Instant-movie nato per cavalcare l'onda del successo estemporaneo del Piotta, rapper romano che con l’inno “Supercafone” (su cui si apre il film) riuscì a diventare un piccolo fenomeno locale. Il giaguaro è lui, casanova rozzo, ironico e - parrebbe - irresistibile. Naturalmente è una caricatura, del playboy classico, anche se gli va riconosciuto un particolarissimo carisma: parla spesso in rima, è sempre tranquillo e pacioso, suscita una certa simpatia. Ma è una presenza quasi di “sovrintendenza”, nel film: va al bar di Mario (Antonello Fassari, anche regista e co-sceneggiatore) a bere il suo chinotto tra l'ammirazione generale...Leggi tutto dei suoi (pochi) amici, è prodigo di consigli, non si nega mai a nessuno, ma le storie riguardano più gli altri che lui. C'è Muffa, il rapper sfigato che conosce casualmente una star del genere e si rifà degli insulti ricevuti dal dee-jay milanese che lo snobbava e gli insidiava la ragazza, c'è il finto cinese che legge i tarocchi (il Mahjong un tarocco?), il tassista che si ritrova una valigia zeppa di soldi ed è inseguito dai due improbabili boss Ugo Conti e Gianni Ciardo e c'è perfino, nella seconda parte, un Lando Buzzanca cui non si rizza più: ha provato col Viagra, col sadomaso, non gli resta che chiedere aiuto al Giaguaro, che infine si deciderà a rivelare il suo segreto. Recitato male, questo tentativo di portare il “mito” del Piotta al cinema (ma lui si esibisce cantando unicamente “La mossa del giaguaro”) è il tipico esempio di mix tra musicarello moderno e commediaccia giovanilistica un po' come fu il JOLLY BLU con Max Pezzali. La differenza è che qui si rimesta consciamente nel trash con un compiacimento tutto romano per il cattivo gusto e il dolce far niente. Isabella Biagini contessa siliconata e Dario Ballantini (il Valentino di Striscia) tra i “guest”.
Film fatto tutto di fretta per sfruttare l'effimero successo del "bluff" del Piotta. Regia (?) affidata al noto attore Fassari (?) per una storia bicefela: da una parte si raccontano le "imprese" del Piotta e dell'altra uno pseudo poliziottesco, vero e proprio film a sè, probabilmente scritto dai Manetti, cosceneggiatori del film. E questa è l'unica parte che si salva. Per il resto una noia assoluta, Piotta è totalmente incapace di avere un barlume di recitazione. Si salvano i comprimari (Buzzanca, Ciardo).
Riesce ad essere sia insulso sia stupefacente. Nulla accade, se non che le donne son pazze per Piotta, benché parli per tremende rime baciate. La salvezza poteva essere l'ironia, difatti l'esistente granello di autoironia (Buzzanca, già Homo eroticus, compra il Viagra, in una scena copiata da Allen) funzionicchia. La scena col cane riscatta le peggiori alvarate. Mal recitato, tranne rari casi: Buzzanca e la Spugnini (un'amica della Belli in Profumo di donna), in tal compagnia, paiono Laughton e la Hepburn. Castastrofico.
MEMORABILE: L'unico sorrisetto: "Ma che? È la mancia quella?".
Davvero brutto questo tentativo di portare il successo del Piotta sul grande schermo. All'inizio qualcosa funziona: il citazionismo anni 70 e qualche trovata simpatica (i ragazzi stranieri che parlano romanesco) promettono bene, ma il film si ferma praticamente li. Poi c'è solo il Piotta, che forse non avrebbe sfigurato come caratterista in qualche film di Giraldi (anche lui citato) ma da solo non regge assolutamente la scena e una risibile trama Né serio né faceto, comunque mai divertente: evitabile.
MEMORABILE: Interessante solo scoprire alla fine cos'era questo "segreto del Giaguaro"!
D’accordo sfruttare un hit del momento per imbastirci un film (i “musicarelli”!), ma cosa è passato in testa al buon Fassari di dirigere questa farsa di nessun valore, lo sa solo lui. L’equivoco (durato un anno scarso) del “fenomeno deR Piotta” per una vicenda senza capo né coda e di una povertà disarmante, aggravata dalla pessima recitazione degli attori a partire - ma non è colpa sua - dal rapper romano. Pellicola a tratti grottesca, sicuramente di una noia interminabile.
Ne sentivo parlare da quando è uscito, per essere stato subito rimosso dalle sale dopo una tenitura da documentario cingalese con sottotitoli in urdu (tipo un paio di giorni). Ora, con tutta la simpatia per l'operazione, la vecchia passione per la scena hip hop romana, l'indulgenza per la dichiarata naïvetè (seh) della cosa, il risultato è francamente terìbbile. Siamo ampiamente sotto la soglia del film professionale, praticamente una cosa amatorial/oratoriale con i doppi sensi. Nello sfacelo, menzione per le "rime" der Piotta.
Commentare il film appare difficile in quanto la sua notevole pochezza appare evidente: privo di sviluppo narrativo, con uno Zanello ridicolo e un Buzzanca stereotipato all'inverosimile. Il trash regna sovrano con situazioni al limite dell'inverecondo. La Biagini, vecchia gloria del passato, mostra tutto il suo rifacimento. Vaccata cosmica.
Uno di quegli sfacciati tentativi volontari di fare un film trash che proprio per questo per definizione non possono entrare nella categoria trash. Piotta fa da copertina ma gli autori capiscono subito che non ha la naturalezza prevista e allora si tenta la strada della coralità, che però avrebbe bisogno di una regia decisamente più esperta e meno sciatta di quella di Fassari (non a caso alla prima e finora unica regia). Si susseguono scene scritte in fretta e furia, senza trovare interesse né spunti ironici, con un continuo citazionismo che rimane totalmente fine a sé stesso.
Va bene la necessità commerciale di sfruttare il successo effimero di Piotta, ma si poteva organizzare una cosa migliore di questa, soprattutto considerando i tanti attori e caratteristi coinvolti. Si tratta di una serie di gag (che non fanno mai ridere) tenute assieme in modo sconclusionato da una trama che lascia il tempo che trova. Regia un tanto al chilo, incongruenze narrative e confezione arrangiata ne fanno un prodotto molto misero. Si riconoscono molte citazioni degli anni '70, ma è davvero poca roba. Sorpassabile ad occhi chiusi.
MEMORABILE: Ciardo che parla in barese.
Lando Buzzanca HA RECITATO ANCHE IN...
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Ricordo bene quando è uscito. All'epoca ascoltavo molto hip hop, anche romano (Cor Veleno, Colle der fomento, etc.).
Rimase in sala un paio di giorni, non ho avuto nemmeno il tempo di organizzarmi.
Ora che l'ho visto, capisco perchè.
Tra l'altro, vorrei sottolineare che la pagina Wikipedia riporta questa nota:
"^ Marcel M.J. Davinotti jr su [1] Url visitato il 24/11/2012"
La classe non è acqua ^_^ Ah ah, fantastico! Tutta la mia stima per chi "ufficialmente" si prende la briga di tradurre i pensieri del Marcel direttamente dalla sua matita.
Peraltro, ci ripensavo prima, il concerto che fanno vedere nel film di Kurtis Blow sembra una cosa da primi anni 80, la musica, il look, i breakers. A un certo punto fa pure il mitico "Throw your hands in the air" di Sugarhilliana memoria.
E' vero che Kurtis viene da quel mondo là, Afrika Baambata, Melle Mel, Grandmaster Flash, però mi pare l'ennesimo inciampo del film pensare dei "rappers" del 2000 in fissa per un vecchio leone della old school.
O forse era un omaggio voluto.
O forse non c'era un altro rapper americano su piazza.
Mi dispiace.
Me la ricordo brillante e bravissima in tanti varietà anni '60 e '70 di quella Rai che in quegli anni toccò un' eccellenza qualitativa in seguito definitivamente persa.
Era un'ottima attrice, brava anche a cantare, a ballare e a presentare. Una showgirl completa che eccelleva sopratutto nelle imitazioni. Possedeva inoltre il talento di una comicità spontanea che altre primedonne che andavano per la maggiore non avevano.
Sicuramente sottovalutata dall'ambiente dello spettacolo, probabilmente il ruolo prevalente della (finta) oca giuliva che spesso interpretava nei suoi spettacoli ha "strozzato" le sue grandi potenzialità artistiche. Negli ultimi decenni era caduta ingiustamente nel dimenticatoio.
Una prece.