Il Muto di Gallura - Film (2021)

Il Muto di Gallura

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La nostra recensione di Il Muto di Gallura

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Profondamente legato alla sua terra e a una delle sue leggende più note, IL MUTO DI GALLURA ci riporta indietro alla Sardegna di metà Ottocento. In un paesino della Gallura una futile questione riguardante una capra che ha forse sconfinato conduce due famiglie (i cui rispettivi figli avrebbero dovuto sposarsi a breve) a fronteggiarsi avviando un'interminabile scia di sangue che porterà le famiglie dei Vasa e dei Mamia a spararsi senza sosta lungo gli anni. Basta avventurarsi fuori dal paese che il rischio di una pallottola in fronte aumenta vertiginosamente.

Tra chi spara senza pietà (a cadere tra le prime vittime c'è pure un ragazzino) spicca Bastiano...Leggi tutto Tanzu, il "muto di Gallura", che nell'incipit avevamo visto come da bambino avessero tentato di "curare" invano con pratiche al limite dello stregonesco. Ma il giovane è muto dalla nascita e tale resta, quasi una sfinge che col suo fucile a canna lunga colpisce come gli altri, senza pensare al dolore che ogni colpo arreca. Se è infatti vero che il suo nome è rimasto fino ad oggi indelebile nella storia regionale, non si può dire che nel film troppo si distingua rispetto a chi - come lui ma dall'altra parte della barricata - non si fa scrupoli nel prendere di mira il "nemico".

Una faida feroce alla quale nemmeno il prete del paese può mettere fine e che di fatto si protrae per l'intera durata senza variazioni di rilievo, con l'aggiunta di rari scampoli romantici durante i quali Bastiano incontra una ragazza appartenente alla famiglia avversa come a dimostrare quanto l'amore possa superare ogni barriera. In un dramma che si allunga come una cupa ombra tra i bei paesaggi sardi per una volta lontani dalle magnifiche acque che il cinema di norma porta in scena quando si sposta in quelle zone, Matteo Fresi racconta la sua storia avvalendosi di un buon cast che si sposa al meglio con l'ambiente circostante.

L'utilizzo praticamente incessante del dialetto locale - che quando è così stretto si fa lingua autonoma perlopiù incomprensibile - costringe a servirsi dei sottotitoli immergendoci in un clima che purtroppo la fotografia scelta fatica a legare a un'epoca tanto lontana. Il budget ristretto limita le possibilità e spesso l'impressione che si ha è quella di un prodotto indipendente poco concorrenziale (anche a livello di coinvolgimento) col cinema di oggi. I dialoghi sono per forza di cose impostati piuttosto elementarmente, non esiste tensione e si privilegia il tratteggio dei singoli personaggi che tuttavia finiscono per confondersi a causa del loro identico, rozzo modo di intendere la vita. Il muto di Gallura nel gruppo non spicca come ci si potrebbe aspettare, e per quanto Andrea Arcangeli riesca a restituirne una caratterizzazione coerente, non appare né particolarmente espressivo né in grado di guadagnarsi lo spazio che meriterebbe.

Accurato il lavoro sulla colonna sonora, con l'utilizzo di musiche e strumenti facilmente associabili alla tradizione sarda. E' insomma evidente l'autenticità del prodotto, ma guardando alla mera godibilità dello stesso non ci si può dire troppo soddisfatti. Per l'assenza di snodi che riescano a dare varietà alla storia, per l'approccio fin troppo freddo e distaccato e per una ripetitività di fondo che, alternando gli agguati delle due parti, li riduce a mere esecuzioni in cui qualcuno imbraccia il fucile e di lontano spara ottenendo dall'altra l'immediato accasciamento della vittima.

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Tutti i commenti e le recensioni di Il Muto di Gallura

TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/01/23 DAL BENEMERITO REEVES POI DAVINOTTATO IL GIORNO 27/09/23
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Reeves 8/01/23 08:38 - 2950 commenti

I gusti di Reeves

Negli ultimi anni dell'Ottocento una faida di paese porta a un numero elevato di vittime e a un odio senza fine. Una sorta di western sardo, con pochissimi dialoghi e interpreti che si esprimono con suoni gutturali e sguardi. Un esperimento difficile, che affida alle capacità recitative degli attori tutta la forza del racconto. Il tiratore invincibile comunque finisce per affascinare e il finale non è scontato.

Gugly 22/03/25 23:05 - 1218 commenti

I gusti di Gugly

Rievocazione di una storia/leggenda locale, allo stesso tempo racconto per immagini della canzone "Disamistade" di Fabrizio de André, storia di una faida eterna che non risparmia nessuno; il film regge bene nella prima parte mostrando in paesaggi naturali poco noti l'assurdità di un codice solo apparentemente antico e la nascita del "brigante leggendario", deraglia poi in negativo con la storia d'amore telefonata tra il protagonista e una ragazza fornita di un'acconciatura improbabilmente moderna (capelli scalati e meches!); finale speculare all'inizio, le leggi non scritte sono sacre.

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