Un architetto riceve in eredità dal padre nazista (morto suicida in guerra) 4 miliardi di dollari, da destinare alle famiglie degli ebrei deportati 40 anni prima. Questo denaro però fa gola a molti neonazisti. Un intreccio ingarbugliato per un film di spionaggio in realtà abbastanza semplice, che usa tutti gli stereotipi del genere. La regia di Frankenheimer garantisce il ritmo e la qualità della confezione, Caine è simpatico come sempre. In definitiva è banale, ma godibile. Da vedere senza impegno.
Se dice spionaggio '70-'80, si legge Michael Caine, qui alle prese con una scottante eredità proveniente nientepopodimenoche dal terzo reich. L'ora e cinquanta di durata è leggermente abbondante, tuttavia l'impegno del cast è da lodare e pure quello del registra Frankenheimer.
Da un romanzo dello specialista Robert Ludlum, una spy story che passando da New York alla Svizzera e da Londra a Berlino, rende lo spettatore partecipe di un intreccio frenetico (ma meno complicato di quanto sembri) che parte da un'eredità proveniente dal Terzo Reich e si snoda attraverso una fitta rete di complotti, inganni e omicidi. La professionale regia di Frankenheimer e la consueta bravura di Michael Caine rivestono di credibilità una trama che rischia di sconfinare nella fantapolitica. Brutte le musiche, ma il film è piacevole.
La trama è ingarbuglia e anche un po' confusa, ma soprattutto inverosimile, come inverosimili e confusi sono svariati passaggi narrativi. A tenere su tutto però c'è il notevole mestiere di Frankenheimer, specialista in questo genere di film e nel creare tensione (si veda il capolavoro Black Sunday) e poi Michael Caine, sempre ottimo nel rendere il pacifico architetto che si trova coinvolto in un intrigo di spie e che sa diventare anche spietato (eredità del padre nazista?). Curiosa l'ambientazione nei bordelli della Berlino pre caduta del Muro.
Trio di nazisti lascia eredità miliardaria destinata congiuntamente ai figli perché riparino alle colpe dei padri, ma alcuni eredi hanno altri piani. Storia piuttosto inverosimile, con poco capo e troppe code. Se la realizzazione è efficace, grazie alla regia e al buon cast, l'interesse per le mille giravolte cala rapidamente, dato che sono per lo più implausibili. Tipico prodotto dell'epoca che sfrutta il carisma di Caine, qui idealista ingenuo costretto a misurarsi con un complotto internazionale. Modesto.
Un intreccio spionistico che origina dalla seconda guerra mondiale e riguarda l'eredità di un gerarca nazista. La "confezione" professionale è garantita dal nome del regista (peraltro non alla sua migliore prova); tuttavia la trama presenta dei risvolti non sempre plausibili e il ritmo talvolta tende a scemare. Michael Caine è bravo e carismatico come sempre ed è particolarmente a suo agio in questo tipo di ruoli. Gli altri attori lasciano poche tracce.
Prima di suicidarsi, un alto gerarca nazista dispone che il figlio molti anni dopo diventi co-gestore di una enorme somma depositata in una banca svizzera, da utilizzare a fini benefici. Ma si era veramente penitito? Trama complottista effettistica che risulta pasticciata a causa di troppe lacune e troppi personaggi solo abbozzati, resa tuttavia potabile dalla direzione di Frankenheimer che fa valere la sua energia anche in occasioni minori come questa. Nel cast, Caine a suo agio nel genere offre una prova professionale, poco incisivi Tennant e Andrews, sottoutilizzati gli altri.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Michael Caine: un uomo senza qualità", sabato 25 novembre 1989) di Il ritorno delle aquile: