parti del neorealismo visto l'uso di attori non professionisti e di uno stile sobrio e semplice che si rivela del tutto funzionale all'estrema semplicità della storia raccontata. I due personaggi, verso i quali si prova un moto di empatia e di tenerezza, sono rappresentati velocemente, eppure sembra di conoscerli da sempre.
Uno dei primi lungometraggi di Olmi, dal quale si evincono le passioni del regista per la propria terra, i dialetti del nord, i paesaggi alpini e i sentimenti di gente umile. Il film in questione ci presenta l'evoluzione del rapporto tra il montanaro schivo e diffidente e il giovane studente colto, pieno di vita e nuove idee. Memorabili il breve scambio di battute e le riflessioni sulla vita durante il "black out" notturno. Belle anche le ambientazioni alpine e glaciali, che collimano alla perfezione con la vicenda narrata.
Grezzo e nitido come la neve sull'Adamello. Olmi, al primo film, svela subito l'affetto microscopico per l'umanità, seppur nell'affanno di limare tecnica e grammatica. Montaggio dichiarativo, ogni pezzetto racconta. Dai rapidi sguardi di sottecchi tra guardiano e novizio alla scacchiera della dama. Storia di un lento scongelamento emotivo mentre fuori dalla baracca è Siberia. Ha tempi e modi che oggi si direbbero da cinema del reale, quindi incriccati da una certa stasi, però, visto il titolo, decisamente funzionali.
MEMORABILE: Il guardiano accende le candele illuminando la Madonnina della piccola chiesa rifugio.
Due custodi stazionano presso una diga sull’Adamello nella pausa invernale. Olmi contrappone l'uomo e la natura e l'esperto col giovane, in un piccolo trattato di umana solidarietà. Ambienti esterni suggestivi e contenuti adatti alla purezza d'animo (la lettura di De Amicis, la partita a dama) con la curiosità che avvicina mondi lontani. Giusto l'approccio realistico raggiunto anche attraverso l'uso del dialetto e senza attori professionisti. Conclusione bonaria che mostra come si possano superare le avversità.
MEMORABILE: Il latte con la grappa; La lepre in fuga; A dormire in chiesa.
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Credo proprio che la segnalazione si riferisca
al film di Farrow e non a quello di Olmi. Mi
sembra che il bel film segnalato da Gest (finalmente in uscita in formato dvd) non sia presente nel database davinottiano. Forse la
lacuna verrà presto colmata.