I segni del cuore - Film (2021)

Dove manca Dio provvede, dice un vecchio adagio: la giovane Ruby è infatti l'unica a possedere la favella in una famiglia di sordomuti e, quando capisce di saper cantare, sogna di trasmettere a gran voce al mondo intero le proprie emozioni. Film con qualche lungaggine di troppo che tuttavia non può fare a meno di scaldare il cuore principalmente per la dolcezza della protagonista (una bravissima Jones), interiormente tormentata e divisa tra l'amore per la musica che potrebbe allontanarla da casa e l'attaccamento ai suoi; intensi i brani eseguiti, finale prevedibile ma coerente.

Nonostante sia il remake di una pellicola francese di qualche tempo addietro, il film brilla per candidezza e piacevolezza sceneggiativa, con una protagonista perfetta e il tris di attori sordi (compreso di una rediviva Matlin), perfettamente in parte. Vicenda indubbiamente emozionale ed emotivamente solida e che ha l'abile potere di lanciare un grande messaggio di positività, Giusto il premio come miglior film.

Nonostante qualche cambio rispetto all'originale (dall'ambientazione rurale si passa a una cittadina che vive di pesca, il personaggio del fratello è qui più grande) rispecchia quasi pedissequamente le scene madri non aggiungendo alcunchè di veramente memorabile. Rimangono la potenza del messaggio sulla diversità e la bravura del cast (qui composto da attori senza udito). Di impatto la versione di Joni Mitchell ma "Je vole" era di un altro livello, pure per la coerenza all'interno della storia. Inferiore anche per la mancanza di momenti comici che ravvivavano l'originale. Non male.

Gradevole, ben interpretato, mette di buon umore perché sa trattare in chiave leggera temi seri. Non c'è da gridare al capolavoro ma il film lascia buone impressioni, anche per la bella interpretazione di un cast affiatato, in cui oltre alla brava protagonista spiccano i componenti della famiglia: caratterizzazioni che rimangono impresse per naturalezza delle espressioni e carisma. La regia è leggermente incolore, ma poco importa perché arrivati ai titoli di coda si ha una generale sensazione di appagamento.

Liceale cerca di ottenere una borsa di studio col canto. Storia di buoni sentimenti tra l'adolescenza che sboccia e l'unione familiare come necessità. Vengono evitati il patetismo, le derive drammatiche e l'enfasi romantica, anche se in alcuni passaggi il film appare scontato. La sordità è affrontata sia con qualche giusto tono colorito che con estrema delicatezza e intensità. La relazione adolescenziale è fresca ma telefonata (come le dinamiche in stile Flashdance) e si preferiscono i momenti in cui la protagonista elabora i cambiamenti della sua vita in maniera autonoma.

Ancora un remake USA di un successo europeo, in questo caso una commedia francese a carattere edificante, simpatica ma non eccezionale, su una ragazza vocalmente molto dotata che si trova a scegliere tra la possibilità di continuare gli studi e quella di rimanere accanto alla famiglia della quale è stata sempre portavoce essendo l'unica componente non sorda-muta. La trama  oriiginaria è rispettata, a parte la sostituzione della pesca invece dell'agricoltura come attività familiare, mentre la gradevolezza è garantita dalla scelta di hit collaudate nella ost. Buone le prove del cast.

Eludendo ancora una volta l'esoterico mistero del "perché di un remake", il film di Heder, oltre che testimoniare l'effimera e un (bel) po' ipocrita cavillosità degli Oscar, lavora soprattutto sul limare la rusticità dell'originale francese, sostituendo innanzitutto la comunità dei pescatori alla "formaggeria" Bélier coi suoi derivati baracconari di politica populista. Altro cambio, più pregnante sul piano narrativo, è nel personaggio, più adulto, del fratello, teso a render maggiormente congruente il contesto relazionale. Per il resto altra brutta copia dello schema Billy Elliot.

Un film con alcune qualità, legate al particolare contesto della famiglia di sordomuti e alle sincere motivazioni della protagonista, che non riescono però a trovare adeguato sviluppo nell'intera durata della pellicola. I dialoghi a gesti e i modi naif della famiglia sono simpatici, spontanei ma non ti portano alla fine a grandi risulati. I due giovani se la cavano, il lago è il loro posto ideale ma il vero catalizzatore diventa il maestro di musica. Purtroppo anche in questo caso il senso di déjà vu prende il soipravvento e la sceneggiatura pare non voler osare più di tanto.

Una commedia francese già di per sé non trascendentale dà origine a una versione americana che cambia alcune cose ma non lo spirito di fondo della pellicola, che comunque “guadagna” qualcosa in termini di simpatia umana dei protagonisti. La giovane interprete del personaggio principale, unica udente della famiglia, è autrice di un'ottima prova, oltre che di una buona performance vocale che consente di alzare di mezzo punto il voto complessivo.

Pellicola premiata con l'Oscar: unica udente di una famiglia di sordomuti ha l'ambizione del canto. Commedia con buoni ritmi e leggera che racconta in modo alquanto perspicace e convincente i problemi di persone affette da una disabilità ad essere "accettate" nel contesto sociale. Il repertorio musicale, purtroppo, non è indimenticabile. Convincente il cast. Discreta la fotografia.